Sono tornata all'ovile dopo oltre 15 giorni di degenza dai miei genitori. Ancora non cammino liberamente. Nel senso che una stampella (pardon, dottore, un bastone canadese) è la mia fedele compagna di deambulazione.
Ma va meglio. Soprattutto da quando ho rimesso piede nel mio appartamento. Tuttavia, questa esperienza mi ha insegnato qualcosa. Tra nuove scoperte e vecchie conferme ho imparato che l'amore dei genitori è davvero incondizionato.
Ma sono come Dorothy nel paese di Oz. In cerca di un modo per tornare a casa mia o, meglio, alla mia vecchia vita. In compagnia di persone - o, a volte, di parti di me stessa - che sono anch'esse alla ricerca di qualcosa. Come Mr Big/leone che ha avuto il coraggio di contattarmi per sapere come stavo e poi di restare al telefono con me per quasi un'ora.
O come i miei genitori/uomo e donna di latta che in mille modi mi hanno mostrato la grandezza dei loro cuori.
O come i miei amici/ingegnosi spaventapasseri che hanno trovato soluzioni a problemi di varia natura.
Manca la crudele strega dell'Ovest. Ma quello, in fondo, è un ruolo che alla Vita, a volte, piace interpretare.
E mancano soprattutto le mie scarpette rosse. Quelle che ho visto nella vetrina di un negozio prima dell'operazione e vagamente in odore di prostituzione.
Ma le comprerò. Appena finirò di percorrere la lunga strada di mattoni gialli.
E quando tornerò ad indossare i miei abiti e i miei tacchi alti; quando sarò lì, in aeroporto col biglietto in mano per una nuova destinazione; quando anche la mia vita da single inizierà a scorrere tra nuovi incontri e mirabolanti avventure, allora potrò dire di essere veramente a casa. Senza l'aiuto di maghi e streghe.
Ma con la sola forza di quello che desidero davvero.Articolo originale di Federica Rossi per Poco sex e niente city. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso dell’autrice.