Don Giorgio De Capitani, Don Andrea Gallo, Don Lorenzo Milani…

Creato il 09 marzo 2010 da Dallomoantonella

“ in omaggio a un maestro d’eccellenza e a tutti i maestri d’umanità che il mondo civile  ignora e disconosce”

Ho avuto in questi giorni la piacevolissima  scoperta di sentire parlare, e non solo via web, dell’opera  di Don Giorgio  De Capitani;  potrebbe  essere definito  un nuovo esempio di prete scomodo o di prete non allineato  allo standard  del genere e del relativo ambiente clericale. Nella scuola dove lavoro  gli insegnanti ne sono entusiasti, ovviamente non posso generalizzare, mi riferisco solo a un certo genere di docente,  quello che non si formalizza, che non ragiona con i paraocchi, che si sente figlio del suo tempo  e che vive la propria  religiosità  con uno  spirito critico, aperto ed  interiore.

Mi è subito sorto  spontaneo   il parallelismo con altre espressioni  passate o attuali  di apostolato controverso; a tal proposito mi vengono in mente Don Lorenzo   Milani, il prete di Barbiana,  e don Andrea Gallo, il prete dei carcerati e degli ultimi,  fondatore della comunità di San Benedetto.

Entrambi questi tre esempi solitari (ma non troppo) ed eccellenti  di fede cristiana meritano qualche parola specifica e tutta la nostra attenzione  per quello  che hanno saputo e sanno fare e  trasmettere, per quello che hanno lasciato e lasceranno dopo di se’ in eredita’ al prossimo che hanno amato e che amano con tutto loro stessi, nonostante le avversità  del tempo e del luogo in cui hanno operato ed in cui si trovano ad operare.

Vorrei versare la mia attenzione non tanto sugli articoli qui allegati  che parlano già di per sé  in modo ampio  della materia che trattano, ma su quello  che potremmo definire il loro travagliato  rapporto  con le autorità di competenza; non entrerei subito nel merito  diretto  di  Don Giorgio  e di don Andrea, essendo questi ancora viventi  e dunque con una realtà  aperta e passibile di evidenti modifiche  che potrebbero  maturare nel tempo e nella comunità; rimandando queste osservazioni che meritano adeguata considerazione  per il loro impegno civile ad un altro articolo specifico, vorrei qui invece spendere due parole sull’esperienza  di Don Lorenzo   che purtroppo  è  passato alla storia come un  sacerdote  che tutto sommato è stato più apprezzato dalla gente comune che non dalla sua stessa  specie

Leggendo  le epistole intercorse  tra  l’interessato  ed alcuni suoi superiori,  sembra che la posizione  più o meno ufficiale della   Chiesa   verso  questo  nostro  pastore di anime  è stata volta, come si può immaginare, sostanzialmente  alla conservazione di un equilibrio  e di un’immagine di sé stessa che sapesse dare un colpo al cerchio ed un colpo alla botte.

Ossia,

Io Chiesa, madre di tutti i miei figli, non posso esiliare nessuno di essi, ma  per  il bene di tutti e dei molti, devo preoccuparmi delle pastorelle smarrite e di quelle che si potrebbero smarrire;  di conseguenza,  non posso avvallare atteggiamenti  critici e polemici che possono gettare confusione sugli incerti che non mi amano per il loro dubbio o che possono  alimentare  dissensi  nei certi  che già non mi riconoscono.

Se tutto questo può costare  il pianto, il senso di abbandono, lo scoramento  e la sofferenza  di uno dei miei  più speciali  ministri, questo fa parte  dell’economia  generale che guarda al meglio per i più  al costo  del  libero sacrificio dei pochi.

Del resto, questi Interpreti  speciali  della bontà evangelica  sanno  che questo è il prezzo che loro devono pagare; a loro già consola  l’amore  dei loro poveri, dei loro ultimi  che senza esitazione alcuna accorrono alle loro membra,  pienamente  fiduciosi   e  sereni  nello stare vicino al loro maestro…

Che poi questo maestro è di fatto anche maestro  appartenente alla santa Chiesa,  la stessa Chiesa non lo dimentica e non vuole dimenticarlo.”

Può sembrare quello che è,  un discorso cinico  e  feroce,  ma questa è la legge  politica che immancabilmente si ripete nella storia e che viene messa in atto sia dallo Stato che dalla Chiesa, ossia dalle Istituzioni che hanno i loro interessi di lunga memoria    da tutelare  e da garantire per il bene stesso delle generazioni  (così loro dicono)   che verranno dopo le nostre.

Insomma, per dirla in breve,  gli uomini si amano,  la Chiesa e lo Stato  si possono solo  rispettare, e non sempre.

Questa  è la sola magra verità.

come ci salveremo?

per conoscerlo meglio

no all’ignoranza