Per molti, soprattutto per i borsisti, è anche un modo per non entrare nel mondo del lavoro come tirocinanti o stagisti, contratti che vanno per la maggiore ma che, spesso, frustrano le aspettative dei candidati.
In Italia ha suscitato molto interesse il decreto ministariale n.45 del 2013 che ha introdotto anche da noi il dottorato industriale, una modalità di dottorato che prevede la possibilità di fare ricerca presso imprese o altre organizzazioni private mantenendo la borsa di studio finanziata dall'università.
Il concetto si trova ben esepresso nei “Principles for Innovative Doctoral Training” emanati dalla Commissione Europea nel giugno 2011: un'occasione di avanzamento della conoscenza attraverso ricerca originale, non più limitata all'accademia, ma volta a soddisfare i bisogni del mondo del lavoro. Il termine “industriale” comprende quindi tutti i settori del mercato del lavoro privato e pubblico, imprese, amministrazioni pubbliche, ong e istituzioni di tipo caritatevole o culturale.
Le buone intenzioni del decreto e la volontà dei ricercato italiani non sono certo mancante, e tuttavia sembra non siano sufficienti per sfuggire alle maglie amministrative e burocratiche che, come sempre, soffocano nel nostro paese anche le migliori iniziative.
Meno burocrazia e più collaborazione con il sistema produttivo, come chiedono voci autorevoli, saranno le linee guida da seguire per il legislatore che dovesse rimetter mano al decreto citato.
Ma per un giovane candidato, come prepararsi al meglio?
Il documento fondamentale per un buon dottorato è il progetto di ricerca, che deve passare il vaglio di una commissione di approvazione.
Per stenderlo al meglio abbiamo chiesto consiglio a Zante Consulting, centro di consulenza per tematiche della formazione e dell'apprendimento. Abbiamo ricevuto alcuni preziosi consigli che vogliamo condividere, sotto forma di elenco, con i lettori di Pro-Post@ Lavoro.
Fondamentale è la predisposizione di un progetto "forte", con evidenza di alcuni punti salienti e imprescindibili.
- Nella prima parte,
- Un buon abstract dettagliato, descrittivo del progetto, sia in italiano che inglese;
- Definizione dello scopo del lavoro;
- Identificazione degli obiettivi intermedi;
- In un mondo 2.0 non può mancare una rappresentazione grafica dell’evoluzione temporale del progetto;
- Fattibilità del progetto;
- Descrizione dell’approccio metodologico che s’intende seguire;
- Risultati attesi;
- Altri ricercatori coinvolti;
- Analisi dei rischi.
- Nella seconda parte
- Un elenco delle attività svolte;
- Descrizione della formazione svolta (propedeutica, di base alla ricerca, specialistica, attività formative integrative, evidenziazione di eventuali pubblicazioni scientifiche).
Simone Caroli