Domande e risposte: il controsterzo associato ai movimenti del corpo

Da Motovita

Domanda

Ciao Luca, ti pongo questo quesito prendendo spunto da:
Domande e risposte del 14/11/2015: Delucidazioni sulla tecnica di guida del controsterzo

Alla 2° domanda del lettore sloveno ultimo capoverso leggo:
“Ricapitolando la domanda e’ questa: agisco sul controsterzo solo la prima volta, per innescare la curvatura oppure si può’ fare anche già in curva, inclinati, e per togliersi fuori dai guai?che sembra abbia compreso la tecnica del controsterzo”.

Dai la seguente risposta conclusiva:
“Lo step successivo consiste nell’accompagnare il controsterzo con i movimenti del corpo. Non è necessario nella guida stradale rilassata, ma diventa importante quando si guida in maniera allegra. Eventualmente ne riparleremo quando ti sentirai perfettamente padrone del controsterzo. Bisogna procedere per gradi. Non puoi usare il corpo per governare la moto se prima non capisci il controsterzo. Sarebbe come voler risolvere un’equazione senza conoscere le tabelline”.

Da curioso quale sono, ancorché non abbia nessuna idea di destreggiarmi a velocità poco rilassate, ammesso che la tecnica del controsterzo sia del tutto assimilata, vorrei che tu mi illuminassi sul quando, dove e come intervenire con movimenti del corpo associati al controsterzo.
Con viva cordialità
(nome rimosso)

Risposta

Bentrovato (nome rimosso)!
Mi auguro che il nuovo anno sia iniziato serenamente per te e per i tuoi cari.

Riguardo al controsterzo immagino che tu sia oramai completamente ferrato. Hai dunque compreso che lo si utilizza per entrare in curva, per stringere o allargare la traiettoria, per mantenere una determinata linea di percorrenza quando capita di frenare a moto piegata.

La tua curiosità circa i movimenti corporei in sella ci accompagna nel mondo dei cosiddetti “smanettoni”. Diciamo pure che io non ritengo necessario ricorrere ai movimenti del corpo quando l’andatura è prudente e rilassata. Ne faccio uso soprattutto quando guido su fondi viscidi per controbilanciare il mezzo ed evitare che una piccola perdita di aderenza possa generare una caduta. Immagina per esempio di dover compiere una svolta sui sampietrini umidi della città.


Ma quello che vuoi sapere tu riguarda soprattutto la velocità. Dunque, quando si vuole andare forte si rende necessario ricorrere ai movimenti corporei in quanto si finirebbe diversamente per rallentare e ostacolare le dinamiche del veicolo. Immagina di voler entrare in curva in maniera fulminea, oppure di effettuare una rapida ESSE. E’ logico che devi seguire i piegamenti repentini della moto, sennò con la tua rigidità corporea vai a rallentarne le reazioni e rischi addirittura di perderne il controllo.

Quando si accelera aggressivamente uscendo da una curva la moto tende a sottosterzare, ossia allarga la traiettoria, così puoi tenerla a bada applicando il controsterzo unitamente allo spostamento del peso corporeo verso l’interno della curva. Inoltre muovendo il baricentro del sistema moto-pilota verso l’interno si ottiene un’inclinazione inferiore a parità di velocità.

Ho scritto un articolo che tratta esattamente questo argomento; se vuoi leggerlo, eccolo:
Perché i piloti di velocità sporgono dalla moto e mettono il ginocchio a terra.

Gli “smanettoni” ti diranno che loro buttano giù la moto in curva, intendendo con questa colorita espressione il fatto che spostano il peso del corpo verso l’interno per velocizzare e ottimizzare l’entrata in curva nonché la percorrenza e l’uscita. La maggior parte di loro non sono consapevoli del controsterzo, tuttavia lo esercitano in maniera intuitiva. Il problema nasce quando si rende necessario farvi ricorso in modo consapevole per evitare un ostacolo o per correggere una traiettoria errata.

Sinceramente sconsiglio ai miei lettori di adottare tale stile di guida in strada. Lo si può fare in un’ottica di ottimizzazione della guida purché lo scopo non sia quello di raggiungere la velocità massima in curva. Lo sporgersi eccessivamente dal veicolo non è compatibile con un’eventuale frenata di emergenza, a maggior ragione se la moto è già di suo molto inclinata. In strada è meglio guidare mantenendo sempre un certo margine di sicurezza.


Comunque si tratta fondamentalmente di muovere il busto partendo dalla pressione della punta del piede sulla pedana interna. Se la curva è a destra andrai a spingere con il piede sulla pedana destra alleggerendo il fondoschiena e facendolo scivolare lateralmente. Simultaneamente andrai a spostare anche le spalle nello stesso senso mantenendo la schiena dritta ed evitando di irrigidire le braccia. Lo scopo non deve essere quello di rimanere appeso alla moto, quindi tutto ciò andrebbe fatto mantenendosi rilassati.

I più sportivi allargano il ginocchio interno avvicinandolo all’asfalto. Per poterlo fare si rende necessario appoggiare solamente le punte dei piedi sulle pedane. Quindi si esercita la pressione sulla pedana interna, si alza il tallone e lo si fa ruotare in maniera tale da favorire l’apertura della coscia.

Queste manovre corporee vanno sincronizzate con l’applicazione del controsterzo. Sembra complicato a parole, ma nella pratica risulta essere abbastanza intuitivo.
Può essere divertente da utilizzare sulle strade di montagna, ma ribadisco che il fine dovrebbe essere quello di sentirsi un tutt’uno con la moto e non la ricerca delle prestazioni massime. Quando si è completamente piegati basta un sassolino per innescare una perdita di aderenza da parte di uno pneumatico.

Io per esempio limito i miei movimenti corporei alla parte alta del busto (torace, spalle). Non allargo il ginocchio in quanto avverto l’esigenza di mantenere il piede destro pronto ad agire sulla leva del freno. Questi movimenti molto basilari rendono la guida più precisa e spassosa anche laddove la velocità è tendenzialmente moderata.

Trovo addirittura sbagliato spostare il fondoschiena fino a perdere parzialmente il contatto con la sella. Il concetto è sempre lo stesso: se dovesse presentarsi un imprevisto quella non è certamente la posizione di guida più idonea per affrontarlo.

Teniamo poi presente che a velocità davvero elevate l’effetto giroscopico rende la moto estremamente stabile, pertanto i movimenti corporei diventano essenziali per innescare lo squilibrio che porta il mezzo ad inclinarsi. In questi casi si può realmente parlare di “buttare giù la moto”, ma ci stiamo riferendo a velocità che vanno dall’autostradale in su.

Mi auguro di essere stato sufficientemente chiaro ed esaustivo.

Buona serata!
Luca

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