Anche solo rappresentando, secondo quanto riportato nello studio della Fao Le donne, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, il 2 per cento delle terre della loro famiglia, rendono la metà della produzione totale dell’intera fattoria, una su cinque delle quali è gestita da donne. E producono più del 20 per cento del reddito familiare e il 40 per cento del fabbisogno alimentare domestico.
Loro, le donne, al contrario di quanto fanno gli uomini che impiegano il 25 per cento delle proprie entrate per altri scopi, utilizzano quasi tutto il reddito derivante dalla produzione agricola per far fronte alle necessità famigliari. Eppure lavorano molte più ore degli uomini: in Asia e in Africa, per esempio, sono operative per tredici ore a settimana in più degli uomini.
Trasportano più di ottanta tonnellate di combustibile, acqua e prodotti agricoli per un chilometro; gli uomini solo un ottavo di queste quantità, con una media di dieci tonnellate per un chilometro all’anno. Ma questi, per il riconoscimento ufficiale di capi famiglia, sono considerati ‘capi del fondo agricolo’, anche quando le responsabili del lavoro giornaliero e della conduzione del fondo sono le donne. Le quali dedicano un’ora ogni giorno, o quattro quando è necessario, al rifornimento d’acqua indispensabile per cucinare.
Eppure tutto questo non basta per sovvertire la tradizione e le leggi che impediscono loro di possedere la terra. Che, servendo da garanzia, le esclude anche dall’accesso al credito. Senza questo, non possono acquistare materiali essenziali per il lavoro, vedi le sementi, i fertilizzanti e gli attrezzi, o investire nell’irrigazione e nel miglioramento delle terre. Tagliate fuori, se non per un esiguo 5 per cento, pure dai servizi di divulgazione e formazione per imparare a conoscere le nuove varietà delle coltivazioni e le nuove tecnologie: il loro ruolo, nella produzione alimentare, è raramente riconosciuto.
Ma è d’obbligo sapere che l’informazione riveste un potere critico. Per ottenere maggiori e più complete informazioni statistiche sui ruoli e sulle necessità delle donne, dovrebbero essere intraprese azioni per riesaminare i dati esistenti. Sarebbe opportuno utilizzare tecniche come la valutazione rurale partecipata (PRA).Che si basa sulla conoscenza e l’esperienza delle donne, usando strumenti quali il calendario stagionale, i profili di attività giornaliera e le mappe delle risorse familiari e dei villaggi. Così si renderebbe determinante il loro apporto e si eliminerebbero gli ostacoli che le bloccano. Per raggiungere l’obiettivo del Vertice mondiale sull’alimentazione.