Ricorre il 100° anniversario della nascita di don Aldo Mei, nato a Ruota nel comune di Capannori (Lucca) e ordinato sacerdote il 29 giugno 1935 dall’arcivescovo Antonio Torrini. Nel periodo successivo all’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’inizio della Repubblica Sociale Italiana il giovane parroco nascose ebrei, perseguitati politici e renitenti alla leva. Il 2 agosto 1944, dopo aver celebrato messa nella sua parrocchia di Fiano, fu arrestato dai tedeschi e portato insieme ad altri trenta prigionieri nella Pia Casa di Lucca, le accuse nei suoi riguardi erano quelle di aver protetto e nascosto un ebreo, d’aver amministrato i sacramenti ai partigiani e di aver nascosto la radio. Dopo un processo farsa don Aldo Mei venne condannato a morte e nella notte del 4 agosto 1944 fu condotto dalla Pia Casa sugli spalti delle Mura di Lucca, fuori Porta Elisa, fu forzato a scavarsi la fossa, fatto inginocchiare e freddato con colpi di pistola. È stato insignito della medaglia d’argento al valor militare.
Lettera di don Aldo Mei ai genitori scritta in data 04-08-1944
Babbo e Mamma,
state tranquilli – sono sereno in quest’ora solenne. In coscienza non ho commesso delitti. Solamente ho amato come mi è stato possibile. Condanna a morte: – 1º per aver protetto e nascosto un giovane di cui volevo salvare l’anima. 2º per aver amministrato i sacramenti ai partigiani, e cioè per aver fatto il prete. Il terzo motivo non è nobile come i precedenti – aver nascosto la radio.
Muoio travolto dalla tenebrosa bufera dell’odio io che non ho avuto vivere che per amore! «Deus Charitas est» e Dio non muore. Non muore l’Amore! Muoio pregando per coloro stessi che mi uccidono. Ho già sofferto un poco per loro….È l’ora del grande perdono di Dio! Desidero avere misericordia; per questo abbraccio l’intero mondo rovinato dal peccato – in uno spirituale abbraccio di misericordia. Che il Signore accetti il sacrificio di questa piccola insignificante vita in riparazione di tanti peccati – e per la santificazione dei sacerdoti.
Oh! la santificazione dei sacerdoti. Oggi stesso avrei dovuto celebrare Messa per questa intenzione – invece di offrire Gesú – offro me a Lui, perché faccia tutti santi i suoi ministri, tutti apostoli di carità – e il mio pensiero va anche ai confratelli del Vicariato, che non ho edificato e aiutato come avrei dovuto. Gliene domando umilmente perdono. Mi ricordino tutti al Signore. Sia dato a ciascuno un’offerta di 75 lire per una applicazione di S. Messa a suffragio della povera anima mia.
Almeno 100 Messe che siano celebrate pei riparare eventuali omissioni e manchevolezze e a suffragio della povera anima mia.
A Basilio – Beppe e loro mogli e figli carissimi – alla Nonna e Argia – alla zia Annina, Carolinn, Livia, Giorgina – Dante, Silvio, Annunziato, ecc., e a tutti i parenti – a tutti i conoscenti, a tutti i Ruotesi, cosa dirò? Quello che ho ripetutamente detto ai miei figli di adozione, i Fianesi. Conservatevi tutti nella grazia del Signore Gesú Cristo – perché questo solamente conta quando ci si trova davanti al maestoso passo della morte – e così tutti vogliamo rivederci e starcene indissolubilmente congiunti nella gioia vera e perfetta della unione eterna con Dio in cielo.
Non più carta – all’infuori di questa busta – e anche la luce sta per venir meno. Domani festa della Madonna potrò vederne il volto materno? Sono indegno di tanta fortuna. Anime buone pregate voi tutte perché mi sia concessa presto – prestissimo tanta fortuna!
Anche in questo momento sono passati ad insultarmi – «Dimitte illis – nesciunt quid faciunt». Signore che venga il Vostro regno! Mi si tratta come traditore – assassino. Non mi pare di aver voluto male a nessuno – ripeto a nessuno – mai – che se per caso avessi fatto a qualcuno qualcosa di male – io qui della mia prigione – in ginocchio davanti al Signore – ne domando umilmente perdono. Al Sacerdote che mi avviò al Seminario D. Ugo Sorbi il mio saluto di arrivederci al cielo. Ai carissimi Superiori del Seminario, specialmente a Mons. Malfatti e al Padre Spirituale D. Giannotti – l’invito che mi assistano nel punto più decisivo della mia esistenza – la morte – mentre prego il Signore a ricompensarli centuplicatamente come sa far Lui. [1]
Piero Malvezzi – Giovanni Pirelli (a cura di), Lettere di condannati a morte della Resistenza italiana: 8 settembre 1943-25 aprile 1945, Torino, Einaudi, 2003, pp. 199-201.
[1] http://www.ultimelettere.it/ultimelettere/ultimeletteredocumenti.php?ricerca=141&doc=905&testo=2&lingua=it