Don Jon è l'esordio alla sceneggiatura e alla regia nel lungometraggio di uno dei migliori talenti attoriali della Hollywood di questi ultimi anni, Joseph Gordon Levitt che di quel parco di attori americani all'incirca trentenni è una delle punte di diamante.
Se un attore famoso e anche fighetto come lui passa dietro alla macchina da presa sicuramente troverà qualcuno che nutrirà pregiudizi su di lui credendolo il solito raccomandato che ruba il mestiere a chi magari è più dotato di lui. E prima di vedere il film i pensieri che si affollavano nella mia mente erano più o meno questi.
Cattivi pensieri però dissipati dalla visione di un film fresco, sbarazzino e assolutamente non sciocco.
Diciamo che è una commedia sentimentale 2.0 aggiornata ai tempi di internet e dello stravaso ormonale classico del maschietto infoiato in quell'età che va dalla fine dell'adolescenza all'inizio di una vita di coppia stabile e duratura.
Una terra di mezzo descritta brillantemente da Joseph Gordon Levitt che disegna il personaggio di una splendida canaglia palestrata con una passione compulsiva per il porno e per l'autoerotismo in cui indulge anche se ha dei discreti pezzi di gnocca stesi tra le lenzuola di raso scuro del suo confortevole lettone.
Magari i benpensanti lo etichetteranno come uno schifoso maniaco ma in realtà Jon è a suo modo pulito , cristallino, adamantino , dotato di un'innocenza che ha un po' il sapore del paradosso: segue il Dio dei cristiani a cui si appella ogni domenica in gite al confessionale spassosissime ( ed espia i suoi peccati recitando le penitenze mentre si allena in palestra) e segue anche il dio Onan a cui sacrifica la lucidatura compulsiva del proprio attrezzo in nome della libertà sessuale assoluta che viene vagheggiata guardando film porno in cui succede di tutto e di più, in cui l'orgasmo ( simulato il più delle volte) è un qualcosa che viene estirpato dal profondo delle viscere.
Insomma il porno è quel nirvana dove dovrebbe vivere quella parte del suo corpo a cui lui tiene tanto.
Forte di una ciclicità a cui ogni volta aggiunge nuovi succosi particolari ( porno, palestra, pranzo in canotta, chiesa , penitenza, discoteca, acrobazie sessuali nel suo letto con la bellona di turno), Don Jon procede veloce e spedito finchè non entra in scena Scarlett Johansson che con le sue pretese ingolfa la vita di Jon e anche un po' il film.
E devo dire che il suo è un personaggio perfetto: molte donne sono proprio così , pronte a castrare qualsiasi velleità del maschio che hanno al loro fianco nell'ottuso tentativo di crearsi l'uomo perfetto.
E se fosse un film autobiografico? Joseph Gordon Levitt sembra raccontare questa storia con una partecipazione particolare, una cognizione di causa tipica di chi ha vissuto queste cose.
E soprattutto si rivolge ai maschietti invitandoli a riesaminare il loro rapporto con la pornografia, con cui tutti, ma proprio tutti sono venuti a contatto.
Don Jon con la sua ansia di dare votazioni alla metà femminile dell'universo incrociata in una discoteca fa pensare e parecchio a una delle commedie migliori di Blake Edwards, quel 10 in cui Dudley Moore era sconvolto dall'aver incontrato una donna che meritava anche più del voto massimo nella sua personalissima scala di valutazione.
E quella donna era Bo Derek che ha sconvolto molti dei miei sogni adolescenziali.
Per molti dirè una bestemmia, ma perchè son troppo giovani per conoscerla, ma tra la Bo Derek di allora e la Johansson di oggi non c'è proprio gara.
All'epoca era il sogno di tutti che un normotipo come Dudley Moore ( diciamo anche con una bellezza sotto la media, un po'come la sua altezza) riuscisse solo a sfiorare una come Bo Derek.
Altro che Scarlettina nostra.
Delizioso il cast di supporto ( i pranzi domenicali fanno ridere quasi quanto le gite al confessionale) ed esilarante la trovata di far interpretate a Channing Tatum e ad Anne Hathaway il film che Jon e Barbara vanno a vedere al cinema, una commedia sentimentale.
Fatta la tara al sottotesto moralista simboleggiato dal rapporto completo ed appagante con Julianne Moore ( il sesso è meglio se c'è amore e.... grazie al ciufolo...) che riporta Don Jon nell'alveo delle produzioni hollywoodiane rassicuranti dal punto di vista morale, il film di Gordon Levitt può essere anche letto come una parodia di quelle stesse commedie sentimentali a cui si raccorda nel finale.
Ma alla fine non è poi tutto questo gran male...
( VOTO : 7 / 10 )