La paura per l'imminente fine del mondo è in realtà atavica e antica quanto l'uomo stesso. Tradizioni, religioni e leggende tramandano profezie e parabole riguardanti la cessazione della civiltà così come noi la conosciamo. Di tanto in tanto tale catastrofe è attribuita a cause naturali – terremoti, diluvi, piogge di fuoco dal cielo (meteoriti?) – ma in molti casi troviamo una figura ben definita, mimetizzata nella guisa di un essere umano, a orchestrare lo spartito della fine del mondo. Dell'Apocalisse.
Questo araldo delle forze oscure esiste in diverse culture, basti pensare al Dajjāl islamico, ma è soprattutto l'Anticristo di tradizione abramitica a essere famoso in tutto il mondo. Questo anche per meriti altrui: il figlio di Satana ha infatti ispirato scrittori, poeti e registi, tanto che oramai compare in decine e decine di opere più o meno riuscite.
A noi interessa questo aspetto, non quello religioso, che magari riprenderemo un'altra volta.
Senz'altro una delle opere più celebri in materia e la saga The Omen, che ha inizio nel 1976, per opera del regista Richard Donner, e che si è perpetrata attraverso tre capitoli totali, un apocrifo e un remake datato 2006.
Nel primo film, da noi conosciuto come Il presagio, assistiamo alle vicende di Robert Thorn, diplomatico statunitense di stanza a Roma, e di suo figlio adottivo, Damien Thorn, scambiato nella culla col vero figlio di Katherine Thorn, nato morto e quindi sostituito dal piccolo Damien, figlio (almeno apparentemente) di una donna a sua volta deceduta durante il parto.
Al quinto compleanno di Damien la sua vera natura inizia a rivelarsi, in un crescendo di eventi infausti e letali che spargono morte e tragedia attorno alla sua famiglia. Robert Thorn, nel mentre nominato ambasciatore in Gran Bretagna, inizia a mettere insieme degli indizi eclatanti e spaventosi, che portano alla terribile verità: suo figlio Damien è in realtà l'Anticristo, il figlio del Diavolo incarnato in un innocente per dare inizio all'epoca della grande tribolazione.
Persa la moglie per colpa dei poteri oscuri di Damien, Robert si convince a fermare il bambino nel modo più drastico, ossia uccidendolo. È così che si rivolge all'archeologo esorcista Bugenhagen, in possesso di sette pugnali benedetti in grado di uccidere l'Anticristo. Un solo attimo di esitazione costerà però caro a Robert, nel mentre braccato dalle forze dell'ordine: al momento di uccidere il bambino i poliziotti sparano all'ambasciatore, salvando Damien e uccidendo suo padre.
Due anni più tardi assistiamo al secondo capitolo della saga, La maledizione di Damien, film affidato alla regia di Don Taylor. Sono passati tredici anni dagli eventi narrati ne Il Presagio. Damien è ora un diciottene iscritto all'accademia militare insieme al cugino Mark, con cui è stato cresciuto dopo la tragedia che ha colpito la sua influente famiglia.
Ancora una volta l'aura potentissima e distruttrice del giovane Thorn inizia a procurare infausti incidenti tra i compagni d'accademia. Nel mentre a Megiddo, in Israele, viene portato alla luce un affresco raffigurante proprio il figlio del Diavolo, le cui somiglianze con Damien sono innegabili. Tuttavia chiunque cerca di avvertire i Thorn della vera natura del ragazzo muore in maniera atroce. Grandi forze sono in movimento, potenti congiunzioni astrali danno il via alla seconda fase del regno dell'Anticristo.
Sarà un sergente dell'accademia, appartenente a una stretta cerchia di adoratori del figlio del Diavolo, a rivelare finalmente a Damien la sua vera natura. Epifania dolorosa e sconcertante per il ragazzo, ancora non consapevole del suo retaggio. Tuttavia Damien accetta mano a mano la cosa, conscio di non poter fare nulla per cambiare il destino.
Il film si conclude con la morte di suo cugino Mark e dello zio, entrambi oramai a conoscenza della pericolosa serpe annidata nel cuore dei Thorn, anche grazie alla potenza rivelatrice dell'affresco di Megiddo. Tuttavia è troppo tardi: Damien uccide dapprima Mark e poi causa un incendio nella casa degli zii, sterminando il resto della famiglia, di cui ora è l'ultimo e unico erede.
Il terzo e più ambizioso film, Conflitto finale, viene girato nel 1981 sotto la direzione di Graham Baker. Altro tempo è passato e ora Damien Thorn è a capo delle ricche industrie di famiglia, che fanno di lui uno degli uomini più influenti del mercato mondiale. La sua era è in pieno svolgimento e un grande futuro sembra attenderlo. Tuttavia le profezie non mentono: il regno dell'Anticristo sta per essere interrotto dal Secondo Avvento, in cui Gesù Cristo tornerà sulla terra per spazzare via il figlio del Diavolo e per aprire una nuova epoca di pace.
Damien non è pronto ad arrendersi. Stabilito grazie alle sue infinite risorse che il Secondo Avvento avrà luogo in Inghilterra, ordina ai suoi numerosi seguaci di dare il via a una vera e propria strage degli innocenti, in modo da poter colpire anche il piccolo Gesù tornato nel mondo degli uomini.
Al contempo sette monaci partiti da Subiaco e armati dei pugnali di Bugenhagen tenteranno più volte di ordire degli attentanti ai danni di Damien Thorn, fallendo sempre il confronto col ben più potente avversario.
Sarà invece una leggerezza di valutazione a decretare la fine dell'Anticristo: il suo ancestrale nemico non è tornato nella forma di un bambino, bensì in quella trionfante del Re dei Re. Nonostante tutto il suo potere Damien non può fare nulla per sconfiggerlo e infatti perirà.
La trilogia appena riassunta è un caposaldo del genere horror-apocalittico degli anni '70 e '80.
Eravamo in piena Guerra Fredda e i brutti presagi costituivano il pane quotidiano per tutti. Lo spettro della distruzione totale accompagnava le varie crisi internazionali e qualche volta il grande botto l'abbiamo rischiato per davvero. Facile, per un regista, immaginare un giovane e ambizioso Anticristo sulla plancia di comando dell'Apocalisse galoppante.
Possiamo parlare di una saga riuscita per metà: memorabile il primo capitolo, godibile il secondo, ambizioso ma deludente il terzo, quello che per ovvi motivi doveva puntare su ancora una maggiore epicità del confronto tra il figlio di Dio e quello del Diavolo.
Ciò che rimane della trilogia è però molto buono: atmosfere cupe e inquietanti, un villain splendidamente caratterizzato, non privo di sfaccettature psicologiche di certo non contemplate dalla Bibbia e dagli studiosi dell'occulto. I tre Damien della saga sono tutti a loro modo ottimi.
Ne Il Presagio il figlio del Diavolo è interpretato da Harvey Stephens, il cui visetto apparentemente innocente, ma in realtà animato da occhi malefici, avrà senz'altro turbato il sonno di molti giovani mamme.
Ne La maledizione di Damien tocca a Jonathan Scott-Taylor vestire i prestigiosi e sulfurei abiti dell'Anticristo. Lo fa piuttosto bene, dando vita a un personaggio tormentato, nel pieno sviluppo della consapevolezza sulla sua reale identità.
A Sam Neill tocca chiudere i giochi in Conflitto Finale, e lo fa con la consueta bravuta, poi affermatasi in decine di altre pellicole. Neill è perfetto per interpretare l'Anticristo “mimetico” descritto da tanti studiosi di profezie: uomo affascinante e di successo, in apparenza generoso e altruista, ma in realtà votato al Male totale.
C'è un quarto capitolo apocrifo, Presagio infernale (1991), la cui protagonista è una ragazzina in cui si è reincarnato lo spirito di Damien Thorn, con tutto il susseguirsi di fenomeni soprannaturali e nefasti che ne consegue. Si tratta di un filmetto senza pretese e senza meriti particolari, giustamente snobbato dai fans della trilogia vera e propria.
Nel 2006 John Moore ha realizzato un remake de Il Presagio, che poco si discosta dalla trama originale, senza tuttavia mai raggiungerne il tono cupo e disperato. Il ruolo di Damien è affidato a Seamus Davey-Fitzpatrick, scelta che forse si rivela l'unica azzeccata dalla produzione. Singolare la scelta di marketing legata al lancio del film: il giorno della distribuzione nelle sale cinematografiche mondiali facendo riferimento al 6 giugno 2006 (ossia il 6/6/06, con evidente riferimento alla numerazione esoterica).
Ciò nonostante il remake è scivolato via senza lasciar segno. Forse servirebbe un nuovo spunto, un nuovo punto di inizio che adatti la figura dell'Anticristo al nuovo millennio. Nel mentre continuiamo a goderci la vecchia trilogia, nella speranza che non ci sia un vero Damien Thorn a spasso tra di noi. Non so voi, ma a me verrebbero in mente diversi nomi papabili...