L’ultimo ricordo erano state le lacrime, di quella violinista bionda che sapeva di suonare per l’ultima volta, perché neanche la musica, dopo 75 anni di tradizione, poteva essere risparmiata. Il prossimo passo sarà probabilmente la privatizzazione dell’ente, con conseguente perdita della libertà e del pluralismo che dovrebbero stare alla base di ogni piattaforma mediale pubblica.
Il presidente del Parlamento Europeo Schulz aveva ricordato l’importanza, per ciascun paese membro,di preservare la radiodiffusione pubblica delle notizie, consapevole tuttavia che l’operazione rispondeva alla richiesta rivolta alla Grecia da parte della stessa Ue di raggiungere la quota di 15 mila esuberi nella spesa pubblica entro il 2015.
Ieri però, dopo un mese esatto di oscuramento, gli schermi hanno ripreso a trasmettere: è passato in onda un vecchio film, testimone di un tempo che non c’è più. La sigla provvisoria di quello che potrebbe essere il nuovo canale era l’unico indizio di cambiamento. Per il resto, invece, solo il segnale tangibile dell’immobilismo paralizzante della crisi.
Articolo di Virginia Giustetto