Dove si combattè la battaglia dei Campi Raudii..?

Creato il 06 gennaio 2012 da Gianpaolotorres

Giovan Battista Tiepolo 1696-1770+La battaglia di Vercelli

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Se questo evento che attrasse nientemeno l’attenzione di un gran pittore come il Tiepolo fosse successo in una landa sperduta della Francia,ogni anno ci sarebbero migliaia di turisti a visitare il campo di battaglia,i reperti storici, e soprattutto gli hotels ed i ristoranti della zona.

Ma una simile battaglia che ha avuto un’importanza fondamentale per la storia delle migrazioni germaniche nel nostro paese è avvenuta nel vercellese,esattamente dove nessuno lo sa,ci son stati secondo Plutarco e le sue Vite Parallele niente di meno che 60mila morti ed addirittura 140mila prigionieri,e se fermate uno studente per strada in città e gli domandate come è andata.. e chi ha vinto la battaglia,vi risponderà che non ne sa un bel nulla!

Questa è una delle tante ragioni per cui se Atene piange Sparta non ride.Ovvero perchè i turisti non vengono dal di fuori a visitare Vercelli ed il nostro indotto turistico commerciale piange.

Bravi!

Cosa ci voleva a fare di questa battaglia una festa nazionale?

Ve lo dico sottovoce…ci volevano nel corso dei secoli dei rappresentanti politici che ne fossero al corrente ed insistessero per dare il giusto lustro a chi mise almeno il terreno dello scontro… se non proprio i soldati.

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La Battaglia dei Campi Raudii, chiamata anche Battaglia di Vercelli, fu combattuta nel 101 a.C. fra un esercito della Repubblica Romana, comandato dal console Gaio Mario ed un potente corpo di spedizione composto da tribù germaniche di Cimbri, vicino all’insediamento di Vercellae, nel territorio di quella che a quel tempo era la Gallia Cisalpina. I Cimbri furono letteralmente distrutti, con più di 140.000 morti e 60.000 prigionieri, compresi moltissimi fra donne e bambini. Una gran parte del merito di questa vittoria fu attribuito a Lucio Cornelio Silla, legato del proconsole Quinto Lutazio Catulo, che comandava la cavalleria romana e degli alleati italici.

A sostegno della tesi tradizionale che si sia combattuta dalle nostre parti,nell’area in sponda sinistra (orografica) del fiume Sesia, poco a nord di Borgo Vercelli e circa a 5 km di distanza dalla città di Vercelli, sono eccezionalmente numerosi i ritrovamenti archeologici presumibilmente legati alla battaglia.

La localizzazione nei pressi di Vercelli è dunque utilizzata nell’analisi del Mommsen riportata sotto ed è condivisa dalla maggioranza degli studiosi.

Ecco la ricostruzione della battaglia,secondo Theodor Mommsen:

I due eserciti si incontrarono presso Vercelli, non lontano dalla confluenza del Sesia con il Po, proprio nello stesso luogo in cui Annibale aveva combattuto la sua prima battaglia sul suolo italiano. I Cimbri erano ansiosi di battersi e, come loro usanza, inviarono una delegazione al campo romano per concordare tempo e luogo. Mario li accontentò, e propose il giorno seguente (era il 30 luglio del 101 a.C.) e la piana di Raudii, un vasto luogo pianeggiante, che avrebbe reso più agevoli le manovre della cavalleria romana, superiore a quella germanica. La cavalleria dei Cimbri, muovendosi nella densa foschia mattutina, fu colta di sorpresa da quella romana, con cui fu costretta ad ingaggiare un combattimento ravvicinato prima che potesse disporsi in formazione di attacco, e fu quindi ricacciata indietro verso la propria stessa fanteria, che stava proprio in quel momento schierandosi a battaglia. Al termine i Romani ottennero una schiacciante vittoria, riportando solo leggere perdite, mentre i Cimbri furono letteralmente annientati. Quelli che trovarono la morte in battaglia, cioè la maggior parte dei Cimbri, compreso il valoroso re Boiorix, poterono chiamarsi fortunati, sicuramente più fortunati di coloro che, venduti a Roma al mercato degli schiavi, trovarono un padrone desideroso di vendicarsi su di loro, uomini del nord, che avevano osato sfidare Roma per conquistare le terre del soleggiato sud prima che i tempi della Storia fossero maturi per questa impresa. Alla notizia della disfatta i Tigurini, che erano rimasti al di là delle Alpi, col proposito di unirsi successivamente ai Cimbri, rinunciarono immediatamente all’impresa e fecero ritorno alle loro sedi. La valanga umana, che per tredici lunghi anni aveva seminato terrore fra i popoli stanziati fra il Danubio, l’Ebro, la Senna ed il Po, si trovava sepolta sotto l’erba oppure soggiogata in schiavitù. Il destino del grande miraggio della migrazione germanica si era compiuto, il popolo senza patria dei Cimbri ed i loro compagni di avventura non esistevano più.

Conseguenze storiche.

 

La vittoria dei Campi Raudii, immediatamente successiva alla sconfitta dei Teutoni, avvenuta l’anno precedente sempre ad opera di Mario nella Battaglia di Aquae Sextiae, pose termine al tentativo germanico di invadere i territori controllati da Roma. Questa battaglia, inoltre, ebbe anche una profonda influenza sulle vicende politiche di Roma stessa, segnando l’inizio della rivalità fra Mario e Silla, che sfociò successivamente nello scoppio della prima delle grandi guerre civili. Come ricompensa per il loro prezioso e coraggioso servizio, Mario concesse la cittadinanza romana ai soldati degli alleati italiani, senza nemmeno prima consultare il senato.

Quando alcuni dei senatori gli chiesero di giustificarsi egli ironicamente rispose che nella concitazione della battaglia gli era stato difficile capire se la voce di Roma era quella degli alleati oppure quella della legge. Da questo momento in poi tutte le legioni italiane sarebbero state automaticamente considerate legioni romane. Fu anche la prima volta che un generale vittorioso osasse sfidare apertamente il Senato. Non sarebbe stata nemmeno l’ultima; nell’88 a.C., Silla, sfidando sia il Senato che le tradizioni, avrebbe guidato le sue truppe all’interno delle stesse mura cittadine, mentre Gaio Giulio Cesare, quando nel 49 a.C. ricevette dal Senato l’ordine di abbandonare il comando e di presentarsi a Roma per rispondere dell’accusa di cattiva condotta delle operazioni, attraversò il confine del Rubicone con una delle sue legioni e marciò sulla capitale.

Quest’ultimo episodio rappresentò l’inizio della guerra civile fra Cesare e le forze fedeli al Senato guidate da Pompeo, segnando di fatto la fine della Repubblica Romana.


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