La proiezione del film Dolares de arena, in concorso al Festival internazionale del film di Roma, è prevista per le 19,30 in sala Petrassi. La sala si va riempiendo lentamente e alla 19,30 ancora arrivano persone alla spicciolata. Intanto il tempo passa e - come spesso accade in questi casi - il pubblico rumoreggia per incitare l'inizio del film. Ma sono le 20 e ancora non accade nulla. Un messaggio in altoparlante si scusa per il ritardo. La gente comincia a innervosirsi, qualcuno si alza in piedi e suggerisce di chiedere il rimborso del biglietto, qualcun altro propone di uscire in massa dalla sala. Una delle persone addette alla sala discute con un signore seduto accanto a me e dice: "Stiamo aspettando la delegazione del film. Voi non sapete cosa è successo!". Al che un po' di gente comincia a chiedere: "Ma cosa è successo?". E l'omino: "C'è la partita della Roma!".
La vicenda diventa quasi surreale...
Alla fine la delegazione - che ho immaginato bloccata nel traffico romano a causa della partita - arriva più o meno alle 20,20. Il pubblico fischia e fa "buuu" mentre attori e registi vengono presentati. E io penso che 'sti poveracci non stanno capendo in che mondo si ritrovano, costretti a subire la rabbia - anche giusta - delle persone per un'organizzazione che certamente non eccelle.
Insomma, mi viene da pensare, noi italiani (e i romani in particolare) non ce la possiamo fare.
Fine della storiella. Passiamo al film.
Il film è interessante. Siamo ai Caraibi. Cieli drammatici e spettacolari, mare onnipresente e dai mille umori, foreste verdissime, piccoli paesi in cui la povertà e l'assenza di prospettive sembra affogata in nottate di balli e canti caraibici, alberghi extralusso per ricchi occidentali che cercano ai Caraibi una seconda possibilità di vita dopo la pensione.
Questa è la storia di Noeli (Yanet Mojica), giovanissima dominicana che vive facendo da accompagnatrice a questi ricchi occidentali e finge che il suo ragazzo sia in realtà suo fratello. In particolare la ragazza frequenta da circa tre anni Anne, una donna anziana (Geraldine Chaplin), che è innamorata di lei e vorrebbe portarla con sé in Europa.
I registi, Laura Amelia Guzman Conde e Israel Cardenas, sembrano portare sullo schermo l'irriducibilità di questi due mondi e la loro sostanziale incomunicabilità, che solo in particolari circostanze viene superata dall'umana e universale propensione ad affezionarsi a chi in qualche modo si prende cura di noi. Perché in fondo Noeli si prende cura di Anne almeno tanto quanto (seppure in modo diverso) Anne si prende cura di Noeli.
Di Anne non sappiamo molto e tante cose restano senza risposta: il perché suo figlio non le voglia parlare, il motivo per cui ha deciso di lasciare la Francia, i rapporti con gli occidentali che frequenta sull'isola. Sappiamo solo che Anne crede veramente - o forse vuole credere - nell'amore di Noeli e a questa giovane donna si aggrappa per trovare ancora una gioia forse perduta da tempo.
Noeli è anch'esso un personaggio sfuggente. Evidentemente mossa prima di tutto dai bisogni materiali che prendono il sopravvento sui sentimenti di affetto e di lealtà verso il mondo circostante. Anche lei però un personaggio dolente, divisa tra un fidanzato che accetta che lei si prostituisca e che - pur forse amandola - la sfrutta e una donna che sembra disposta a darle qualunque cosa in cambio del suo amore.
Anne e Noeli rappresentano due mondi che non si incontreranno mai, ciascuno costretto a fare i conti con i propri limiti, quello occidentale con la sua ricchezza decadente e triste, quello caraibico con i suoi suoni e i suoi colori che nascondono l'assenza della speranza.
Voto: 3/5