“Donne di Caravaggio” di Francesca Santucci: le muse di un grande pittore a sostegno del suo credo fortemente realistico

Creato il 18 marzo 2016 da Alessiamocci

“Donne nobili e plebee, benefattrici e di malaffare, composte e rissose, sobrie e dissolute, di potere o sfortunate, queste le donne reali importanti nella vita di Caravaggio, ma altre figure femminili, fra mito, storia, leggenda e religione, ugualmente importanti ritroviamo nella vita del celeberrimus pictor, quelle che nutrirono il suo immaginario e gli ispirarono la composizione dei capolavori che ancora oggi lasciano stupefatti i nostri occhi.”

Che la scrittrice e poetessa napoletana Francesca Santucci abbia una grande passione per la storia dell’arte – in particolar modo per Caravaggio– si evince dall’estrema chiarezza con la quale espone i suoi contenuti, frutto di studi approfonditi. Il lettore potrebbe anche non essere un esperto d’arte, dato che la prosa esce fluida, quasi fosse un romanzo.

“Donne di Caravaggio” (Casa Editrice Kimerik, 2015), col sottotitolo “Sante e peccatrici, nobili e plebee, dame e cortigiane, donne dell’immaginario realisticamente rappresentate e la Prefazione di Piergiorgio Cavallini, rappresenta infatti un utile ripasso per chi ha già avuto modo di apprezzare questo pittore; così come una suggestiva scoperta per chi invece ha delle lacune in materia.

Le figure, intere o riprese nel particolare e rigorosamente a colori, permettono di seguire alla perfezione i ragionamenti dell’autrice.

La presenza femminile, da sempre fondamentale per l’ispirazione degli artisti, anche con Michelangelo Merisi noto come il Caravaggio (1571- 1610) non si esime dallo svolgere la sua funzione, permettendo al pittore di creare veri e propri capolavori, ammirati in tutti i secoli a venire.
L’opera non specula su dicerie o eventi poco edificanti sulla vita dell’artista, ma tratta soltanto fatti rilevanti al fine di parlare del suo genio.

Il saggio di Francesca Santucci analizza nello specifico nove quadri: nove tematiche  “caravaggesche”, organizzate in maniera cronologica. A partire dall’opera giovanile “La buona ventura”, conservata nella Pinacoteca Capitolina a Roma, dove soggetto innovativo è una zingara che finge di leggere la mano ad un giovane, mentre, nell’atto di sedurlo, lo deruba. Per terminare col martirio di Sant’Orsola, dove diventa protagonista incontrastato il colore rosso, quello del sangue. Passando per la Maddalena penitente; Santa Caterina d’Alessandria; la testa di Medusa; Giuditta e Oloferne; la morte della Madonna; il seppellimento di Santa Lucia e Salomè con la testa del Battista.

Ogni tematica offre informazioni scrupolose riguardanti la tecnica, i personaggi raffigurati e l’inquadramento politico-sociale del periodo; facendo un riferimento anche ai “seguaci” del pittore, che proprio a questi quadri si sono rifatti.

L’idea che Francesca Santucci ha voluto dare è di un Caravaggio, in primis, uomo: che trae spunto dalla realtà circostante e, com’è logico, viene ispirato dalla gente che frequenta.

Chi erano le sue modelle? Si è chiesta l’autrice. Fermo restando che Caravaggio voleva ritrarre sempre dal vivo i suoi soggetti, e non si accontentava di disegni preparatori o mere idealizzazioni, frutto della mente. Più semplicemente: chi sono state le donne della sua vita?

Su tutte, Lucia Aratori, sua madre, sostenitrice convinta del suo talento. Costanza Sforza Colonna, la marchesa di Caravaggio, materna e protettrice nei suoi confronti. E poi le cortigiane, le amiche e le modelle. Fra queste, Fillide Melandroni, cortigiana pentita; Anna Bianchini detta “Annuccia”, che morì annegata nel Tevere e il pittore prese a modello ne “La morte della Madonna”. Monica Calvi, “Menicuccia”, ragazza dal carattere turbolento; Maddalena Antognetti, “Lena”, presente negli ultimi quadri romani.

Donne dall’esistenza grama e disagiata, oppure semplicemente infelici o sfortunate, accomunate dal fatto di essere quasi tutte morte in giovane età.

“Donne di Caravaggio” è senza dubbio un’opera interessante e ben strutturata, che sento di consigliare agli appassionati di questo pittore. Un artista alla continua ricerca della verità, che con la sua pittura diretta e i suoi personaggi presi dal quotidiano – su tutto rimangono impresse quelle unghie sporche e così verosimili – ha incarnato più di chiunque altro quel principio di “fedeltà al vero” che lo ha reso immortale.

Le sue modelle erano persone comuni; talvolta delle prostitute scelte per dare il volto a madonne. Lontane dal soggetto sacro tradizionale, forse un po’ blasfeme, ma proprio per questo più vicine al popolo e meglio interiorizzate.

Written by Cristina Biolcati


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