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domani 17 dicembre 2011 saremo in Campidoglio contro la violenza sulle Sex Workers e poi all 'AraPacis a celebrare i 40 anni del "movimento"

Da Albamontori @albamontori
 Solo che il "movimento omosessuale" insisto a dire ancora che non esiste, se come tale si vuole indicare una vasta compagine ORGANIZZATA di persone stratificate in tutti i livelli della società, che propugnino gli stessi ideali e lottino convintamente assieme tutti i giorni e in ogni occasione della vita civile per la loro affermazione.
Ma se invece si vuole intendere come "movimento omosessuale" gruppi  diversificati di persone che si accomunino per stili e condizioni di vita simili, più o meno organizzati per ottenere che tali stili di vita vengano parificati a quelli tradizionalmente  riconosciuti  moralmente e socialmente, esso esiste  e si muove, anzi si agita moltissimo.
Perché ogni gruppo, a cominciare dal leader, cerca di primeggiare per visibilità, più che per risultati, e trova enormemente difficile  riuscire a muoversi assieme ad altri, quasi ne venisse offuscato, marginalizzato, discriminando di fatto con enorme facilità chiunque, singolo o gruppo, non si faccia in qualche modo omologare, ma cerchi di esprimere le proprie legittimissime idee e istanze liberamente.
Questa differenza non di poco conto è secondo me la vera ragione per cui a distanza di quarant'anni, anzi ormai quarantuno almeno a Roma, dalle prime riunioni semiclandestine il "Movimento di liberazione sessuale e omosessuale" è ancora diviso e continua a dividersi in una miriade di sigle gruppi, gruppetti e coordinamenti, ricchi e poveri, fruitori/frequentatori di locali-ghetto e sfruttatori di un target- ghetto e ghettizzante estremamente appetitoso, teorizzatori di lotte civiche per stili di vita familiare alternativa e opposta al modello etero, di famiglia omoprocreativa equiparata a quella eteroprocreativa, o semplici consumatori di sesso di tutti i generi senza complicazioni di sorta. Continua a dibattersi e a contendersi tra relativamente pochi, omolesbotrans per semplificare, quei diritti negati nei fatti,di esistenza, rispetto e felicità anche nell'espressione della propria sessualità, che dovrebbe invece assieme a tutti, anche a gli etero, rivendicare allo Stato e alla società italiana. Rinchiudendosi sempre più con le proprie stesse mani in un ghetto, non solo fisico ( quello dei locali target) che può essere temporaneo, ma in quello mentale e umano totalizzante di comunicare sempre più solo con suoi simili omo escludendo tutti gli altri, il risultato obbligato è purtroppo l'estraniarsi da un confronto sociale costante, col dividere tutta la società in amici ( uguali/simili a sé)  e nemici ( opposti/diversi da sé).
Ma ogniqualvolta si viene in contatto ( e non è pensabile che ciò non avvenga mai)  l'ignoranza coltivata l'uno dell'altro genera la paura reciproca, con conseguenti comportamenti di rifiuto anche estremamente violento, fobia. Naturalmente questo si può applicare a tutti i gruppi sociali  considerati "diversi" per stile di vita, non solo ai cosiddetti LGBTIE ( continuo a detestare tali acronimi ma nel nostro linguaggio ancora siamo costretti per farci capire ad usarli), ma la cosa interessante è a mio avviso che sono tutti, ciascuno a suo modo, oggetto di proibizionismo.
Perciò è evidente che battersi in tutti i modi possibili contro tutte la forme di proibizionismo, a cominciare da quello della conoscenza e dell'esperienza,  in nome della libertà/responsabilità di scelta consapevole individuale sia una sorta di imperativo civile assolutamente categorico, per chiunque voglia veramente impegnarsi a trasformare questa nostra globale associazione di fatto di individui della specie umana ( e non solo) in una vera, socievole, libera e felice società .
 Ma torno alle storie di più di quarant'anni fa, agli albori del cosiddetto "movimento GLBT italiano", perché c'ero, di persona e non per sentito dire, con molti amici, parecchi che non ci sono più, e qualche nemico che mi detestava, già allora, come è normale, forse perchè ho sempre avuto la passione per le azioni concrete più che per i palcoscenici, che è rimasto e forse ha cambiato atteggiamento.
 Le questioni di preminenza, come di primogenitura tra Roma e Milano/Torino, per le lotte frocie ( lasciatemele chiamare col loro vero nome) sono nate già all'indomani di Stonewell nel 1970 in Italia, anzi sono nate assieme alle prime riunioni, e si ripresentano a scadenza pressoché quinquennale; un po' come la storia delle autogestioni studentesche a scadenza novembrina...
Il fatto è che ci son troppe primedonne e ci son sempre state, ma bisognerebbe da sempre che la piantassero di sgomitare per essere sotto i riflettori per iniziative di pura visibilità e scarsa sostanza. Pare sia sempre più difficile, ormai da anni è un classico, tra Roma e Roma , tra Mi e MI eccetera ... adorano farlo anche, secondo me, ed è certo una vera manna per chi ci vuol male con la grancassa dei media.
Mi duole dirlo ma evidentemente i froci, le lesbiche i/le trans hanno ormai raggiunto la parità da tempo, nell'ottusità purtroppo.
Abbiamo deciso con Claudio che dovevamo esserci domani all'AraPacis.
 Anche se non siamo tra i relatori nella locandina nel 1970 eravamo tra quelli che hanno fondato a Roma ciò che ha permesso al nostro caro  Angelo di far nascere il FUORI nel 71, e a noi non interessano i riflettori, ma i risultati di civiltà, per tutt**.
Alba Montori<a href="http://www.facebook.com/people/Alba-Montori/725928608">Profilo Facebook di Alba Montori</a>

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