Definita come “la più bella del mondo”, la Costituzione italiana diventa protagonista sul palcoscenico televisivo grazie alla performance dell’artista toscano, Roberto Benigni. In maniera sanguigna e animosa ne rispolvera significato, padri ideatori, coesione grammaticale, formale, sostanziale e slancio solidale ricordando che l’apertura della nazione italiana alla partecipazione internazionale era presente sin dai tempi in cui essa veniva concepita. Una lezione che ha coniugato satira politica, attualità e contenuto dei principi costituzionali designati non solo come volano di crescita civile e politica ma anche come futuro che ci si appresta a scrivere. Essa dovrebbe attingere nuova linfa e fiducia sia dai solidi orientamenti che dai chiari contenuti giuridici alla base della Repubblica italiana, che ancora oggi rivelano slancio innovatore. Benigni parla del lavoro, un lavoro che non distingue homo faber da homo laborans, ma che ne sottolinea sostanza e impegno, della laicità dello stato, della tutela del patrimonio artistico, delle minoranze linguistiche, del principio di uguaglianza, l’equilibrio tra diritti e doveri civili, del ripudio della guerra, costruendo una visione tra passato e presente e rispolverando quel movimento di slancio e positività che Pertini, De Gasperi, Nenni, Saragat, Moro, Togliatti, Calamandrei, Sullo, Turco, Treves e tante altre personalità del tempo avevano costruito insieme pur nelle loro distanze ideologiche e di formazione.