di Simone Provenzano
Dolore e psicologia.
Dov’è il dolore, là il suolo è sacro.
Disse Oscar Wilde! Mica facile però!
Dipende dai momenti. Da come stiamo. Da come reagiamo.
E poi esistono quei periodi in cui grandina ogni giorno. E c’è chi, particolarmente stolto, si ritrova a prendere a cannonate il cielo per farlo smettere. Con l’unico risultato di aggiungere alla grandine le pietre.
Qui in altum mittit lapidem, super caput eius cadet.
Non sempre ciò che ci succede può essere contrastato. Non sempre, l’azione ed il movimento, sono la risposta corretta o più utile.
Esistono momenti che richiedono pazienza. Momenti in cui agire significa allontanarsi da ciò che sta succedendo. Scappare.
In questo modo facciamo valere la vecchia regola del chiodo schiaccia chiodo. Ma non sempre è la cosa migliore. Esistono dolori che non è giusto scansare. Esistono situazioni che vanno vissute nella loro interezza. Soffrendo.
In realtà non sta scritto da nessuna parte che dobbiamo essere sempre felici. Per i giusti motivi possiamo essere tristi, possiamo soffrire. Allontanare la sofferenza da noi in modo meccanico, sostituendo nuovi stimoli ai dolori del presente, come chiodo che schiaccia chiodo, non ci permette di crescere. È come il bambino, che per non vedere una cosa che lo spaventa, si tappa gli occhi con le mani. In quel momento è convinto che non ci sia più niente davanti, e così noi con alcuni problemi, alcuni dolori. Non sarà non guardandoli che spariranno. Non è ignorandoli che li risolveremo.
Il silenzio del dolore è un’accusa a noi stessi.
Ogni cosa ha un proprio tempo. Così come per digerire un pasto servono un paio d’ore, così alle sofferenze serve il giusto tempo per essere digerite.
Non si può sempre scappare dal dolore.
Le ferite, anche quelle che ci possono sembrare più superficiali, possono lasciare un segno importante. Immaginatevi un taglietto che non viene disinfettato e che non curiamo in nessun modo. Lentamente ci ritroveremo a fare i conti con una piccola infezione. Immaginate di continuare a non voler vedere quella ferita, ad ignorarla. Immaginate quanto grave può diventare un piccolo taglietto se facciamo finta di niente, se lo ignoriamo, se non lo disinfettiamo per paura di provare quel poco dolore sotto forma di bruciore causato dall’acqua ossigenata.
Questo fanno i dolori dell’anima quando vengono ignorati, riempiono la mente.
Vi lascio con un pensiero di Jim Butcher, autore molto particolare, che cavalca un genere fantasy dal colore giallo in stile hard boiled:
Il dolore è parte della vita. A volte è una parte grande, e a volte no, ma in entrambi i casi, è una parte del grande puzzle, della musica profonda, del grande gioco. Il dolore fa due cose: Ti insegna, ti dice che sei vivo. Poi passa e ti lascia cambiato. E ti lascia più saggio, a volte. In alcuni casi ti lascia più forte. In entrambe le circostanze, il dolore lascia il segno, e tutto ciò che di importante potrà mai accadere nella tua vita lo comporterà in un modo o nell’altro.
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