Portato a casa ho iniziato la lettura e devo dire di essere rimasta alquanto interdetta. Non capendo bene il senso di quei racconti decisi comunque di arrivare fino alla fine prima di esprimere un giudizio e ragionarci anche un pò in modo da non dare opinioni affrettate.
Per chi non lo avesse letto il libro è composto da numerose storie di viaggio che mettono in evidenza i pericoli che un viaggiatore può incontrare, come anche alcune degenerazioni del turismo stesso come ad esempio il turismo sessuale.
Il primo fastidio è derivato probabilmente proprio dall’associazione dei temi pericoli in viaggio e donne che viaggiano da sole come se quei pericoli toccassero solo delle donne, quando invece, nei racconti stessi, raramente si trovavano donne sole in viaggio.
L’unica donna veramente sola in viaggio ha finito per avere una relazione con un uomo del posto, portata avanti anche a distanza per un breve periodo e poi conclusa, dimostrando palesemente quanto la cosa la toccasse ben poco sentimentalmente. Traviata da quello che mi aspettavo dal titolo devo dire di essermi infastidita a vedermi sbattere in faccia una donna, e una sua relazione casuale, come esemplificazione di una tipologia di turismo che può identificare il sesso femminile ed il suo rapporto con i viaggi.
Sono andata avanti credendo che comunque fosse solo un esempio di tipologia di mentalità di viaggio, ma a questo punto sono scomparse le donne sole…se si esclude la “tipa” che segue un quasi sconosciuto in una zona malfamata di una città dove lui l’ha portata per una nottata di sesso; lei, invece, solo quando vede le baracche sembra diventare abbastanza intelligente da capire che “probabilmente” non era il caso.
Un’altra storia poi mi ha colpito e fatto pensare. I protagonisti in questo caso erano un uomo solo in vacanza, che spudoratamente cerca di rimorchiare, e due donne che si rivelano una coppia. Anche loro, secondo il protagonista maschile, ”Viaggiano da sole” : sì perché sono in giro per il mondo senza un uomo.
Sotto questa accezione ecco che anche io ho viaggiato un bel pò “Da sola”. E pensare che stavo ripiangendo di non aver mai provato questa esperienza come si deve, nel senso di mesi di viaggio in giro per il mondo. Chissà come sarebbe potuta essere definita tra queste pagine una vera donna in viaggio con zaino in spalla che gira per scoprire e vedere posti nuovi, e non per fare sesso?
A parte ogni scherzo, sono più che convinta che tutto il mio astio verso quelle pagine si sia generato da quella associazione pericolosa che ha inserito un titolo sbagliato e totalmente fuori posto ad un contesto di pericoli, maniaci e maiali stupratori di bambini.
Probabilmente con il titolo “Pericoli in viaggio” o “Il marcio del turismo” lo avrei apprezzato molto di più. Forse qualcun’altra tra di voi lo ha letto in modo diverso magari può spiegare anche a me il senso che sembra essermi totalmente sfuggito.
Naturalmente non critico la scrittura ed il lavoro e l’esperienza che c’è intorno, ma se mi ha scatenato negativi pensieri e associazioni mentali qualcosa non va. La mia più che critica letteraria è una condivisione di idee.
Accetto volentieri opinioni anche opposte alle mie, nel frattempo posso dirvi solo che il libro “Donne che viaggiano da sole” non tratta di donne che viaggiano da sole.
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