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Dopo otto anni l'orrore di Dubrovka arriva alla Corte Europea

Creato il 24 ottobre 2010 da Matteo

Il memorandum Moskalenko

Il “Nord-Ost” alla Corte di Strasburgo: ci sono voluti otto anni alla Russia per rinunciare al principio “non facciamo trattative con i terroristi”

Il 23 ottobre 2002 nel Centro Teatrale di Dubrovka andava in scena il primo musical russo, “Nord-Est” [1]. Nella sala c'erano più di 900 persone. Quasi tutte si trovarono in ostaggio di quaranta terroristi ceceni, che senza ostacolo misero in atto uno dei maggiori atti terroristici nella storia della Russia.

Nella notte tra il 25 e il 26 ottobre fu presa la decisione di compiere un blitz. E' noto che del quartier generale facevano parte il vice-capo dello FSB [2], il generale Viktor Proničev e il capo dell'amministrazione presidenziale Aleksandr Vološin. Dal quartier generale giunse l'ordine di compiere un blitz con i reparti del CSN [3] dello FSB, che era comandato dal secondo vice-capo dello FSB, il generale Aleksandr Tichonov.

L'operazione di forza cominciò con l'immissione di gas dal sistema di ventilazione. Ancora non è nota l'ora precisa in cui il gas cominciò ad entrare nella sala con gli ostaggi. La formula del gas stesso è tenuta ancora segreta. E' noto che il gas era composto di sonniferi pesanti a base di Fentanil (viene usato in campo medico per le anestesie). E' noto anche che, se usata in breve tempo e in sovradosaggio, questa sostanza ha un esito letale ed è particolarmente pericoloso per persone che si trovano sedute.

Non è nota l'ora precisa di inizio dell'operazione di forza per l'eliminazione dei terroristi. Parte degli agenti del CSN dello FSB penetrò nella sala attraverso un gay club che era aperto nel territorio del centro teatrale. Dalle videocamere è stata registrata solo la comparsa degli uomini dei corpi speciali nel foyer del centro teatrale alle 6.22 di mattina. E' noto che durante il blitz anche gli uomini dei corpi speciali rimasero intossicati, tuttavia nessuno di loro è morto per effetto del gas.

E' noto anche che i terroristi con almeno venti minuti di anticipo notarono l'immissione del gas e la identificarono come tentativo di blitz, ma non fecero esplodere gli ordigni esplosivi e le cinture degli shahid [4] e neanche ci furono tentativi di fucilazione di massa degli ostaggi. Gli ostaggi videro che alcuni terroristi (le šachidki [5]) perdevano conoscenza per effetto del gas.

In conseguenza dell'operazione speciale tutti i terroristi, perfino quelli che si trovavano in stato di incoscienza, furono fucilati (fra l'altro con un colpo di grazia [6] alla testa).

Il quartier generale progettò l'operazione speciale per l'eliminazione dei terroristi fin nei minimi dettagli. Il quartier generale non aveva un piano per il salvataggio degli ostaggi. Morirono 129 persone.

Le autorità definirono il blitz del Centro Teatrale di Dubrovka “un'operazione brillante”. Le indagini per il procedimento penale sul “Nord-Ost” stabilirono che la morte degli ostaggi avvenne in conseguenza di una combinazione di molti fattori, in primo luogo per le malattie croniche degli ostaggi stessi, aggravatesi in conseguenza della disidratazione, della mancanza di cibo e dello stress. L'operazione di salvataggio fu riconosciuta efficace, nonostante che nei materiali del caso sia stata registrata la mancata fornitura di qualsiasi aiuto a 73 dei 129 ostaggi morti. Senza richiedere (tutto l'archivio dello FSB sul “Nord-Ost” fu distrutto subito dopo l'operazione speciale) e senza studiare i dati sulla composizione del gas e sul suo effetto sull'uomo, gli inquirenti fecero una conclusione definitiva: il gas non era la causa di morte dei 129 ostaggi.

Dopo il “Nord-Ost” in forza di ordini segreti del presidente Putin furono premiati degli uomini delle strutture armate. Tra questi divennero Eroi della Russia il generale dello FSB Proničev, il generale dello FSB Tichonov e anche il non identificato creatore della formula chimica del gas non identificato, pure agente dello FSB.

Gli ex ostaggi e i parenti dei morti crearono l'organizzazione “Nord-Ost” e trovarono degli avvocati. Gli interessi di un gruppo di quelli del “Nord-Ost” sono rappresentati da Karinna Moskalenko e Ol'ga Michajlova, quelli di un altro da Igor' Trunov e Ljudmila Ajvar.

All'inizio del 2003, dopo aver ricevuto la disposizione sul rifiuto di aprire un procedimento penale contro i membri del quartier generale, i soccorritori e i medici e aver fatto appello contro di loro nei tribunali russi, gli istanti di Moskalenko e Michajlova decisero di rivolgersi alla Corte Europea.

La stessa decisione fu presa nell'agosto 2003 anche dai 57 istanti di Igor' Trunov e Ljudmila Ajvar. Fino a quel momento Trunov e Ajvar avevano cercato senza particolare successo di ottenere in tribunale dal governo della Federazione Russa e dalle autorità di Mosca un risarcimento soddisfacente per gli ex ostaggi e i familiari dei morti.

Il procedimento penale per il “Nord-Ost” per molto tempo è stato portato avanti praticamente in orgogliosa solitudine dall'inquirente Kol'čuk. Il procedimento non è mai giunto comunque a un tribunale russo. L'inchiesta non ha trovato un solo colpevole della morte degli ostaggi (tranne i terroristi uccisi).

Fino al 2007 la Corte Europea ha mantenuto il silenzio. Nel 2007 fu esaminata la denuncia di Igor' Trunov. Peraltro la stessa Corte Europea propose agli istanti di Trunov di presentare istanza per la violazione degli articoli 2 e 3 della Convenzione Europea. Questi articoli sono considerati i più “pesanti” alla Corte di Strasburgo. La Corte di Strasburgo, ricorda, esamina le istanze sulle violazioni dei diritti dei propri cittadini da parte DELLO STATO [7]. In questo caso la Corte Europea già nelle fasi iniziali ha visto nel caso del “Nord-Ost” indizi di violazione da parte dello stato del diritto più importante – il diritto alla vita.

Per il governo della Federazione Russa, che da una parte ha usato i grandi atti terroristici per motivare riforme antidemocratiche (introduzione della censura, abolizione delle elezioni, inasprimento legislativo), dall'altro non ha indagato un solo atto terroristico come quello del “Nord-Ost”, la reazione della Corte Europea alla denuncia di Trunov fu un primo avvertimento.

Il secondo avvertimento è stato il collegamento alla denuncia preparato dal centro di Karinna Moskalenko. In qualità di terzi Karinna Moskalenko ha coinvolto esperti internazionali nell'ambito dell'applicazione delle leggi antiterroristiche. Moskalenko partiva da una semplice premessa: gli atti terroristici non sono una disgrazia solo della Russia, anche altri paesi si sono scontrati con la pratica della presa di ostaggi. La tendenza mondiale in questa sfera è questa: l'uso della forza in simili situazioni dev'essere rigidamente motivato dal concetto di “estrema necessità”, regolamentato dalla legislazione nazionale (in mancanza della quale bisogna guardare alle norme e alla pratica internazionali). Importante! In tali situazioni non si possono rifiutare le trattative con i terroristi né introdurre questo principio nella legge non scritta.

E' ben noto che noi non conduciamo trattative con i terroristi. Questo è il principio proclamato da Putin. Questo stabilisce in modo molto discutibile le priorità dello stato – è più importante uccidere i terroristi e non salvare le persone. In questo modo ogni ostaggio cade a fronte della difesa della Costituzione.

Quanto è legale il “principio di Putin”?

Questa è la domanda principale che pone alla Corte Europea il caso del “Nord-Ost”.

La formula del gas e chi precisamente dette l'ordine del blitz sono domande concrete su un atto terroristico concreto. E' già assolutamente chiaro che il governo russo non considera assolutamente possibile togliere il segreto da questi dati.

A Beslan non ci fu gas e non ci furono le sue conseguenze, ma rimase lo stesso principio. Riprodotto in forma ancora più pesante.

E adesso la questione della legalità del principio stesso è venuto fuori in tutta evidenza.

Impedire alla Corte Europea di rispondere a questa domanda non è tra le competenze del governo russo.

Ai primi di novembre di quest'anno finirà l'ultima – competitiva – tappa dell'esame della denuncia sul “Nord-Ost” e la Corte Europea giungerà a scrivere la sentenza.

Da aprile (momento del riconoscimento della denuncia sul “Nord-Ost” come da accogliersi) la Corte Europea è divenuta mediatrice del dialogo che finalmente ha luogo tra le vittime del “Nord-Ost” e il governo russo. Questo dialogo è scritto, è uno scambio di risposte a 58 domande eccezionalmente dure che Strasburgo ha posto alle parti in causa. Gli istanti, cioè le parti lese, hanno risposto a queste con la massima meticolosità. Il governo russo è sfuggito alla maggior parte delle domande dirette.

Purtroppo gli istanti e i loro avvocati non possono rendere note le domande di Strasburgo, poiché su richiesta del governo russo la Corte Europea ha introdotto un regime di riservatezza – una misura senza precedenti per la Corte Europea per i Diritti Umani.

Ma il fatto che il governo russo abbia rinunciato essenzialmente al rigido principio “non conduciamo trattative con i terroristi” non rientra nel regime di riservatezza.

E il governo russo ha effettivamente “fatto un rifiuto”. Questo è successo dopo che è stato approvato e pubblicato un memorandum comune, che, su richiesta di Karinna Moskalenko, hanno preparato la “Commissione internazionale dei giuristi” e l'organizzazione Interights, influenti organizzazioni di esperti accreditate presso l'ONU e il Consiglio d'Europa.

In questo memorandum si analizza dettagliatamente, sull'esempio della pratica internazionale quando, in quali condizioni e in che modo il governo può applicare una soluzione di forza in caso di presa di ostaggi.

A pagina 7 del memorandum è scritto chiaramente: “Il metodo di forza per la liberazione di ostaggi dev'essere l'ultimo tra i metodi provati per risolvere la situazione. Devono essere usate tutte le alternative possibili alla forza e se questo non viene fatto, questo va trattato come una violazione del diritto alla vita.

I principi fondamentali dell'Organizzazione delle Nazioni Unite prescrivono ai rappresentanti delle strutture armate ufficiali di usare metodi non violenti nell'esecuzione degli ordini [di blitz] prima di aprire il fuoco. Il principio 20 obbliga lo stato a provare tutte le alternative non violente a disposizione, inclusa la regolazione pacifica, i tentativi di convinzione, le trattative, l'intermediazione e anche altri mezzi tecnici per limitare l'uso della forza. In caso di presa di ostaggi le autorità hanno l'obbligo di condurre trattative fino al pieno esaurimento delle possibilità e di applicare altre soluzioni tattiche per ottenere la massima sicurezza per gli ostaggi e la loro sicura liberazione.

Se allo stato non è riuscito compiere passi adeguati per trovare una soluzione pacifica, lo stato in questo modo viola il diritto alla vita…”

Ho chiesto a Karinna Moskalenko come hanno reagito a questo le autorità.

Karinna ha risposto: “Per me è evidente che il nostro governo ha preso conoscenza di questo memorandum e ha capito il suo significato per il caso del “Nord-Ost” a Strasburgo. Perché dagli argomenti del governo è scomparso il principio “noi non conduciamo trattative con i terroristi”. Invece che a questo le autorità hanno preso a rimandare al fatto che le trattative con i terroristi sono state comunque condotte*. Ma noi non riconosciamo ciò, in quanto le trattative sono condotte solo da persone specialmente preparate e obbligatoriamente con un mandato che le autorità danno ai negoziatori. Un tale negoziatore non c'era al “Nord-Ost”.

* Ricordiamo che in contatto con I terroristi si misero: il medico Rošal' [8], i politici Javlinskij [9], Chakamada [10] e Aslachanov [11], il cantante Kobzon [12], la giornalista Anna Politkovskaja e altri. Non c'era tra loro alcuna persona con l'indispensabile mandato dello stato.

Elena Milašina

21.10.2010, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2010/118/00.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] “Nord-Est” nella terminologia marittima.

[2] Federal'naja Služba Bezopasnosti (Servizio Federale di Sicurezza), l'erede del KGB.

[3] Centr Special'nogo Naznačenija (Centro con Compiti Speciali).

[4] Arabo per “martire”, cioè kamikaze. Il corsivo è mio.

[5] Russificazione e “femminilizzazione” di shahid. Il corsivo è mio.

[6] Letteralmente e più coerentemente “colpo di controllo”.

[7] Rilievo grafico dell'autrice.

[8] Leonid Michajlovič Rošal', pediatra impegnato sul fronte dei diritti umani.

[9] Grigorij Alekseevič Javlinskij, politico liberale.

[10] Irina Mucuovna Chakamada, politico liberale di origine giapponese.

[11] Aslambek Achmedovič Aslachanov, politico ceceno, consigliere di Putin.

[12] Iosif Davydovič Kobzon, cantante noto in epoca sovietica e vicino all'establishment.


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