Doglands. Storia di un cane che corre nel vento

Da Atlantidekids @Atlantidekids

«Per la prima volta nella vita, Furgul corse sul serio. Ebbe l’impressione di poter correre per sempre. E da qualche parte, in quella folata di vento, come se un fantasma avesse bisbigliato alle orecchie della sua anima, sentì il richiamo delle Doglands. Tu sei il cane che corre nell’oscurità, disse il vento».

Furgul è un incrocio tra una campionessa e un fuorilegge, è un greyhound solo per poche pagine, si scopre invece un cane destinato a sfidare una sorte che crudelmente ha voluto nascesse in uno di peggiori posti che a un cane possa capitare: Dedbone’s Hole, un capo d’addestramento/prigionia per cani da corsa. La madre di Furgul, cosciente della sorte che attende i suoi cuccioli, gli spiega come fuggire prima che sia troppo tardi; ai cani privi di tutti i requisiti della razza, infatti, il padrone riserva una crudelissima morte. Qualcosa però va storto e Furgul si ritrova ad affrontare gli abissi di una caverna assieme alle sue sorelline. Incomincia con questi concitati fatti la storia di Furgul; una storia complessa, articolata e appassionante che è molto difficile riassumere; non le si renderebbe il giusto merito.

Improbabile anche procedere per sensazioni, perché questa è una di quelle storie in cui è molto difficile trovare due lettori che reagiscano allo stesso modo.  Mi muoverò quindi nel rassicurante campo della critica, forte del fatto che ogni opinione resta tale, anche se circostanziata.

Il volume è diviso in tre parti. Le prime due ruotano attorno a una storia che è perlopiù personale. Nella terza parte il racconto diviene corale per voci, struttura ed evoluzione. Nella prima parte ogni capitolo ha un titolo che è un luogo; a leggerne di seguito i titoli è come intuire il percorso che segue la storia: Il campo è il luogo della sofferenza e della prigionia; lo scatolone quello della paura e della claustrofobica certezza del pericolo; La caverna è un luogo di terrore ma anche mistico; dentro di essa si svolgono morte e salvezza, coraggio e rivelazione; Il fiume è la turbolenta strada che trascina verso un futuro altro e sconosciuto, forse libero.

La consistente parte centrale apre lo sguardo su numerosi protagonisti, animali e non, per, infine, concludersi in una fase che è concitata molto più di quanto ci si aspetti per una finale.

Ogni personaggio ha una propria personalità sebbene alcuni di essi risentano dell’eccessiva caratterizzazione che, da una parte iniziale in cui sono certamente interessanti, passano a un’esasperata dovizia di accadimenti da ridurli a macchiette non originali (penso soprattutto a Skyver, cagnetto spelacchiato, pulcioso, vile ma fedele ai propri amici al contempo, che mal cela la propria paura dietro escamotage e battute). Molto più riuscito e combattuto il quadro che Willocks fa di Dervla, pastore tedesco femmina che accorda alla forza e al coraggio della propria razza l’insicurezza e l’instabilità causata dalla crudeltà degli uomini. E qui tocchiamo il punto assai dolente di questo bel romanzo d’avventura, di questa epopea canina che tanto, e positivamente, ricorda La collina dei conigli o La fattoria degli animali. Non mi sono mai piaciute, infatti, le qualità ottenute per contrapposizione: non credo fosse necessario attribuire a tutti i protagonisti umani (tranne la Jodi, troppo perfetta per essere vera, e infatti capace di comunicare con i cani, quindi con un animo canino più che umano) vizi, affinché quelli animali godano delle virtù. Mi sembra troppo semplice e ritengo che sia una soluzione che svilisce una complessità strutturale invece molto solida ed entusiasmante. Ho avuto solo un tentennamento durante la lettura che ho superato però agevolmente: alcuni luoghi comuni (che i centri commerciali siano covi in cui si rintanano i mali della società, per esempio) stonano sulle labbra, o musi che dir si voglia, di questi cani che sminuiscono il loro fascino ferino per perdersi in banali considerazioni tutte umane.

Molto coinvolgenti, e anche solo per queste ragioni non rinuncerei alla lettura di questo romanzo, sono invece le pagine in cui il racconto del mito insinua interrogativi e infonde speranza e tutti i momenti (e sono numerosi) in cui Furgul si trova suo malgrado a essere lacerato da domande, paure, incertezze; esse giustificano la costruzione di un carattere e di una storia sfaccettata, mai scontata, con lati bui che illuminano la chiarezza della generosità, dell’amicizia, dell’amore.

Titolo: Doglands. Storia di un cane che corre nel vento
Autore: Tim Willocks
Editore: Sonda
Dati: 2012, 224 pp., 14,00 €


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