di Nicola Pucci
Sacrilegio. Domik Paris esce vincitore dal “tempio sacro” degli austriaci, la Streif di Kitzbuehel, e guadagna ai colori azzurri la terza vittoria in successione tra le discese libere di Coppa del Mondo.
La Streif di Kitzbuehel – http://teladoiolamerica.net
Ricapitoliamo. Paris ha conquistato il gradino più alto del podio a Bormio, il tracciato più impegnativo; sette giorni fa Christof Innerhofer si è imposto a Wengen, il più veloce; stavolta Domink ha concesso il bis laddove solo il grande Kristian Ghedina riuscì a trionfare, anno di grazia 1998. Se poi mettiamo in conto, come è giusto che sia, la vittoria di Innerhofer anche a Beaver Creek, fanno 4 su 6 prove disputate … sì, sarò pure un entusiasta, ma quest’anno la velocità ci appartiene.
A Kitzbuehel, in casa Austria, dove a fondovalle la lingua bianca della Streif si allunga in mezzo ad una moltitudine impressionante di appassionati; dove si raduna come da tradizione il bel mondo dell’automobilismo in letargo; dove il vincitore della discesa più ambita al mondo servirà birra per tutta la notte dietro al bancone del Londoner Pub … ecco, Dominik ha disegnato la corsa perfetta. Sceso col numero 20, subito dietro al pettorale rosso del norvegese Svindal, ha saltato senza indugio alla Mausefalle – letteralmente “trappola per topi“-, si è infilato con efficacia alla Steilhang che annuncia un lungo tratto in piano spesso decisivo, ha anticipato in modo sublime l’entrata all’Hausbergkante, si è lanciato in picchiata velocissima sul Zielschuss, l’ultimo tratto un tempo caratterizzato da un salto molto spettacolare, ammorbidito dopo l’incidente allo svizzero Albrecht nel 2009.
Il cronometro ha premiato Paris col tempo di 1minuto 57secondi 56centesimi, spengendo in gola l’urlo degli austriaci che già inneggiavano a Max Franz, battuto per 61centesimi. Dopo il nostro, in classifica, il canadese Guay e l’austriaco Reichelt hanno viaggiato a buona andatura ma piccole sbavature nel finale li hanno tenuti dietro, secondo e terzo comunque sul podio. L’ultimo a provarci è stato proprio Innerhofer, penalizzato col numero 45 per non essersi fermato in prova a bandiere gialle esposte, reo confesso di offese al dirigente Schmalz, terzo in superg: ma non era la sua giornata.
Ma va bene così. Con Paris, classe 89 e nuovo leader di discesa libera, il presente ma soprattutto il futuro è assicurato. Chi mi smentisce sarà blasfemo.