"L'eredità di Chernobyl però continua a pesare notevolmente in Europa. Uno studio appena concluso del National Cancer Institute statunitense ha osservato che i casi di cancro alla tiroide in coloro che negli anni di Chernobyl erano bambini continuano a manifestarsi a distanza di 25 anni senza particolari flessioni. Secondo Elisabeth Cardis,
del Centro di epidemiologia ambientale dell'Università di Barcellona, i casi di tumore conseguenti all'incidente potrebbero arrivare a 25 mila entro la metà del secolo. Quanto all'Italia, il tributo sanitario pagato al nucleare sovietico si confonde nel calderone delle altre fonti, dal radon all'inquinamento atmosferico ed è impossibile quantificarne gli effetti sanitari.
Per quanto riguarda la nube giapponese, i tecnici annotano che la paura istintiva delle radiazioni e l'incertezza sui loro effetti a basse dosi sopravanzino il loro reale impatto sanitario, almeno alle nostre latitudini. "La dose di radioattività assorbita sopra la quale si osservano effetti statistici sui tumori è di 100 milliSievert all'anno", spiega Sandri: "Mentre i danni acuti da vero e proprio avvelenamento da radiazioni si cominciano a riscontrare sopra i 500 millisievert. Tuttavia questo non significa che sotto i 100 non vi siano effetti. Probabilmente ci sono ma molto inferiori".""Se i più austeri tendono a ridimensionare i danni da basse dosi, sono però molti epidemiologi a pensare che anche concentrazioni modeste di radiazioni possano essere responsabili di leucemie e altri tumori. Il National Research Council statunitense stima che a una dose di 100 mSv vi sia un caso di tumore ogni 100 abitanti, e altri 42 casi da altre cause. E che a dosi minori il rischio tumorale decresce. Ma non sembra esserci una soglia di sicurezza assoluta. Al punto che alcuni studi avrebbero documentato un eccesso di leucemie nei bambini che vivono nei dintorni delle centrali nucleari in Europa."Articolo - L'Espresso