“Sì, praticamente sono stata io a trovare il corpo della donna nel fosso”, esordisce la bidella, ficcanaso, logorroica, pronta al giudizio affilato; dopo di lei, altre donne diranno la propria, cercando la verità o provando a nascondere la parte che le chiama in causa, esponendosi o tentando di celarsi dietro un ruolo, uno status sociale, un cancello serrato o il bancone di un bar. La carabiniera, la figlia, la migliore amica, la giornalista, la volontaria, la vecchia contessa, la bidella, la barista: sono i loro racconti a comporre il puzzle, a far combaciare i pezzi, a guidare il lettore verso la sorprendente soluzione del caso.
Donne informate sui fatti si snoda attorno a una trama lineare e pulita, condotta con mano sicura dall’autore che si diletta nel tratteggiare la fisionomia delle figure femminili dotando ciascuna di un peculiare registro linguistico, di un lessico e di un modo di esprimersi dai tratti distinti e personali. La caratterizzazione dei personaggi tramite il modo di parlare, infatti, è l’elemento di rilievo del romanzo: un espediente letterario sapientemente utilizzato che riesce a sfuggire il rischio del pastiche e dello stile manierato e poco credibile raggiungendo, invece, il risultato di una piacevole varietà, freschezza e complementarità di registri. Un giallo scorrevole e fresco, ironico e commosso quando lo sguardo dell’autore si posa sulla vittima; arguto, intenso, coinvolgente: davvero da non perdere.
Maria Di Piazza
Carlo Fruttero, Donne informate sui fatti, Mondadori, 2006, pp. 196, € 16,50