Un mondo dove si incontrano le atmosfere di Philip Dick e quelle di George Orwell, e poi dice che non siamo nani sulle spalle dei giganti. Una cronaca del dopo bomba, senza bomba. Quarantotto ore. Quarantotto ore che fanno un sacco di vite. Quarantotto ore che fanno la fine e l’inizio del mondo. Quelle storie che sono già un film, di quelli dove non riesci a distrarti, di quelli che speri ci sia la pubblicità per prendere fiato.
Qui si può leggere il primo capitolo.