Del resto cosa ci si potrebbe aspettare da una riforma concordata da Silvio e Alfano, da Casini e Fini e da un Pd che deve attaccarsi come una cozza al bipartitismo per sopravvivere, visto che non gli è riuscito di vivere? Infatti dentro gli accordi che vengono contrattati, l’ipocrisia si taglia col coltello, anzi è talmente dura che per spezzarla occorre il martello come accadeva una volta per le mattonelle di cioccolato fondente. Così il progetto in incubazione non risolve alcuno dei problemi posti dal porcellum, anzi li aggrava mentre finge di portarvi rimedio e di aderire alle pressanti richieste di un elettorato che pretende di non essere escluso dalle scelte e di non voler essere trattato come gregge da urna.
La “porchetta” che i tre partiti del montismo stanno mettendo a punto è un capolavoro, una zattera della medusa per un ceto politico allo sbando: non reintroduce la scelta diretta del parlamentare da parte degli elettori che era un tema ineludibile di qualsiasi riforma elettorale, visto anche lo straordinario degrado cui si è giunti con il Parlamento dei nominati. Non rinuncia alla personalizzazione volgare e demagogica della campagna elettorale, permettendo ai leader di mettere la loro faccia sulla scheda, ma riserva ai partiti la scelta del presidente del consiglio dopo le elezioni. Propone uno sbarramento intorno al 5% , in maniera da catalizzare il voto sulle formazioni maggiori, ma non rinuncia al premio di maggioranza per il primo partito e anche per il secondo, fondendo così due sistemi alternativi e antitetici per rendere più forti le maggioranze, al fine di salvaguardare un bipolarismo della debolezza e dello sfascio. Però lascia il diritto di tribuna, cioè di una simbolica rappresentanza parlamentare delle formazioni escluse: il che detto brutalmente ha poco significato politico, ma è un sostanzioso “dono” di rimborsi elettorali che si dice di voler “controllare”.
E’ fin troppo chiaro che siamo di fronte a una sorta di riforma che tenta di salvaguardare un bipolarismo degli apparati e dei padroni, in modo anche più netto del Porcellum, senza dichiararlo. Teoricamente non obbliga ad alleanze e coalizioni inamovibili, ma di fatto, per effetto sinergico dello sbarramento e dei premi di maggioranza ai due partiti maggiori, congela la situazione, ammutolisce e minimizza ogni possibile e vera opposizione politica, mentre lascia spazio ai giochi di sponda e ai ricatti del terzopolismo.
Questo sarebbe niente se non si avessero in mente in contemporanea anche manomissioni costituzionali che passano attraverso il monocameralismo, l’aumento dei poteri del presidente del consiglio e lo svuotamento della fiducia. Così le maggioranze sarebbero di fatto inamovibili per 5 anni. Maggioranze di di nominati con tutto ciò che comporta e che abbiamo visto negli ultimi anni.
Di tutto questo però non si parla, il Paese alle prese con le fumisterie dello Sfascia Italia lascia che una decina di persone al massimo mettano in piedi una costruzione destinata a perpetuare la politica e i metodi che conosciamo, di fatto un’oligarchia che al di là del rito delle urne, svuota di ogni potere i cittadini. E non stupirà apprendere che l’intenzione è quella di approvare la golosa ”porchetta” con una maggioranza bulgara che eviti persino la possibilità di un referendum, almeno in questa legislatura. Il gattopardismo che questo progetto esprime, è la migliore risposta della classe politica alle buone intenzioni dichiarate e alle promesse di un’autoriforma del sistema: la costruzione di una mega scialuppa di salvataggio, mentre la nave Paese affonda.