Domenica 25 dicembre 1960 (Radio)

Creato il 25 dicembre 2010 da Cbneas1968

PROGRAMMA NAZIONALE
6,30 BOLLETTINO DEL TEMPO SUI MARI ITALIANI
6,35 VOCI D'ITALIANI ALL'ESTERO
Saluti degli emigrati alle famiglie
7,15 ALMANACCO - PREVISIONI DEL TEMPO
7,20 MUSICA PER ORCHESTRA D'ARCHI
7,30 MATTUTINO
giornalino dell'ottimismo
(Motta)
7,40 CULTO EVANGELICO
8,00 SEGNALE ORARIO - GIORNALE RADIO
- SUI GIORNALI DI STAMANE, rassegna della stampa italiana in collaborazione con l'A.N.S.A. - PREVISIONI DEL TEMPO - BOLLETTINO METEOROLOGICO
8,30 VITA NEI CAMPI
Per la Sardegna:
8,30 PER GLI AGRICOLTORI SARDI
9,00 MUSICA RELIGIOSA, a cura di Domenico Bartolucci
9,30 SANTA MESSA, in collegamento con la Radio Vaticana con breve commento liturgico del Padre Francesco Pellegrino
10,00 LETTURA E SPIEGAZIONE DEL VANGELO, a cura di Mons. Clemente Ciattaglia
10,15 DAL MONDO CATTOLICO
10,30 CANTI POPOLARI ISPIRATI AL NATALE
10,45 TRASMISSIONE PER LE FORZE ARMATE
Sala convegno, rivista di Sergio D'Ottavi, presentata da Corrado
Per Trieste:
9,30 - 11,15 TRASMISSIONI LOCALI
11,30 MUSICA PER ARCHI
11,55 Dalla loggia esterna della Basilica di San Pietro
MESSAGGIO AUGURALE DI SUA SANTITA' GIOVANNI XXIII E BENEDIZIONE URBI ET ORBI
12,15 PARLA IL PROGRAMMISTA
12,20 ALBUM MUSICALE
Negli intervalli comunicati commerciali
12,55 1,2,3... VIA !
(Pasta Barilla)
13,00 SEGNALE ORARIO - GIORNALE RADIO - PREVISIONI DEL TEMPO
CARILLON
(Manetti & Roberts)
ZIG - ZAG
LANTERNE E LUCCIOLE
Punti di vista del Cavalier Fantasio
(G. B. Pezziol)
13,30 L'ANTIDISCOBOLO
a cura di Tullio Formosa
14,00 GIORNALE RADIO
14,15 LE CANZONI DEL NATALE
14,30 LE INTERPRETAZIONI DI ANNA MOFFO
(Esclusi Friuli - Venezia Giulia, Lombardia, Marche e Sardegna che trasmettono programmi regionali)
15,00 VAN WOOD E IL SUO COMPLESSO
15,15 TUTTO IL CALCIO MINUTO PER MINUTO
Cronache e resoconti in collegamento con i campi di serie A
(Stock)
16,45 ORCHESTRE DIRETTE DA TED HEATH E FRANCIS BAY
17,15 CONCERTO SINFONICO
diretto da ANDRE' CLUYTENS
Beethoven: Sinfonia n. 7 in LA op. 92 - Ravel: a) LA VALSE, poema coreografico per orchestra - b) BOLERO
Orchestra Sinfonica di Torino della Radiotelevisione Italiana
18,30 LETTERE E DIARI DI NATALE
a cura di Anna Bujatti
19,00 INCONTRO ROMA - LONDRA
Domande e risposte fra inglesi e italiani
19,30 LA GIORNATA SPORTIVA
20,00 CHA CHA CHA E CALYPSO
Negli intervalli comunicati commerciali
20,25 UNA CANZONE AL GIORNO
(Antonetto)
Per la Sardegna
20,00 ALBUM MUSICALE E GAZZETTINO SARDO
Per la Sicilia
20,00 SICILIA SPORT
Per il Friuli - Venezia Giulia
20,00 - 20,15 GAZZETTINO GIULIANO - LE CRONACHE E I RISULTATI DELLA DOMENICA SPORTIVA
20,30 SEGNALE ORARIO - GIORNALE RADIO
20,55 UN ANNO, UN MESE, UN GIORNO
RADIOTELEFORTUNA 1961
21,00 Umoristi italiani
AUTORITRATTO DI MARCELLO MARCHESI
Orchestra diretta da Carlo Esposito
Compagnia del Teatro Comico Musicale di Roma della Radiotelevisione Italiana
Regia di Nino Meloni
(Registrazione)
22,05 VOCI DAL MONDO
Settimanale di attualità del Giornale Radio
22,35 ORCHESTRE DIRETTE DA FRANK POURCEL E WERNER MULLER
23,15 GIORNALE RADIO
23,25 QUESTO CAMPIONATO DI CALCIO, commento di Eugenio Danese
23,30 AUTUNNO NAPOLETANO
a cura di Giovanni Sarno
24,00 SEGNALE ORARIO - ULTIME NOTIZIE - PREVISIONI DEL TEMPO - BOLLETTINO METEOROLOGICO - I PROGRAMMI DI DOMANI - BUONANOTTE
SECONDO PROGRAMMA
Per il Friuli - Venezia Giulia
7,15 VITA AGRICOLA REGIONALE, a cura della redazione del Giornale Radio con la collaborazione degli Enti ed istituti agricoli e una nota di Bruno Natti
7,30 - 7,40 GAZZETTINO GIULIANO
7,50 VOCI D'ITALIANI ALL'ESTERO
Saluti degli emigrati alle famiglie
8,30 BUON NATALE CON I VOSTRI PREFERITI
9,00 NOTIZIE DEL MATTINO
9,05 LA SETTIMANA DELLA DONNA
Attualità della domenica, a cura di A. Tatti
(Omopiù)
9,30 I SUCCESSI DELLA SETTIMANA
10,00 MUSICA PER UN GIORNO DI FESTA
11,00 PARLA IL PROGRAMMISTA
11,05 LE ORCHESTRE DELLA DOMENICA
11,45 - 12,00 SALA STAMPA SPORT
12,30 - 13,00 TRASMISSIONI REGIONALI
13,00 IL SIGNORE DELLE 13 PRESENTA:
- MODUGNO UNO E DUE
(Alberti)
13,20 LA COLLANA DELLE SETTE PERLE
(Lesso Galbani)
13,25 FONOLAMPO: DIZIONARIETTO DELLE CANZONISSIME
(Palmolive - Colgate)
13,30 SEGNALE ORARIO - PRIMO GIORNALE
13,40 DIVERTENTISSIMO
Rivistina di Dino Verde
Compagnia del Teatro Comico Musicale di Roma della Radiotelevisione Italiana
Complesso diretto da Gino Filippini
Regia di Riccardo Mantoni
(Mira Lanza)
14,00 SCATOLA A SORPRESA
(Simmenthal)
14,05 - 14,30 DIVI ALLO SPECCHIO
Gli autori cantano le loro canzoni
Negli intervalli comunicati commerciali
14,30 - 15,00 TRASMISSIONI REGIONALI
15,00 IL DISCOBOLO
Attualità musicali di Vittorio Zivelli
(Arrigoni Trieste)
15,30 ALBUM DI CANZONI
Cantano Marino Barreto jr., Gino Latilla, Miranda Martino, Jolanda Rossin, Claudio Villa
Diana - Non so - Non dimenticar - Piove - Mio impossibile amore - Come prima - Splende l'arcobaleno - Non dimenticar le mie parole - Giuggiola et al.
16,00 DOMENICA IN GIRO
Rivista in movimento di Carlo Manzoni
Regia di Amerigo Gomez
17,00 MUSICA E SPORT
(Tè Lipton)
Nel corso del programma:
Risultati e resoconti delle gare del pomeriggio

18,30 BALLATE CON NOI
19,20 MOTIVI IN TASCA
Negli intervalli comunicati commerciali
19,55 UNA RISPOSTA AL GIORNO
(A. Gazzoni & C.)
20,00 SEGNALE ORARIO - RADIOSERA
20,20 ZIG - ZAG
20,30 SCEGLIETE LA CANZONISSIMA 1960
Presenta Silvio Gigli
21,30 RADIONOTTE
21,45 MUSICA NELLA SERA
22,30 DOMENICA SPORT
Echi e commenti della giornata sportiva a cura di Nando Martellini e Sergio Zavoli
23,00 NOTIZIE DI FINE GIORNATA
Per la Sicilia
23,00 SICILIA SPORT
23,05 - 6,30 NOTTURNO DALL'ITALIA
RETE TRE
8,00 - 8,50 BENVENUTO IN ITALIA
Bienvenu en Italie, Willkommen in Italien, Welcome to Italy
Quotidiano dedicato ai turisti stranieri a cura di Gastone Mannozzi e Riccardo Morbelli
(Trasmesso anche ad Onda Media)
- (in francese) GIORNALE RADIO DA PARIGI
Notiziario e programma vario
8,15 (in tedesco) NOTIZIARIO E PROGRAMMA VARIO
8,30 (in inglese) GIORNALE RADIO DA LONDRA
Notiziario e programma vario
Per il Trentino - Alto Adige
8,50 - 9,00 TRASMISSIONE PER GLI AGRICOLTORI
9,30 BACH: MAGNIFICAT, per soli, coro e orchestra
10,00 IL TRIO
Musiche di Leclair e Telemann
10,30 IL CONCERTO GROSSO
Musiche di Haendel e Torelli
Per il Trentino - Alto Adige
10,30 - 11,00 CANTI POPOLARI NATALIZI
11,00 LA SONATA MODERNA
Musiche di Hindemith e Boulez
11,30 L'OTTOCENTO OPERISTICO
Brani di Mussorgsky, Verdi, Massenet, Donizetti, Wagner e Bizet
12,30 MUSICHE DI TORELLI E SCARLATTI
12,45 ARIA DI CASA NOSTRA
Canti e danze del popolo italiano
13,00 ANTOLOGIA
Da I mistici del '200 e del '300, Frate Egidio: De' vizi e delle virtù - Delle tentazioni - Della santa penitenza
13,15 MUSICHE DI CLERAMBAULT, SCHUMANN E BARTOK
(Replica del Concerto di ogni sera di sabato 24 dicembre - Terzo Programma)
14,15 GRANDI INTERPRETI DI IERI E DI OGGI
- Walter Gieseking suona Schumann
- Severino Gazzelloni e Armando Renzi eseguono Mozart
TERZO PROGRAMMA
16,00 PARLA IL PROGRAMMISTA
16,15 MUSICHE DI HINDEMITH E STRAWINSKY
16,40 MIRACOLO DI NATALE
Racconto di Paul Gallico
Traduzione di Isabella Quarantotti
17,10 RITRATTO DI KURT WEILL
a cura di Roberto Leydi
L'esperienza americana
18,30 LA RASSEGNA
Teatro
a cura di Renzo Tian
19,00 MUSICHE DI FONTANA E BOCCHERINI
19,15 BIBLIOTECA
Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, a cura di Piero Polito
19,45 CRONACHE MUSICALI DI HEINE
Conversazione di Luigi Guadagnino
20,00 CONCERTO DI OGNI SERA
Musiche di Platti, Leclair e Mozart
21,00 IL GIORNALE DEL TERZO
Note e corrispondenze sui fatti del giorno - Rivista delle riviste
Per il Trentino - Alto Adige
21,00 GAZZETTINO DELLE DOLOMITI
21,30 FIDELIO
Opera di Ludwig Van Beethoven
Con Jon Vickers, Birgit Nilsson, Hans Hotter, Gottlob Frick, Wilma Lipp, Walter Gullino, Dino Mantovani
Direttore Herbert Von Karajan
Maestro del Coro Norberto Mola
Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano
(Registrazione effettuata il 20-12-1960 al Teatro alla Scala di Milano)
23,40 CONGEDO
La buona novella di Giovanni Pascoli
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Buon Natale ! ! !
Anche il nostro blog è pronto a offrirvi alcuni speciali
presenti, ovviamente mantenendo le consuete abitudini di
weight:bold;">
weight:bold;">ripasso
di un vecchio palinsesto storico, radiofonico o televisivo che sia.
Dopo aver riacceso il nostro
Focolare con due fiammate televisive, finalmente oggi è il turno della radio, sorella insieme maggiore (cronologicamente) e minore (dal punto di vista della forza) del piccolo schermo. Andiamo a ritrovare addirittura le trasmissioni che i tre canali diffusero il giorno di Natale di esattamente mezzo secolo fa e non è una scelta casuale, anche per i motivi che fra poco vi spiegherà il nostro ospite odierno. Prima, però, essendo quel 25 dicembre una domenica, giorno consacrato dai giovani dell'epoca all'attesissima rubrica di musica leggera Il discobolo, da noi analizzato la scorsa primavera in coincidenza con una puntata pasquale (quella del 29 marzo 1959), ci sembra giusto aprire con quattro delle sei strenne che Vittorio Zivelli e Renzo Nissim prepararono per i fans di una trasmissione che proprio sul finire dell'anno successivo avrebbe cambiato pelle, gradualmente perdendo la forza dirompente dei secondi anni Cinquanta.
Incominciamo con gli auguri in musica di un grande artista (e questa è una nuova occasione per commemorare un'altra personalità del mondo dello spettacolo scomparsa nel corso dell'ormai agonizzante 2010): Nicola Arigliano. Il simpatico
crooner pugliese riprende una tenera e delicata canzone che Pietro Garinei, Sandro Giovannini e Gorni Kramer avevano scritto l'anno prima, affidandola inizialmente a Rosella Masseglia Natali e poi al buon Mario Riva, a propria volta disgraziatamente scomparso in quel 1960 oggetto del nostro odierno post. Musica delicatissima e dolce per un testo semplice, il modo giusto per augurare, mentre il boom economico italiano è ormai una realtà, trascinandosi dietro l'affermazione dei primi modelli consumistici plasmati dal Carosello televisivo, Buon Natale all'italiana:


Nel tardo inverno del 1960 Elvis Presley si è congedato dall'Esercito degli Stati Uniti d'America e dal plotone di stanza nella Germania Ovest, presso una base della NATO, e si è subito rimesso la chitarra a tracolla per incidere nuovi dischi (tra cui una curiosa versione di 'O sole mio banalizzata da un nuovo testo inglese, sentimentale e sin troppo superficiale). E' stato subito successo, tanto che l'onnipresente Colonnello Parker, manager di The Pelvis, si affretta a far girare al suo artista il primo di una nuova serie di film musicali, in gran parte francamente bruttini. Se ne salvano davvero pochi, come questo Caffè Europa (titolo originale: G.I. Blues) , che racconta con tocchi di fantasia e toni di commedia l'esperienza vissuta realmente da Elvis come militare in terra teutonica. Ovvia la pubblicazione di un 33 giri contenente tutte le canzoni interpretate nel film, che, importato in Italia, viene lanciato dalla RCA in anteprima proprio nella puntata natalizia della rubrica di Zivelli addirittura con due estratti. Il primo è il tema che dà il titolo alla pellicola, G.I. Blues, appunto:

Il secondo, invece, è un grazioso pezzo riservato ai bambini e al mondo delle marionette (lo si ascolta nel film durante una scena in un teatrino di burattini): si tratta di una canzoncina tedesca che Presley interpreta in parte in lingua originale e in parte in inglese, dal titolo Wooden heart:

Infine ecco un'assoluta primizia italiana, un 45 giri (sempre della RCA Italiana, etichetta Camden) che comparirà nei negozi a partire da martedì 27 dicembre e che rappresenta la nuova incisione di una delle rivelazioni 1960 della sempre più emergente canzone d'autore italiana: Gianni Meccia, scoperto da Domenico Modugno e poi capace di camminare senza problemi (a parte un certo scandalo per un pezzo ironico intitolato Odio tutte le vecchie signore) con una serie di brani del tutto nuovi, i cui titoli affrontano l'amore prendendo anche spunto da oggetti fino a un paio d'anni prima impensabili per essere scelti quale argomento di una canzone. Così, dopo la Folle banderuola, lanciata da Mina, e Il barattolo, molto apprezzato nella precedente estate, cosa c'è di meglio, a fine dicembre, di un bel Pullover ? La canzone, orecchiabile ancorchè - lo ripetiamo - insolita, sorretta da un bell'arrangiamento di Ennio Morricone, sarà il primo disco nuovo a far faville nelle prime settimane del 1961 e poi riuscirà a tenere splendidamente testa ai 45 giri dei motivi del Festival di Sanremo, superando in durata perfino Patatina, presentata al Casinò dallo stesso Meccia in coppia con Wilma De Angelis:

E così indossiamo il pullover per recarci allo stadio. Già, perchè domenica 25 dicembre 1960, pur se è Natale, il campionato si gioca regolarmente: sarà l'ultima volta che ciò accadrà (in futuro, in circostanze come questa, o si anticiperà al sabato o si effettuerà una sosta, anche se per vedere il calcio completamente fermo per le festività natalizie e di fine anno bisognerà aspettare il 1974).
Parlando di calcio, non possiamo che cedere la parola al nostro super - esperto, Boris Boris, non prima di avervi rinnovato gli auguri natalizi e avervi dato appuntamento al prossimo post, oltre che a preannunciarvi una particolare sorpresa di Capodanno che stiamo mettendo a punto.
Qui studio centrale, a te la linea, Boris - Boris (e Buon Natale anche a te, naturalmente) ! ! !
Grazie mille e... a prestissimo ! ! !
CBNeas

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Amici sportivi all’ascolto, buon pomeriggio e, soprattutto, buon Natale! Un Natale speciale, quello del 1960, per gli amanti dello sport, perché chiude un anno contrassegnato da un evento epocale come le Olimpiadi di Roma, riconosciute unanimemente come gli ultimi Giochi a dimensione umana, prima che troppi fattori extrasportivi iniziassero a prendere il sopravvento sullo spirito per il quale erano nati. Un avvenimento, la XVII Olimpiade, per il quale la RAI produsse ben 106 ore di trasmissione, riprodotte anche in tutta Europa: era la prima volta che la televisione copriva l’intero programma di gare, e se si pensa che all’epoca esisteva ancora un solo canale TV si tratta davvero di una quantità smisurata.
Ma vi sono altre due circostanze che conferiscono particolarità al Natale di cinquant’anni fa: per l’ultima volta, infatti, va in scena in quel giorno il campionato di calcio - dall’anno successivo, nel caso in cui la solennità cada di domenica le partite verranno anticipate alla vigilia - e per la prima e unica volta gli sportivi trascorreranno la festa più sentita dell’anno in compagnia di Tutto il calcio minuto per minuto, che proprio all’inizio di quest’anno - esattamente il 10 gennaio - ha visto ufficialmente la luce, anche se già nel 1959 erano state mandate in onda trasmissioni sperimentali, e che è già diventata un appuntamento imprescindibile per i milioni di calciofili sparsi per la Penisola. Quanti di loro - e ci auguriamo siano tanti - saranno anche frequentatori del Focolare e questo post odierno farà riaprire il loro scrigno di ricordi, sulle tribune di uno stadio o con l’orecchio alla radiolina, legati a quella dodicesima giornata di serie A? Giornata che vede al comando della classifica, con 17 punti, la Roma, che con un Piedone Manfredini - così soprannominato per via di una foto dal basso verso l’alto, scattata mentre scendeva dall’aereo, che gli ingigantiva oltre misura le estremità, mentre in realtà lui calzava un normalissimo 42 - che ha già realizzato 15 reti e ben quattro triplette (!) sogna di tornare ai fasti dell’ormai leggendario Campo Testaccio.

Ma attenzione: al secondo posto, ad una sola lunghezza, un’Inter desiderosa di tornare a vincere al punto da affidarsi ad un… mago. E di chi potremmo parlare se non di Helenio Herrera, argentino naturalizzato francese, che dopo una modesta carriera da calciatore si era rivelato, una volta emigrato in Spagna, come uno dei tecnici più vincenti, trionfando per quattro volte in campionato (due con l’Atlético Madrid e due con il Barcellona) e conquistando con il Barcellona anche una Copa del Generalisimo (oggi Copa del Rey) e due Coppe delle Fiere (poi Coppa Uefa e oggi Europa League). E fu in seguito ad una doppia sconfitta subita proprio in Coppa delle Fiere contro il club catalano che scoppiò il colpo di fulmine tra Angelo Moratti e il tecnico blaugrana, individuato dal patron interista, ancora a digiuno di vittorie dopo cinque anni di presidenza, come l’uomo in grado di imprimere la sospirata svolta: 45 milioni di ingaggio a stagione, premi esclusi, per una scelta che alla lunga darà copiosi frutti.

Tuttavia il mago ha già avuto modo di far parlare di sé per l’accantonamento per dolce vita di Angelillo, idolo dei tifosi nerazzurri, che da qualche tempo rende di più la notte in compagnia di una bionda ballerina di night (Ilya Lopez) che il giorno sul rettangolo verde; a fine anno l’attaccante argentino verrà ceduto proprio alla Roma (con un contratto che, però, impegnava la società giallorossa a non vendere il giocatore né al Milan, né alla Juventus, clausola che neppure Angelillo conosceva), nella quale arretrerà nel ruolo di regista disputando, dopo notevoli difficoltà iniziali, quattro stagioni da favola.

Segue, a quota 15, il Milan, la squadra regina degli anni ’50, chiamato a riscattare una stagione non esaltante (terzo posto, ma a ben 11 punti dalla trionfatrice Juventus); ma la sorpresa, inutile dirlo, è un gradino sotto, ad un punto dai rossoneri, e si chiama Catania. I siciliani, alla loro seconda stagione nella massima serie, sono intenzionati a cancellare l’onta della retrocessione a tavolino di cinque anni prima nell’ambito del primo grande scandalo calcistico italiano del dopoguerra (che riservò analoga sorte all’Udinese, seconda classificata sul campo, e portò alla radiazione dell’arbitro romano Scaramella) e stanno conducendo un torneo al di là di ogni più rosea aspettativa.
E proprio il Catania, sul campo della Lazio, ha aperto le danze di questo turno numero 12 nella gara anticipata al giorno precedente, sabato. Questi i gol: rossazzurri in vantaggio al 29’ grazie ad un’autorete di Janich; Fumagalli riequilibra le sorti allo scadere del primo tempo. Botta e risposta nella ripresa: ospiti nuovamente avanti al 66’ grazie a Morelli, ma soltanto un minuto dopo Rozzoni riporta la Lazio in parità; 2-2, e questa volta il risultato non cambierà più.
Altri anticipi l’indomani: nell’insolito orario di mezzogiorno, ben quarantamila spettatori gremiscono le gradinate del Comunale di Firenze in occasione dell’incontro tra Fiorentina e Lanerossi Vicenza. Sarà amaro il panettone per loro: i gigliati si infrangono contro il “catenaccio” dei veneti (fino a dieci uomini in difesa) e al 68’ vengono beffati da Giorgio Puia, mezzala che più avanti, passato al Torino, si trasformerà in stopper offrendo lo stesso elevato rendimento.

Per i viola, costretti alla prima sconfitta in casa (dove avevano sempre vinto, segnando 18 reti senza subirne alcuna) è un momento no, dal quale non usciranno neppure con l’arrivo dell’anno nuovo: sette giorni dopo, il 1° gennaio 1961, verranno infatti strapazzati a San Siro dal Milan per 4-1.
Orario anticipato, ma quarantamila spettatori anche al San Paolo di Napoli per la sfida tra i partenopei e l’Atalanta: partita mediocre, che non potrà che concludersi 0-0.
Alt! Anticipi al sabato e a mezzogiorno? A questo punto gli sportivi più giovani potrebbero porsi un interrogativo: Ma siamo nel 1960 o nel 2010? Vuoi vedere che il tanto demonizzato ‘spezzatino’ c’era già cinquant’anni fa e nessuno si scandalizzava? Anzi, la gente andava allo stadio ancora di più!.
Interrogativo lecito, sia ben chiaro, ma occorrono alcuni distinguo: nel 1960 - e negli anni immediatamente precedenti e seguenti - l’attività nazionale ed internazionale delle nostre squadre non era neppure paragonabile a quella attuale; la televisione aveva un solo canale, lo spazio del suo palinsesto riservato allo sport era ben definito e, soprattutto, questo benedetto apparecchio non era ancora alla portata di tutti. Era il caminetto l’unico focolare presente nella maggior parte delle case: di conseguenza, per seguire la squadra del cuore, o ci si affidava alla radio oppure ci si recava allo stadio anche nelle sporadiche occasioni in cui, per una ragione o per l’altra, il calendario derogava dall’appuntamento fisso domenicale.
Appuntamento fisso quale, come già ricordato, si è evidenziato fin da subito Tutto il calcio minuto per minuto che, in quest’ultima domenica dell’anno solare 1960, si presenta puntuale con l’inizio dei secondi tempi delle partite.
Andiamo, però, a fare un giro per i campi per vedere cosa è successo nei primi 45 minuti di gioco:
- il primo gol arriva dal Comunale di Bologna, teatro di Bologna-Torino:
all’11 i padroni di casa passano in vantaggio con quella che risulterà la rete più bella della giornata. Ve la descriviamo: l’ex granata Fogli avanza sulla sinistra e, dopo aver superato un paio di avversari, passa a Vinicio, che gli restituisce immediatamente la palla; il numero 6 rossoblù riallunga al centro dove irrompe Perani, che spedisce nell’angolo basso alla sinistra di Vieri. Il Toro, comunque, impiega appena dieci minuti per pareggiare: Tomeazzi resiste a due consecutive cariche arriversarie e deposita nella rete lasciata sguarnita da Santarelli, che gli era uscito incontro. Ma al 34’ ecco il Bologna ristabilire le distanze: Cervellati spara basso, Ferrario interviene in corsa e devia con la punta del piede, quanto basta per spiazzare Vieri. Alla fine del primo tempo, dunque, Bologna 2 Torino 1;
- fuochi d’artificio ad un altro Comunale, quello di Torino, e a spararli è la Juventus, che nel giro di quattro minuti rifila tre reti alla Sampdoria. Al 22’ il primo: un tiro di Charles viene centrato da un difensore blucerchiato; la palla devia a lato, Stacchini riesce a recuperarla prima che esca dalla linea di fondo e tira. Sattolo esce dai pali per bloccare il pallone, ma manca la presa e finisce a terra; raccoglie Mora dall’estrema destra e rispedisce al centro dove Charles, appostato tutto solo, mette dentro mentre il portiere non è ancora riuscito a rialzarsi. Due minuti e arriva il raddoppio bianconero: Sivori, atterrato al limite dell’area da Delfino, si incarica di battere la susseguente punizione; la palla rimbalza sulla barriera e ritorna sui piedi del cabezon che fa centro.

Altro giro di lancette ed è tris: su allungo di Mora, Charles dà avvio ad una fuga di una quarantina di metri ed entra in area, dove viene steso da Bergamaschi. L’arbitro Francescon di Padova dice che è rigore, a nulla valgono le proteste sampdoriane: dagli undici metri è Mora a colpire con un tiro basso nell’angolo. 3-0 e partita apparentemente chiusa.
Apparentemente…
- è invece il 38’ quando da San Siro arriva la prima sorpresa di questo pomeriggio natalizio: fuga in contropiede dell’ala destra Novelli e la Spal si porta in vantaggio sull’Inter. Risultato sul quale si andrà anche al riposo.
Reti inviolate, invece, dopo la prima frazione di gioco in Bari-Milan, Lecco- Roma e Padova-Udinese.
Inizia la ripresa. L’intervallo ha fatto bene soprattutto all’Inter, che impiega due minuti per rimettere le cose a posto: al 47’ centro di Bicicli, respinta corta di un difensore spallino, Lindskog è in agguato e insacca. Altri tre minuti e i nerazzurri mettono la freccia: calcio d’angolo battuto dallo stesso Bicicli e questa volta è Corso ad infilare Matteucci;
- scocca il minuto numero 55 a Bologna, e scoccano anche scintille: un veloce attacco del Bologna viene improvvisamente interrotto da un fischio dell’arbitro Concetto Lo Bello, il quale indica senza esitazione il dischetto del rigore avendo rilevato un fallo di mano di Ferrario; un’irregolarità evidente soltanto per il direttore di gara visto che nessuno, neppure il pubblico, si era accorto di nulla. Inevitabili quanto giustificate, le proteste da parte dei giocatori del Torino, riunitisi intorno al direttore di gara - mentre i felsinei non sembrano molto interessati alla questione - ottengono però come unico risultato un’espulsione: è il capitano Enzo Bearzot, che in realtà aveva solamente cercato di placare gli animi dei compagni, ad imboccare anzitempo la via degli spogliatoi. La massima punizione può finalmente essere battuta, e ad incaricarsi del tiro è Perani, il migliore dei rossoblù, che supera Vieri con un preciso tiro basso. 3-1 per il Bologna, e sarà anche il risultato finale;
- a Torino, invece, la Juventus si addormenta sugli allori e Brighenti suona la carica sampdoriana: al 57’, dopo una rapida manovra, il futuro capocannoniere del campionato raccoglie un passaggio di Ocwirk e trafigge Vavassori con un tiro secco. 3-1 e partita di nuovo in forse;
- partita incanalata, invece, su un binario ben preciso a San Siro: è il 63’ quando ancora Corso porta a tre le reti dell’Inter su calcio di punizione dal limite. Una specialità che per il diciannovenne mancino di San Michele Extra, futuro piede sinistro di Dio, diventerà un autentico marchio di fabbrica con tanto di etichetta DOC: a foglia morta;
- sembra invece… morta la sicurezza juventina del primo tempo: la Sampdoria sta stringendo d’assedio i campioni d’Italia, e al 64’ perviene al 3-2. Questa la dinamica: Toschi, che quattro minuti prima aveva sciupato un’occasionissima da due passi, centra dall’estrema sinistra; Sarti tenta senza fortuna una rovesciata, palla ad Ocwirk che dall’estrema destra crossa al centro, ad un passo dai pali. Il pallone attraversa tutto lo specchio della porta, interviene in spaccata Brighenti che con l’esterno del piede destro devia in rete.
Doppietta per il numero 9 blucerchiato e bianconeri in affanno: fioccano le occasioni da reti per i genovesi, ma il risultato non cambierà più;
- nuovo ping pong con lo stadio milanese per segnalare, al minuto numero 65, il quarto gol dell’Inter: è l’oriundo Eddie Firmani, tacchino freddo, nipote di un italiano emigrato in Sudafrica, a servire il poker alla Spal. 4-1 e nerazzurri in vetta, in condominio con una Roma sprecona sul campo della matricola Lecco, dove non va oltre lo 0-0. Le notizie migliori sono per i lombardi: Sergio Clerici, attaccante brasiliano ingaggiato sin dal mese di settembre, è ufficialmente arrivato, e debutterà in maglia bluceleste di lì a tre settimane (il 22 gennaio 1961, a Bologna). Autentico zingaro del pallone (sarà il calciatore straniero ad aver giocato in più squadre di serie A, ben 7 in 18 anni), quando nel 1978, a 37 anni, appende le scarpe al chiodo, è rimasto l’unico e ultimo giocatore straniero a militare nel nostro campionato, dopo il blocco del 1966 e prima della riapertura delle frontiere nel 1980.

Pareggio a reti bianche anche a Bari, in una partita segnata dal grave infortunio di Raul Conti, centrocampista argentino del Bari, messo K.O. dal difensore milanista Salvadore con un durissimo intervento da tergo sul ginocchio sinistro. Il biancorosso, operato di menisco, sarà costretto ad una lunga assenza dai campi di gioco; il rossonero, invece, rimedierà una denuncia all’Autorità giudiziaria per lesioni personali da parte di un avvocato barese presente in tribuna, ma nel successivo processo verrà assolto, anche perché nessuno dei due interessati aveva dato seguito alla vicenda. Qualcosa di simile a quanto accadrà successivamente, a cadenza decennale, per i casi Benetti- Liguori e Martina-Antognoni.
Tornando invece alla giornata odierna, c’è ancora il tempo per segnalare l’ultima rete: arriva da Padova, al 69’, e porta la firma di Dante Crippa. Ne consegue che i padroni di casa superano l’Udinese per 1-0.
Ecco, comunque, il riepilogo dei risultati:
Bari-Milan 0-0
Bologna-Torino 3-1
Fiorentina-L.R. Vicenza 0-1
Inter-Spal 4-1
Juventus-Sampdoria 3-2
Lazio-Catania 2-2 (giocata il 24/12)
Lecco-Roma 0-0
Napoli-Atalanta 0-0
Padova-Udinese 1-0
Venti gol realizzati complessivamente, dunque, caratterizzano questa dodicesima giornata di andata. Due i rigori concessi, entrambi trasformati come abbiamo visto (dopo che nel turno precedente ne erano stati concessi ben cinque, ed erano stati tutti sbagliati!), e una sola espulsione: evidentemente anche i calciatori, nel giorno di Natale, diventano più buoni.
Ora, però, è arrivato il momento di analizzare anche la nuova classifica che, dopo aver avuto per sette giornate consecutive un unico padrone (l’Inter per due turni, la Roma per cinque), vede al vertice una coppia: e a formarla sono proprio i nerazzurri e i giallorossi, appaiati a 18 punti. A due lunghezze troviamo il Milan, mentre la Juventus raggiunge il Catania a quota 15.
Avete letto bene: la Juventus raggiunge il Catania, perché la settimana precedente gli etnei, battendo in casa la Sampdoria per 3-0 approfittando della sconfitta juventina per 3-1 sul campo dell’Inter, si erano issati al quarto posto solitario sopravanzando di un punto i bianconeri, appaiati con Fiorentina, Napoli e Sampdoria.
Il Napoli (14 punti) e il trio Bologna-Fiorentina-Sampdoria (13) precedono il Padova, a quota 12, e il Lanerossi Vicenza, che di punti ne ha due in meno. Di seguito Atalanta, Lecco, Spal e Torino a quota 9, quindi, ad una lunghezza, il Bari. La Lazio, con 6 punti, lascia la poltrona più scomoda all’Udinese, fanalino di coda un punto sotto.
Quattro squadre (Atalanta, Padova, Udinese e Bologna) hanno però una partita in meno, che recupereranno tutte e quattro il 18 gennaio 1961: l’Atalanta, grazie ad un gol di Nova al 76’, batterà il Padova per 1-0, mentre Udinese- Bologna terminerà 0-0.
Torino, prima capitale d’Italia, si consacra, grazie alla Juventus, anche capitale del calcio proprio nell’anno in cui il nostro Paese celebra il primo secolo di unità nazionale: a fine stagione, infatti, per il secondo anno consecutivo, i bianconeri taglieranno per primi il traguardo con 49 punti, laureandosi campioni d’Italia per la dodicesima volta. Non sarebbe, tuttavia, completamente da Juve una vittoria senza polemiche. Che cosa è successo? Che il 16 aprile 1961, al Comunale, era andato in scena il big-match Juventus-Inter, rispettivamente prima contro terza (a 4 punti). Esauriti i biglietti, un gruppo di tifosi abbatte i cancelli ed entra nello stadio, riversandosi sul terreno di gioco. L’arbitro Gambarotta di Genova dà comunque il via alla gara salvo sospenderla dopo mezz’ora poichè, anche a causa della pioggia, si scatena il caos: l’Inter rientra negli spogliatoi chiedendo lo 0-2 a tavolino per invasione di campo ed effettivamente, otto giorni dopo, la commissione giudicante esaudisce la sua richiesta, ma vivaci polemiche - si tratta di straripamento, non di invasione influente sul gioco, come chiede il regolamento - porteranno, il 3 giugno, la Corte d’Appello Federale a cambiare il verdetto, sancendo la ripetizione della partita. Particolare: Umberto Agnelli, presidente della Juventus, è anche presidente della Federcalcio, e il suo doppio ruolo non può non dare adito a discussioni; e non è un caso che il massimo dirigente bianconero finisca poi per lasciare la carica federale. L’Inter non ci sta, e il 10 giugno (nonostante il valore del tutto platonico della gara, poiché la Juventus ha già conquistato matematicamente lo scudetto), per protesta, manda in campo la squadra ragazzi: finisce 9-1 per i bianconeri, con Sivori in veste di Maramaldo, autore di 6 reti. Da evidenziare vi è, piuttosto, l’addio al calcio giocato (peraltro inatteso) del grande Giampiero Boniperti e l’esordio in serie A (con gol su rigore) di un futuro grande: Sandrino Mazzola.
Lascia anche, alla soglia dei 39 anni altro grande: Nils Liedholm. Il nuovo simbolo del Milan, secondo a quota 45, diventa un ragazzino di Alessandria non ancora diciottenne: Gianni Rivera; per lui, come per la squadra, il tempo parlerà molto presto.

Finale amaro, dopo una partenza a razzo, per l’Inter che chiude terza a 44 punti; dolcissimo, invece, per la rivelazione Sampdoria del capocannoniere Brighenti che, con 27 centri, si lascia alle spalle gente del calibro di Sivori, Altafini e Manfredini; con il quarto posto conseguito, a quota 41, all’ombra della Lanterna si comincia a sognare, ma il presidente Alberto Ravano è consapevole del fatto che i tempi per lo scudetto non siano maturi, e dopo aver ceduto i giocatori migliori (molti dei quali rigeneratisi proprio in maglia blucerchiata) su ritira. Sarà l’inizio di un lungo periodo di difficoltà per la società genovese, dal quale uscirà soltanto con l’arrivo di Paolo Mantovani.
Soltanto quinta, dopo un avvio pirotecnico, la Roma, a due lunghezze dai
blucerchiati: segno di una maturità non ancora raggiunta, almeno in campionato.
Basti pensare che tale piazzamento verrà ripetuto anche nei due tornei successivi, fruttando al presidente giallorosso Anacleto Gianni il soprannome Anacleto V. Brillantissimo, invece, il cammino europeo: quando la stagione successiva ha già preso avvio, Losi e compagni metteranno nella loro bacheca la Coppa delle Fiere, dopo aver superato nella doppia finale gli inglesi del Birmingham.
Ottimo ancora una volta l’incedere dei vecchietti del Padova di Nereo Rocco, al sesto posto a quota 38. Ma si tratta del canto del cigno: l’anno successivo, infatti, il Paron andrà a sedersi sulla panchina del Milan conquistando subito lo scudetto, mentre i biancoscudati retrocederanno in serie B; per rivedere la massima serie la città di Sant’Antonio dovrà attendere ben 32 anni.
Una grande delusa, invece, un gradino e un punto sotto: è la Fiorentina, una delle protagoniste assolute del decennio precedente, nel corso del quale aveva conquistato uno scudetto e per quattro volte consecutive si era piazzata seconda. Così come per la Roma, anche per i viola le soddisfazioni arriveranno
dall’Europa: i ragazzi allenati dal grande Hidegkuti si aggiudicheranno la prima edizione della Coppa delle Coppe, riservata ai vincitori del trofeo nazionale, vincendo sia all’andata che al ritorno nel doppio confronto finale contro gli scozzesi del Rangers Glasgow.
Fantastica la stagione del Catania, ottavo a 38 punti dopo aver a lungo gravitato nelle alte sfere e costretto alla resa, sul proprio campo, nientemeno che Milan e Inter. Anzi, proprio la vittoria sui nerazzurri per 2-0 all’ultima giornata farà coniare a Sandro Ciotti, impegnato nella radiocronaca, la frase Clamoroso al Cibali !, divenuta un simbolo ogni qualvolta si voglia indicare un risultato a sorpresa, in cui una squadra modesta prevale su una più blasonata.
Miglior vendetta non potevano chiedere gli etnei, definiti da Helenio Herrera una squadra di postelegrafonici dopo che all’andata, a San Siro, erano stati sì sconfitti per 5-0, ma con quattro autoreti… Tre squadre, due sostanzialmente soddisfatte (Atalanta e Lanerossi Vicenza), una decisamente meno (Bologna) chiudono appaiate a quota 31. Gli emiliani, tuttavia, si consolano con la conquista della Mitropa Cup, che allora rivestiva ancora una discreta importanza.
Niente più che una sofferta salvezza per il Torino, tornato in serie A dopo la disgraziata retrocessione di due anni prima, a pari merito con la Spal a 30 punti. Ma il cuore granata è tornato a battere: il giovanissimo Giorgio Ferrini, esordiente sul massimo palcoscenico ma già con una grinta da veterano, e il vecio Enzo Bearzot rappresentano degnamente due epoche unite dallo stesso spirito, mentre comincia a fare capolino (una presenza in questo campionato) un ragazzino di diciassette anni gentile nei lineamenti (Faccia d’angelo sarà il suo soprannome) quanto spietato in campo: Roberto Rosato, destinato a diventare uno dei migliori difensori che il nostro calcio abbia mai prodotto.
Purtroppo tutti e tre ci hanno già lasciati: il primo ad andarsene è stato Ferrini, recordman di presenze con la maglia del Torino e più autentico rappresentante del tremendismo granata, stroncato da un aneurisma l’8 novembre 1976, a soli 37 anni.
E’ l’anno che sta per finire, invece, a portarsi via gli altri due: il 20 giugno, dopo una lunga malattia, ci saluta per sempre Rosato, proprio nel giorno in cui la Nazionale italiana, nella quale Faccia d’angelo ha giocato per 37 volte, affronta la Nuova Zelanda nell’infausto Mondiale sudafricano; d’obbligo, dunque, il lutto al braccio degli azzurri.
E’ di appena quattro giorni fa, invece, l’addio al C.T. Mundial 1982; il quale, per gli imperscrutabili disegni del destino, si congeda da questo mondo nello stesso giorno in cui, 42 anni prima, si era spento il leggendario Vittorio Pozzo, due volte campione del mondo alla guida degli azzurri nel 1934 e nel 1938 e, guarda caso, vecchio cuore Toro…

Bagarre al terz’ultimo posto: si rendono necessari gli spareggi, tutti disputati a Bologna, per stabilire chi, tra Bari, Lecco e Udinese, alla pari con 29 punti, dovrà seguire nella discesa in serie B il Napoli, penultimo a quota 25, e la derelitta Lazio, ultimissima con appena 18 punti all’attivo e condannata per la prima volta, in 61 anni di storia, alla retrocessione. L’amaro calice tocca ai pugliesi i quali, dopo essere stati sconfitti per 4-2 dal Lecco, non andranno oltre lo 0-0 contro l’Udinese, che a sua volta, nell’ultimo incontro, pareggerà per 3-3 con i lombardi.
Non mancano, poi, episodi tinti di giallo: dopo una vicenda, conclusasi senza provvedimenti particolari, nella quale risultavano coinvolti alcuni portieri e alcune squadre, alla penultima giornata scoppia un caso che vede coinvolto proprio il Bari, in vista dell’incontro sul campo della Lazio ormai retrocessa.
Qualche giorno prima Tagnin (biancorosso ed ex laziale) aveva telefonato al suo vecchio amico e compagno Prini per aggiustare la partita, trovando d’accordo l’interlocutore. Subito dopo, però, Tagnin si pente, richiama e dice che non se ne fa nulla; Prini, allora, denuncia il fatto. Nonostante sul campo la vittoria del Bari arrivi in modo pulito l’inchiesta sportiva inizia ugualmente, e costerà alla squadra pugliese una penalizzazione di 10 punti (poi ridotti a 6) da scontare nel successivo torneo cadetto, poiché il reato sussisteva ugualmente, anche se il tentativo era stato ritrattato.
Bari, Napoli e Lazio, dunque, condannate alla retrocessione: delle tre soltanto i partenopei sapranno riscattarsi immediatamente (salvo retrocedere subito), e proprio ai danni della Lazio, che nella gara di ritorno al Flaminio si vede annullare ingiustamente un gol di Seghedoni che le avrebbe regalato la vittoria, poiché l’arbitro Rigato di Mestre non si è accorto che il pallone è passato attraverso una smagliatura della rete. Un solo punto di distacco che costringerà i capitolini ad attendere altri dodici mesi per festeggiare il ritorno nella massima serie, così come del resto il Bari.
Questi, invece, i risultati del campionato di serie B, giunto alla sua quattordicesima giornata:
Brescia-Prato 1-2
Catanzaro-Parma 1-2
Como-Ozo Mantova 1-0
Messina-Pro Patria 1-1
Palermo-Alessandria 0-0
Reggiana-Sambenedettese 4-0
Simmenthal Monza-Genoa 1-1
Triestina-Marzotto 0-0
Venezia-Novara 2-1
Verona-Foggia 1-1
Per una classifica che vede al comando il Como con 18 punti, seguito a 17 dall’Ozo Mantova; con 16 punti troviamo Palermo e Simmenthal Monza, che precedono Reggiana, Venezia, Prato, Messina e Novara, appaiate a quota 15. Seguono a 14 punti Sambenedettese, Catanzaro, Pro Patria e Alessandria, a 13 il Parma e a 12 Verona, Triestina e Foggia. A quota 9 punti Genoa (che in realtà di punti ne avrebbe 16, ma deve scontare il -7 inflittogli a seguito del caso d’illecito relativo alla partita di Bergamo con l’Atalanta del campionato di serie A dell’anno precedente) e Marzotto precedono il Brescia, ultimo con 8 punti.
Festa in Laguna a fine stagione: dopo 11 anni il Venezia torna in serie A. I neroverdi trionfano nel campionato cadetto totalizzando 50 punti, ben 31 dei quali conquistati nel girone di ritorno.
Ma è festa anche a Mantova: la squadra virgiliana, che ha cambiato i colori sociali da biancazzurri a biancorossi in onore dell’Ozo, la ditta petrolifera proprietaria della raffineria sorta alle porte della città accordatasi con la società per una sponsorizzazione ante litteram, si classifica al secondo posto a quota 49 e approda nella massima serie per la prima volta nella sua storia.
E’ la terza promozione in quattro anni per la compagine guidata dal futuro C.T.
della Nazionale Edmondo Fabbri, per la quale un giornalista di Lucca, colpito dal gioco spumeggiante, ha coniato il nome di Piccolo Brasile.
Pronostici sostanzialmente rispettati per il Palermo, terzo con 46 punti, che riscatta immediatamente la retrocessione dell’anno prima, anche se a spianare la strada ai rosanero hanno contribuito i tentennamenti della Reggiana (quarta a quota 43) nelle ultime battute del torneo e i bruschi cali di rendimento di Simmenthal Monza (42) e Messina (41).
A 39 punti il trio Pro Patria-Alessandria-Sambenedettese precede di un punto il Catanzaro, a sua volta avanti di un punto su Como e Prato.
Seguono a quota 35 il Genoa (buona comunque la sua prova, se si tiene conto dei 7 punti di penalizzazione) e il Parma, un punto sopra Brescia e Verona, quest’ultimo autore di una grande rimonta che condanna Novara e Triestina, a pari merito con 33 punti, a giocarsi la salvezza in uno spareggio: sul campo di Ferrara la spuntano i piemontesi per 2-1 dopo i tempi supplementari; per i giuliani, in serie A solo fino a due anni addietro, è la prima caduta in serie C, oltre che la fine di un’epoca.
Completano il terzetto delle retrocesse il Foggia, crollato nel finale, con 29 punti, e il Marzotto Valdagno, inchiodato all’ultimo posto con 20.
Sia alabardati che rossoneri si rifaranno prontamente, centrando subito il ritorno in serie B. Anzi, i satanelli foggiani (così chiamati per distinguerli dai diavoli milanisti) un paio di stagioni dopo raggiungeranno addirittura il… paradiso, con la prima storica promozione in serie A.
Solo il Marzotto Valdagno non si risolleverà più: dopo dieci anni consecutivi di onorata milizia nel campionato cadetto, la squadra del noto lanificio scenderà pian piano nelle serie minori, ad una distanza da binocolo rovesciato rispetto al calcio professionistico.

E a questo punto, anche la storia di oggi è giunta al termine. A tutti voi, cari amici del Focolare, rinnovo i più sentiti auguri perché questo Natale vi regali tutta la serenità e la felicità che
desiderate.
E visto che avete già fatto indigestione con tutte queste notizie e tutti questi numeri, spero non la facciate anche a tavola: fra antipasti, primi, secondi, contorni e dolci il rischio è concreto.
In quanto poi allo… spezzatino, io continuo a preferirlo in senso gastronomico…
Grazie a tutti e a presto.
Boris Boris

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