Il caos.
Cosa succede se ad un punto della propria esistenza di donna libera ci si trova immersi in un caos esistenziale, storico, sociale, creativo.
Anna Wulf è in questa fase, nell’estate del 1957, e prova a far ordine dentro e fuori di sé attraverso la scrittura su alcuni diari.
Quattro taccuini, quattro colori, quattro temi: il nero per la sua esperienza di scrittrice; il rosso per la sua conflittuale partecipazione ai movimenti comunisti; il giallo per le sue creazioni letterarie ed il blu come diario del proprio sé.
Così frammentata Anna proverà a dar voce alle voci che le occupano ogni suo spazio esistenziale generando un testo che è pura sperimentazione letteraria.
Le coordinate spazio-temporali si perdono, i pensieri e gli stili si fondono e si confondono: le frustrazioni per il commercialissimo mercato editoriale; le questioni di stile; il fallimento del comunismo; l’essere donna libera negli anni cinquanta; gli uomini ed il loro bisogno di verificarsi attraverso il contatto fisico con una donna; l’essere madre; l’essere sola; la complessità delle relazioni affettive.
La trama è psichica, si dilata e si contrae senza controllo (apparente) e lo stream of consciousness si libera generando minuziose analisi fin del quotidiano (magistrali le pagine-diario da donna mestruata!).
Il taccuino d’oro sarà forse la risposta, la guarigione, la capacità di unire il molteplice.
Un testo che si colloca tra il mondo psichico di uno scrittore (o meglio: di una scrittrice) ed il suo prodotto narrativo: è il tassello che manca per conoscere a fondo il complesso processo creativo che sottostà alla generazione di un’opera e nello stesso tempo è esperienza esistenziale al femminile.
Con Doris Lessing ho imparato a conoscere meglio gli uomini, le donne, il sesso, gli ideali e come si scrive.
Doris Lessing
Il taccuino d’oro, 1962