Lascia sconcertati lo striscione anti-Saviano che campeggiava di fronte al tavolo della presidenza della municipalità di Scampia. Il tema in questione era il “no” alle riprese della fiction televisiva “Gomorra”, ma l’iniziativa promossa da un certo Alfredo Giacometti del Movimento Lavoratori Italiani e dal presidente della municipalità, Angelo Pisani, si è trasformata in una sorta di referendum su Roberto Saviano colpevole, a loro dire, di aver “imbrattato” l’immagine di Scampia. Ora, a parte il fatto che quel quartiere-città-fortilizio lo conosciamo molto bene, e possiamo assicurarvi che la colpa di ciò che è, non è imputabile a Saviano, sconvolge che chi combatte la camorra diventa improvvisamente il male, e se chi combatte la camorra è il male, la camorra cos’è se non il bene? Sembra un calembour, ma non lo è. È il modo ormai stranoto dei fiancheggiatori delle mafie, di gettar fango su chi prova a contrastarli. Ricordate Totò Cuffaro? “La mafia esiste perché l’ha creata l’Anti-mafia”, disse al Maurizio Costanzo Show. E quindi, se la mafia esisteva, la colpa era di Paolo Borsellinoe di Giovanni Falcone che la combattevano. Facili e scontate le assonanze con il verbo di Silvio: “se esistono gli evasori fiscali è perché le tasse sono troppo alte”; “se la magistratura è un problema, la colpa è dei giudici”; “se gli uomini pagano le donne è perché le donne che gliela danno, vogliono essere pagate”. L’abilità dei berluschini nel rigirare la frittata pro domo loro, è quasi pari a quella di Brunetta nel dare alla Germania la colpa della crisi in Italia: inverosimile. Ma tutto questo non è servito alla premiata ditta Santoro&Co. per stanarlo tanto che, ancora ieri, i fans del Cavaliere facevano la fila davanti Palazzo Grazioli, per complimentarsi con lui per la vittoria (un ko tecnico alla decima ripresa) a Servizio Pubblico. Secondo le chiavi di lettura dei destri, insomma, Silvio ha stravinto il confronto televisivo con il suo nemico giurato, che non è riuscito a smascherarlo manco un po’. Alla fine, rivelatrice di quanto accaduto da Santoro giovedì sera, è la vignetta di Vauro nella quale sia lui, che il conduttore, apparivano contagiati dai nei di Vespa. Il passaggio da Santoro ha ringalluzzito Silvio come e quanto una overdose di Scapagnini Pill's. Gli ha ridato una fiducia nuova e la consapevolezza che, ebbene sì, il Quirinale non è poi così lontano. Il ragionamento di Silvio è semplice. “C’è la possibilità – dice lui – che alle elezioni, il Pdl e la Lega riescano ad avere la maggioranza al Senato. L’Ohio-Lombardia è con me. A quel punto il Pd sarebbe il padrone della Camera e noi del Senato, con Monti fuori dai giochi. A Bersani, una eventuale alleanza con il Professore non servirebbe a niente, se non a cedergli la presidenza del Consiglio senza peraltro risolvere il problema della nostra maggioranza al Senato. Allora, con chi conviene allearsi a Bersani se non con me? Sarebbe un patto contro natura, è vero, però lui potrebbe fare il Premier e io il Presidente della Repubblica e fanc*o, per l’eternità, i miei carichi pendenti, i miei processi, le quasi sicure condanne”. Per onor di cronaca, va detto che su Silvio pendono tre verdetti al 99 per cento di colpevolezza: il processo Ruby, quello Unipol-Bnl e quello dei Diritti tv. L’unico modo che ha per non dissanguarsi ancora in appelli e parcelle milionarie agli avvocati, è assicurarsi l’impunità assoluta, almeno dal punto di vista politico. Quale soluzione migliore del Quirinale? Sette anni di immunità e poi senatore a vita. La svolta definitiva del passaggio di Silvio sulla terra. Andateci cauti con le risate. A noi, da ridere, non viene affatto.
Dopo il ko a Santoro, Silvio ri-punta al Quirinale
Creato il 13 gennaio 2013 da Massimoconsorti @massimoconsortiPossono interessarti anche questi articoli :
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