Dopo aver scritto la parola "fine"

Da Anima Di Carta
Anni fa sono stata a Parigi e durante il soggiorno io e mio marito siamo stati a visitare la Torre Eiffel. Lungo il tragitto per arrivare al monumento, man mano che ci avvicinavamo alla meta, avevamo la bizzarra sensazione di vedere la torre sempre più lontana. Forse per effetto della conformazione delle stradine della zona, era netta l'impressione di essere continuamente sul punto di raggiungere il monumento, mentre vedevamo la struttura emergere maestosa tra i palazzi. Allo stesso tempo, più andavamo avanti, più ci sfuggiva e la strada pareva non aver mai termine.
La stessa impressione l'ho avuta scrivendo il romanzo che ho appena terminato. Ho pensato per molto tempo che non sarei mai arrivata alla conclusione, come se il finale si sottraesse man mano che mi ci avvicinavo. Eppure, poi l'ho raggiunto, a un certo punto ho visto con gli occhi della mente l'ultima scena e non ho dovuto fare altro che descriverla. Ancora quasi non riesco a crederci.
Non so come ci si dovrebbe sentire dopo aver messo la parola "fine". Euforici? Sollevati? Soddisfatti? Non provo niente di tutto ciò, forse perché questo romanzo è stato particolarmente costoso in termini di tempo e di impegno, visto che è frutto di una riscrittura totale rispetto all'originale di anni fa. O forse per ragioni più profonde, legate a un certo scoraggiamento personale, al timore di non trovare mai per questo romanzo una degna "casa". O forse per l'inconscia paura di tagliare quel legame sottile ma profondo che si è creato con i personaggi e con le loro vicende.
Concludere la storia, insomma, è sempre un momento carico di tristezza e dubbi. Bisogna affrontare il fatto che il romanzo a cui hai dedicato tempo, passione e pensieri, non ti apparterrà più, che dovrai in qualche modo lasciarlo libero di trovare una sua strada nel mondo.
Per come la vedo io, iniziare un romanzo è molto più facile. Ci sono tante promesse in un incipit, c'è l'entusiasmo e la curiosità di scoprire cosa accadrà, il desiderio di creare e conoscere i protagonisti, di accompagnarli nelle loro avventure. Proprio ieri leggevo questo post di ScrivereÈvivere a proposito dell'inizio di un romanzo.
Nonostante l'entusiasmo e l'amore per la storia, però, arrivare alla meta a un certo punto sembra un'impresa impossibile. O almeno io l'ho vissuta così, e solo la volontà di andare fino in fondo mi ha sorretto nell'ultimo periodo. Dopo tanto peregrinare, i miei due protagonisti meritavano un finale!
Comunque sia, l'esperienza di questo romanzo è stata importante, mi ha insegnato moltissimo, è stato un viaggio di valore di per se stesso. E, al di là di tutte queste melense riflessioni, c'è per fortuna qualcosa di molto concreto che mi terrà occupata per parecchio e che affronterò presto: la revisione dell'intero testo.
In realtà questo post voleva essere soprattutto l'annuncio della serie di post che scriverò prossimamente e che riguarderanno per l'appunto il revisionare un romanzo. Le richieste di parlare di questo argomento sono sempre state tante, ma ho sempre rimandato perché non credo di essere in grado di insegnare a qualcuno a farlo. Però posso raccontarvi come lo farò io, con la speranza che ciò possa essere utile a qualcuno.
Insomma, il distacco vero e proprio è ancora rimandato e la fine di questo viaggio in realtà è solo l'inizio di un altro, prima che poi inizi il tragitto più impegnativo, quello della ricerca di un editore... ma è meglio che non ci pensi.
E voi come vivete la fine dei vostri romanzi?
Anima di carta


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