Donne, intellettuali e università: il terzo numero di Alfabeta2

Creato il 02 novembre 2010 da Pupidizuccaro

Prende forma e diventa sempre più interessante il progetto del “mensile di intervento culturale” Alfabeta2. Argomenti principali del terzo numero sono “Il posto delle donne” e l’ “Allarme Università”. Ma si parla anche del passaggio dalla “pornocrazia alla mignottocrazia, con un bell’articolo di Andrea Cortellessa, di Fiat, di Cina e dell’Expo di Shangai, il tutto corredato da una monografia sullo scultore Arnaldo Pomodoro. Non riflessioni astratte e oziose, non erudizione e citazionismo sterile, ma una discussione esaustiva, informata e approfondita delle tematiche proposte. Un altro bell’esempio di analisi e “intervento culturale” come i mass media – periodici d’approfondimento compresi – non possono fare.

Intellettuali alla carica, dunque, in difesa di quelle istituzioni pubbliche che alimentano e diffondono la cultura. Come l’Università, appunto, che è – come scrive Umberto Eco – “l’unico luogo in cui si può ancora elaborare un sapere che opponga al livellamento verso il basso prodotto dei mass media”. “I mass media – spiega Eco – possono essere informativi per quanto riguarda i fatti ma non per quanto riguarda le interpretazioni dei fatti. I mass media ci dicono (quando dicono il vero) che il tale è morto, che è caduto un aereo, che si è aperta una crisi governativa, ma sono incapaci di interpretare i fenomeni. I mass media captano possono captare la notizia che in un certo laboratorio si studia una certa particella, ma non sono in grado di fornire un’interpretazione adeguata all’evento. Nel campo dei fatti i mass media dicono quello che accade ora, ma nel campo delle interpretazioni dicono al massimo quello che era attendibile vent’anni fa.

In questo scarto di vent’anni, si colloca la cultura prodotta dalle università, dove si discute qualcosa a cui i mass media non sono ancora arrivati. Quando vi saranno arrivati, l’università discuterà già o dovrà discutere di qualche cosa d’altro”.

Da segnalare il folgorante articolo di Letizia Paolozzi sulla condizione femminile in Italia e all’estero:

Negli Stati Uniti se ne sono accorti da tempo. Vi dedicano ricerche, libri, inchieste di giornali. Un dibattito pubblico che afferrasegnali, li accosta, li studia e poi l’annuncio: sì, il lavoro oggi è abitato dalle donne. Sì, un sesso si sta sostituendo all’altro. Sì, è una rivoluzione nel mondo del lavoro. Proprio in questo periodo di acuta crisi economico-sociale, sono le donne la risorsa del futuro.

Succede – inatteso fenomeno – che le imprese con un management al femminile abbiano utili maggiori. Reggono meglio l’impatto della recessione. Naturalmente, nella finanza le leve del comando sono ancora in mani maschili. Però non è questo che conta. Conta che le donne non mollino. Vogliono lavorare. Alle loro condizioni. Pur continuando a correre sessanta ore alla settimana tra ufficio, casa, famiglia.

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