Dove potrebbe stare la sinistra? #cosedisinistra

Creato il 12 agosto 2014 da Alessandro @AleTrasforini
"[...] Di sinistra, fortemente di sinistra, è quindi la trasparenza. 
Lo è perchè tanto maggiore è la trasparenza quanto più numerosi e robusti sono gli strumenti con cui i cittadini possono controllare il potere. 
'La parola ci fa uguali', diceva Don Milani in riferimento a una realtà in cui chi conosce 200 parole sarà sempre oppresso da chi ne conosce 2000: oggi la stessa massima può valere sul livello di trasparenza (e quindi di conoscenza) della politica, dell'economia, dei media, insomma del potere. 
La trasparenza ci fa uguali. E a proposito di trasparenza, è di sinistra [...] la battaglia frontale all'evasione fiscale. 
Una battaglia campale che comincia nelle scuole, a livello pedagogico e culturale, per arrivare alla tolleranza zero a livello legislativo e penale: chi evade le tasse non commette una perdonabile infrazione, ma una rapina ai danni dei più poveri. 
In mezzo, tra l'istruzione e la repressione, c'è la prevenzione del fenomeno con tutti gli strumenti che oggi la tecnologia mette a disposizione [...].
Allo stesso modo la lotta senza quartiere alla corruzione, pur essendo evidentemente principio etico e di legalità trasversale alle aree politiche, non può che essere nel cuore e nella carne della sinistra, sempre per i suoi effetti in termini di risorse [...] che le mazzette sottraggono alla collettività, allo Stato, quindi ai servizi e alla redistribuzione ai ceti più bassi. [...]
Poi ci sono altre parole che fanno più discutere, a sinistra, e magari dividono per ambiguità, per superficialità o malintesi. 
Prendete il concetto di vittoria, di cui oggi molto si parla dopo tanti anni in cui ha prevalso la subcultura dello sconfittismo: un'emancipazione mentale da accogliere con entusiasmo, quindi, purché però ci si intenda sul suo significato.
Le colonne dei giornali e le librerie sono infatti piene di editoriali e di saggi che spiegano alla sinistra che per vincere deve diventare di destra: convertirsi alle regole del pensiero mainstream neoliberista, andare alla ricerca dell'accordo con le 'forze moderate' o diventare direttamente tali. 
Ma la vittoria non è un fine in sé: è uno strumento per trasformare la realtà.
Se si vincono le elezioni ma poi non si cambiano in meglio le cose, è esattamente come averle perse: quindi l'altra faccio dello sconfittismo.
La vittoria è invece un mezzo, non uno scopo slegato dalle sue conseguenze. [...]"
(Fonte: La diaspora - Dov'è oggi la Sinistra italiana, A.Gilioli, Imprimatur editore)


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