La differenza tra le due cartina è che molti paesi che facevano parte della galassia comunista oggi sono nell’UE. Una trasformazione iniziata in una data precisa: 9 novembre 1989, il giorno della caduta del muro di Berlino. Con la sua distruzione, crolla anche la “cortina di ferro” che contrassegnava le due Germanie e le due Europe. In brevissimo tempo entrano nell’UE la Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Slovacchia, Lettonia, Estonia e Lituania. Nel 2007 Romania e Bulgaria e infine la Croazia nel 2013. Nel 2014 anche l’Ucraina ha firmato il trattato di assegnazione politica, un passo fondamentale per la sua entrata, che dovrebbe avvenire nel 2017.
Per parlare della complessa storia che va dalla caduta del muro all’entrata dei paesi un tempo appartenenti al blocco orientale, ci accompagna in studio, il professore Giovanni Sabatucci, storico dell’età contemporanea. ” Per 40anni e più, noi che abitiamo in questa parte del mondo abbiamo parlato molto di Unione Europea, in realtà ci riferivamo a metà Europa, cioè quella occidentale, dando per scontato che l’altra fosse come perduta alla democrazia. Poi tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 gli eventi quasi miracolosi, culminati nella caduta del muro ha aperto nuove prospettive. Da allora è stato tutto un accorrere delle nuove democrazie orientali e il processo si è compito in pochi anni. Significa che quell’Europa che a noi, spesso appare come una gabbia, per quei popoli, era ed è, un traguardo e una garanzia contro un ritorno al passato”.
Il crollo del comunismo nei paesi dell’Europa centrale e orientale, iniziato in Polonia e Ungheria e simbolizzato dalla caduta del muro di Berlino è stato un evento storico che ha cambiato completamente la faccia dell’Europa. Dopo oltre 40ani di divisione, la fine del bipolarismo tra Oriente e Occidente ha innescato un processo di unificazione che, partendo dalla Germania, ha influenzato l’intero continente.
Per capire questo processo bisogna tornare agli inizi degli anni ’80. Il colosso sovietico, guidato dal quesi 76enne Breznev, entra in un vicolo cieco. Il paese sta per crollare. Mosca spende più del 25% del suo Pil in armamenti. Cifra insostenibile per un paese in piena stagnazione. L’Urss è una macchina arrigginita che non è più in grado di concorrere contro le forze occid
Improvvisamente implode e il quadro cambia rapidamente. Gorbaciov segna il cambiamento. Con la “Perestroika”, molta gente impaziente comincia a protesatre e manifestare apertamente. Nell’89 l’Ungheria e la Cecoslovacchia aprono le frontiere con l’Austria, di conseguenza migliaia di tedeschi dell’est affollano le ambasciate di Praga e Budapest per ottenere il lasciapassare e l’impenetrabile “cortina di ferro” viene scalfita. A Berlino si inneggia a Gorbaciov. Quel grido è un segnale. Il regime risponde con la polizia ma la gente oramai è intenibile. Il giorno 9 è la volta del muro che sotto i colpi dei berlinesi crolla. I tedeschi, separati dal 1961 iniziano a mescolarsi. L’incubo della divisione Est/Ovest cade per sempre. Le due Germanie si possono vedere e toccare. Da allora ad uno ad uno, nuovi paesi si affiancano alla democrazia europea, cambiando gli equilibri politici di tutto il mondo.
Storicamenete i grandi passaggi rivoluzionari, si consumano sempre perchè il sistema collassa, dando origine ad un cambiamento.
Speriamo solo che l’attuale crisi non produca altre dannose spinte antieuropee e xenofobe, come quelle avvertite in questi ultimi tempi che, forse altro non sono, che la paura di non essere in grado di gestire il fenomeno di una “grande Europa”, autorevole, solidale, r