Don Camillo, Peppone e le donne (1/4 puntate)

Creato il 18 ottobre 2011 da Patriziabi (aspassotrailibri) @openars_libri

Un altro scrittore, nonché poeta e amico mio e di Open AR.S., Silvano Nuvolone, mi ha voluto omaggiare di un racconto lungo inedito.
L’allegria, la spensieratezza, il sorriso, l’atmosfera ed i profumi della provincia che trapelano da queste righe spero possano facilmente giungere, in tutta la loro pienezza, ai lettori del blog.
Troverete il racconto “Il gemellaggio” pubblicato in quattro puntate (di seguito la prima).

Non posso che ringraziare di cuore Silvano per il regalo che anche lui ha voluto farmi, segno di stima verso la mia persona e verso questa piccola, ma equipaggiata, barchetta che è il blog.

Buona lettura!

In questo luogo di colline sposate alla pianura, lontane un volo di passero dal fiume, quando la nebbia intorno colma ogni spazio ed il sole si immagina appena, sopra quel velo, c’è ben poco da fare.
Una partita a carte, una litigata con la moglie, una fumata di toscano e la giornata passa; lenta ma passa. Oppure si può accendere la televisione ed entrare nel mondo irreale dello schermo, dove tutto sembra più bello, più facile, più divertente.
Francesco B. per l’anagrafe, Cesco per gli amici, non amava litigare con la moglie, alla quale preferiva dar sempre ragione, non fumava e a carte era una vera frana.
Quindi spesso guardava la televisione ed in particolare gli piacevano i film di Don Camillo e Peppone.
Li aveva visti tutti, almeno tre o quattro volte e gli era rimasto particolarmente impresso quello dove Peppone, sindaco comunista, cercava di gemellare il piccolo paese di Brescello con un analogo paese Russo in riva al Don.
Cesco si era allora guardato intorno, ed aveva notato come molti paesi vicino al suo erano effettivamente gemellati; si poteva leggere sul cartello che indicava il paese, dove il nome del compagno gemellato spiccava in chiare lettere.
Dava importanza quel nome straniero, dava importanza, fra quelle colline lente, dove il tempo passava con i ritmi delle semine, delle vendemmie, e dei torpedoni che portavano gli uomini al lavoro e i ragazzi a scuola; spesso lontano, verso altre vite.
Non poteva permettere che il suo paese non fosse gemellato.
Essendo Cesco consigliere di maggioranza in Comune, dopo molto pensare e molto rimandare, trovò il coraggio di fare la sua proposta.
Quel mattino, all’ordine del giorno c’era una mozione per proibire al Rùs, allevatore locale dal carattere poco docile, di far pascolare le sue pecore oltre la statale, nel terreno comunale che arrivava fino al Bosco Grande, mozione che venne respinta, in quanto il Rùs aveva minacciato di bloccare la strada con la sua mandria e allora ci sarebbero voluti i carabinieri…troppe grane, meglio lasciare che le pecore mangiassero l’erba del Comune.
La seconda mozione era una richiesta di autorizzazione per uno spettacolo viaggiante di girovaghi, un piccolo Circo. Venne approvata, anche un Circo era meglio di niente.
La terza era la richiesta del gemellaggio, mozione proposta da Cesco, consigliere di maggioranza.
- Un gemellaggio? E perché?- chiese Toni d’la vigna, della minoranza, abbassandosi gli occhiali sul naso, per scrutare meglio gli occhi chiari del Cesco.
- Forse il consigliere di minoranza non si è accorto che tutti i paesi qui intorno sono gemellati. Noi siamo sempre gli ultimi in tutto. Non possiamo restare sempre indietro. Dobbiamo fare qualcosa per dare lustro ai nostri luoghi.-
- Giusto. Dobbiamo dare lustro alla nostra Patria, ai nostri sacri confini.-
Aveva parlato Tùnin, noto reduce di guerra, che si infiammava soltanto quando sentiva parlare di Patria e sacri confini; a volte dimenticava persino che la guerra era finita, ma la sua figura imponente e salda, come una quercia solitaria, era d’effetto e nessuno avrebbe mai messo in dubbio la sua carica di consigliere.
- E con chi ci dovremmo gemellare?- Chiese il sindaco, il dottor Balzarini, con una sfumatura di compiacimento nella voce; già si vedeva con la fascia tricolore a far bisboccia in chissà quale paese straniero.
- Questo ancora non si sa. Occorre pensarci, la mia è soltanto una proposta, se viene approvata in linea di massima, l’approfondiremo.
La mozione venne messa ai voti e venne approvata, con un solo voto contrario, quello di Toni d’la vigna, che disse di no soltanto perché non voleva essere d’accordo col sindaco, con il quale aveva una vecchia ruggine per questioni di confine.
A dire la verità, il problema di confine l’avevano avuto i rispettivi nonni, ma la ruggine era rimasta, per così dire, in eredità.
Il Cesco uscì dalla sala consigliare felice, il suo paese si sarebbe gemellato.
Ma con chi?
La patata bollente era nelle sue mani, toccava a lui risolvere il problema.
Quel pomeriggio di giugno, il cielo era d’un azzurro chiaro, limpido, ed il sole era caldo ma non opprimente, mentre soffiava una leggera brezza fresca, che sembrava arrivare da lontano,dal cerchio delle Alpi che svettavano alla fine dell’orizzonte.
Cesco prese la strada delle vigne, uno sterrato largo poche braccia che valicava le colline, sinuoso come una biscia d’acqua mentre attraversa uno stagno.
Un passo dopo l’altro, mentre i pensieri s’annegavano nel verde brillante di foglie ed erbe, sfumato lontano con il chiaro del cielo.
E’ facile pensare, in quel mondo, dove i rumori sono leggeri ed il respiro sottile.
Avrebbe chiesto a suo nipote Angelo, un ragazzino sveglio che frequentava la prima liceo.
Imboccò un piccolo sentiero che portava a casa di sua figlia, una casetta nascosta fra le vigne, dove lo sguardo poteva spaziare lontano, quasi fino a Torino.
-Un gemellaggio? Proprio una bella idea. Ma con chi?- gli chiese il nipote, seduto sulla panchina di pietra davanti alla casa, i piedi nudi poggiati sull’erba fresca.
- Puoi aiutarmi? Darmi qualche suggerimento…-
In breve, nonno e nipote, con l’aiuto di carte geografiche e libri, compilarono un piccolo elenco di paesi che avrebbero potuto, per affinità geografiche e storiche, essere gemellati con il loro.
Stavano terminando la meritata merenda, a base di pane, salame, vino e gassosa, quando Marietta, figlia di Cesco e madre di Angelo, intervenne con la sua terribile domanda.
- Ma quanto vi costerà un gemellaggio? Ci avete pensato?-
Non ci avevano pensato.
Ma perché le donne devono sempre, e dico sempre, azzoppare i sogni con la loro praticità? Non che abbiano torto, ma qualche volta dovrebbero soltanto ascoltare. Impossibile, per la loro natura.
- E quanto costerà mai…- Replicò Cesco, ben sapendo di dare la stura all’otre dei venti, e tutti di tempesta.
- Bisogna organizzare il viaggio, e più si va lontano e più costa. Poi, occorre invitare in Italia una delegazione del paese gemellato e accoglierli con una bella festa. Pranzi, cene, colazioni, balli, mica una volta sola. Una o due volte all’anno. Senza contare le spese burocratiche, i regali per le personalità e tutto il resto. Per fare le cose per bene, bisogna spendere.-
Dopo aver pronunciato queste parole, che suonavano a metà fra riprovazione e condanna, Marietta girò sui tacchi e rientrò a far faccende.
Tipico delle donne, gettare sul tavolo i problemi e poi andarsene a far altro.
Non ci avevano pensato.
Nonno e nipote restarono ancora lì qualche minuto, il bicchiere di Dolcetto mezzo pieno in mano l’uno, e quello della gassosa vuoto l’altro, mentre il pomeriggio sfumava i colori d’estate e la brezza leggera ancora agitava le foglie dei pioppi, lontano, sulla pianura del Po.
Cesco si incamminò verso casa, con l’animo gonfio di pensieri.
La visone delle casse comunali vuote non l’abbandonò un attimo e la soluzione al problema pareva molto lontana.


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