E nel nome del progresso
il dibattito sia aperto,
parleranno tutti quanti,
dotti medici e sapienti.
(Edoardo Bennato, 1977)
“L’unico precedente a questa sentenza è Galileo”.
Non l’ha detto la Biancofiore ma il ministro per l’ambiente Clini, convinto che i giudici abbiano riesumato l’Inquisizione spagnola per condannare gli scienziati
colpevoli di non aver saputo prevedere il terremoto. Se questo è un tecnico. Qui ci vuole l’hashtag #annamobbene.
E poi, stiamo parlando di Einstein, Newton, Darwin o di qualche genio incompreso alla Nikola Tesla, autori di scoperte mirabolanti da cambiare il mondo, ingiustamente carcerati per bestemmia ed eresia dal Santo Uffizio? No, stiamo parlando di normalissimi esperti della
Commissione Grandi Rischi che, per compiacere Bertolaso, si trasformava a gentile richiesta nella Commissione Niente Rischi. La scienza è un’altra cosa, caro
Odifreddi. E lasciamo riposare in pace Galileo, per amor di patria.
Non ci fossero
le intercettazioni a smerdare questi esperti a 90° potremmo anche credere alla galileata, all’atroce ingiustizia perpetrata dai soliti giudici che non si fanno mai i fatti propri.
Sentire Clini che parla come B. ci rassicura della continuità, del passaggio morbido tra un regime all’altro. Ma io penso a quei ragazzi che sono morti, invitati a rimanere tranquilli in un edificio che scricchiolava sempre più sinistramente notte dopo notte.
Una volta per tutte, quindi: i giudici non accusano gli “esperti”, gli “scienziati”, secondo le prefiche corporative, di non aver previsto la scossa devastante, di non essere insomma degli indovini, ma di aver compiuto
un’analisi errata dei dati, di essere stati forse superficiali in condizioni nelle quali non ci si può permettere di esserlo. Di aver tenuto una riunione “cooperativa” per compiacere
Bertolaso, alla quale non seguì nemmeno un verbale, come ammette Boschi a
Sabina Guzzanti in “Draquila”.
Infatti, nella memoria del pm dell’Aquila Fabio Picuti del 13 luglio 2010 si legge:
“L’intento non è quello di muovere agli imputati un giudizio di rimprovero per non aver previsto la scossa distruttiva del 6 aprile 2009 o per non aver lanciato allarmi di forti scosse imminenti o per non aver ordinato l’evacuazione della città”. Proprio perché, è lo stesso sostituto procuratore a scriverlo, “la scienza non dispone attualmente di conoscenze e strumenti per la previsione deterministica dei terremoti”. A inguaiare gli esperti capitanati dal presidente dell’Ingv Enzo Boschi non è stato il presunto oscurantismo dei giudici, ma l’esigenza tutta politica di “rassicurare” gli abitanti del capoluogo abruzzese, allarmati da una lunga sequenza di scosse e dai primi danneggiamenti di edifici, a partire da una scuola.” (fonte “Il Fatto quotidiano”).
La politica, dunque, che nulla dovrebbe avere a che fare con la scienza ed invece ogni giorno di più la svuota di credibilità e la sconcia: con le malattie inventate per compiacere BigPharma e i suoi nuovi farmaci, con i dati addomesticati per accondiscendere alle richieste della multinazionale finanziatrice e con la ricerca che diventa sempre più la dimostrazione di qualcosa che si deve dimostrare per forza.
C’è infine un aspetto ancor più generale che emerge da questa vicenda. Il viziaccio di prendersela con i giudici quando applicano le sanzioni previste dalla legge nei confronti dei reati è il legato più velenoso del berlusconismo morente. B.si ritira dalla politica, ma non temete, vive e lotta
dentro di noi.