Abbiamo detto che l’iterazione è il fulcro del film: mostrare il personaggio sempre negli stessi panni, cambiando talvolta un particolare per suggerire il cambiamento interiore che attraversa. Idea pregevole perchè accompagnerebbe l’evoluzione di Jon tanto lentamente da non farcene accorgere. Eppure tra l’idea e l’applicazione c’è della distanza: perchè spesso i passaggi paiono poco oliati, un po’ frettolosi – con la complicità di quell’arma a doppio taglio che è il montaggio rapido. Transizioni più graduali avrebbero giovato al personaggio, che certo non compare frequentemente al cinema; come non compaiono spesso immagini pornografiche di seconda mano, con una funzione diegetica. Avrebbero giovato anche all’interpretazione dell’attore, che trasforma il suo fisico esile e il suo viso angelico in qualcosa di molto più grezzo e gonfio, incarnando un modello opposto a quello di (500) giorni insieme [(500) Days of Summer, Marc Webb, 2009] ma che conserva lo stesso rapporto conflittuale con le donne. In questo caso, la maggior parte della colpa è la sua. Di Porn Jon.
Ecco la recensione su Cinema4stelle.
Paolo Ottomano
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