Dopo l’incidente a Cecilio, come siamo messi in Italia? Intervista a Leo Colavita del Team La Venta

Creato il 21 ottobre 2014 da Andrea Scatolini @SCINTILENA

Meno di un mese fa abbiamo assistito al recupero di Cecilio, uno speleologo madrileno, infortunatosi in una grotta situata in una località remota, difficile da raggiungere sulle Ande, in un paese, il Perù, che non ha molte organizzazioni speleologiche e dove non esiste il soccorso, così da Madrid gli speleologi sono partiti a recuperare il loro amico, con spese molto elevate che sono state coperte grazie alla solidarietà internazionale degli speleologi che hanno versato donazioni in favore dei soccorritori, altrimenti la federazione madrilena sarebbe andata fallita.
Di fronte ad un simile problema, ogni speleologo lungimirante o curioso si chiederebbe come siamo organizzati in italia, e se lo dovrebbe chiedere qualsiasi partecipante ad una delle spedizioni internazionali che sempre più frequentemente partono dall’Italia verso paesi in cui una speleologia non ancora sviluppata può offrire ancora grandissime occasioni di esplorazione e di scoperta.

Noi di Scintilena lo abbiamo chiesto a Leonardo Colavita, speleologo che da anni partecipa alla vita del team la Venta.

Quale tipo di copertura assicurativa viene stipulata per la partenza di una spedizione con La Venta?
L: Chiunque partecipi ad una spedizione di La Venta, socio o meno che sia, speleologo o no, deve essere assicurato. E noi chiediamo che abbia l’assicurazione garantita dall’essere iscritto alla SSI. In particolare quella per i soci sostenitori (140 euro annui su base dell’anno solare). Questa in particolare assicura il recupero e le spese mediche anche all’estero.
Fino a poco tempo fa accettavamo anche altre coperture assicurative, ma la difficoltà di capire bene cosa coprono effettivamente ci ha fatto decidere per l’uniformità. Almeno in questo modo bisogna conoscere bene un solo contratto e avere un solo referente.
Anche eventuali partecipanti non speleologi, che spesso sono utili alla spedizione in quanto studiosi di ambiti particolari devono avere la stessa copertura.
Senza se e senza ma. Se non si ha questa copertura non si partecipa.

In caso di incidente avete rapporti e convenzioni con i servizi di soccorso locali?
L: Normalmente, almeno per quanto riguarda La Venta, ci si muove sempre a seguito di contatti o accordi con autorità locali. Siano esse Enti Parco, Ambasciate, Ministeri, Università o comunque Enti Locali.
Questo assicura un certo margine di sicurezza. Essere in un Paese straniero senza che nessuno ne sappia nulla spesso può portare a fraintendimenti e ritardi nel far capire cosa si sta facendo li. Con conseguenti ritardi nell’allertamento dei soccorsi.
Non abbiamo invece quasi mai rapporti diretti con servizi locali si soccorso organizzato. Semplicemente perché nella maggior parte dei casi non esiste in quei posti. L’unica Nazione dove c’è rapporto è il Messico dove, anche grazie proprio al lavoro fatto in questi anni da noi e da altri speleologi che li hanno operato, inizia ad esserci un soccorso speleologico organizzato (con il quale siamo anche in contatto per fornire il nostro punto di vista su specifiche tecniche). Inoltre sempre in Messico da vari anni stiamo portando avanti l’addestramento della Protezione Civile anche in situazioni che richiedano l’uso di tecniche speleologiche.
Anche il fatto di avere quasi sempre un medico in spedizione aiuta. Diventa molto più semplice mettersi in relazione con le autorità sanitarie locali visto che parlano la stessa “lingua”.
Infine quasi tutti i soci ed i partecipanti alle spedizioni sono, o sono stati, tecnici del CNSAS ed anche di primo livello. Ed anche avere sempre con noi materiali da soccorso ci da una sufficiente garanzia di primo intervento immediato. In alcune spedizioni non esitiamo a portarci dietro perfino la barella.

La copertura assicurativa che stipulate copre anche le spese di soccorso estremamente pesanti o solo le spese mediche?
La copertura prevede 8000 euro ad infortunato per il rimpatrio e 20000 euro per le spese di soccorso. Assolutamente insufficienti per un reale soccorso all’estero come l’incidente in Perù ha dimostrato.
Di sicuro questo andrebbe tenuto presente in occasione di una eventuale rimodulazione della polizza da parte della SSI.
Ovviamente se dovesse muoversi il soccorso italiano i costi sarebbero coperti dal CNSAS e dallo Stato italiano. Basta vedere quello che è successo per il soccorso in Germania.
Ciò non toglie che la mia idea di creazione di un fondo internazionale di prima emergenza che poi potrebbe essere reintegrato una volta che intervengano i governi permetterebbe di non dover attendere le lungaggini burocratiche che un soccorso in un paese straniero per forza di cose prevedono.
Infine credo che il CNSAS dovrebbe iniziare a pensare di appropriarsi di strumenti e conoscenze adeguate per quanto riguarda la parte logistica di un intervento del genere. Le immense capacità tecniche potrebbero venire compromesse da cose banali come la non conoscenza della lingua del posto o il non essere abituati a viaggi con spostamenti non convenzionali.

Grazie Leonardo!


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