In un’epoca in cui nell’opinione pubblica si è fatta strada la convinzione che il processo di emancipazione della donna stia volgendo al termine e che si sia ormai prossimi alla totale parità fra sessi, ma che risulta caratterizzata da sempre più frequenti violenti episodi di cronaca nera aventi come protagoniste le donne, appare necessaria una riflessione sull’immagine della donna nella società italiana.
Se è vero che la posizione della donna in Italia negli ultimi cinquanta-sessanta anni (che hanno segnato il passaggio dalla donna moglie-madre-casalinga alla donna moglie-madre-casalinga-lavoratrice, talvolta perfino in carriera) è profondamente cambiata, lo stesso non si può dire dell’immagine della medesima.
Al progressivo e crescente evolversi della figura femminile all’interno della società, reso possibile in parte dalle lotte per l’emancipazione portate avanti dal movimento femminista negli anni ’70 ed in parte dai processi d’industrializzazione e di urbanizzazione (oltre che dalla crescente scolarizzazione), che hanno reso necessario l’ingresso della donna nel mondo del lavoro, non si è, infatti, accompagnato un contestuale mutamento della concezione e dunque anche della rappresentazione della stessa; i “femminicidi”, le quote rosa, l’uso dell’immagine femminile nella pubblicità e nella moda, ne sono la prova.
E’ innegabile che la donna abbia raggiunto, ai giorni d’oggi, l’eguaglianza nei diritti fondamentali ed una sostanziale parità rispetto all’uomo, sebbene permangano delle forti differenze di genere, soprattutto con riferimento alla carriera professionale e alle retribuzioni; è altresì innegabile, però, che nonostante gli importanti progressi compiuti dal “gentil sesso” in termini di affrancamento, l’immagine della donna continui ad apparire stereotipata in negativo.
E’ anche grazie all’uso distorto in negativo dell’immagine femminile che la concezione sessista, arcaica e denigrante della donna quale essere subordinato e mero oggetto di desiderio continua ad imperare nella società:fino a quando la donna non verrà rappresentata semplicemente come un essere umano degno della stessa considerazione e dello stesso rispetto che vengono naturalmente accordati ad un uomo, in ossequio ad una concezione androcentrica del mondo, non sarà neanche lontanamente possibile parlare di “parità concettuale” fra sessi.
Restituire dignità all’immagine femminile:deve essere questo uno degli obiettivi che tutti, uomini e donne, dobbiamo attivamente impegnarci a perseguire se, come è giusto che sia, vogliamo costruire per noi, e soprattutto per le future generazioni, un mondo dove regni un’effettiva parità fra sessi, in cui maschi e femmine siano finalmente considerati esseri umani “diversi ma uguali” e dunque portatori degli stessi diritti.
Articolo di Dalila Giglio.
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