Lunedì mattina presto. Ore 6.30. Grazie all’ora legale è ancora buio, ma tant’è “l’ora legale serve a risparmiare la corrente elettrica alla sera, non alla mattina”. La sveglia di Sebastiana dunque suona al buio, “sembra novembre”. Dai palazzi di via Brusuglio le uniche sentinelle visibili dell’arrivo del mese di aprile, ovvero della primavera, sono gli alberi del viale Enrico Fermi, giù in fondo alla via. A dire il vero c’è anche qualche disgraziato alberello striminzito nel giardino delle villette rimaste in piedi tra i palazzoni. Ma per gli alberi dei giardini delle villette l’arrivo della primavera è “una questione di culo” inteso ovviamente come fortuna. I giardinetti sono talmente incastrati tra la pareti dei palazzoni che vengono raggiunti dai raggi del sole solo in determinati periodi dell’anno e in determinati orari. Quasi fossero gli autobus dell’Atm. Unica differenza: gli autobus dell’Atm sono spesso in ritardo, i raggi del sole no. Ma anche ai raggi può capitare di saltare la corsa. Basta che la signora del quinto piano stenda le lenzuola dalla 15.10 in poi che la doccia di raggi e rimandata al giorno dopo. Ci sono state litigate furibonde in passato, in tutti gli idiomi possibili e gli amministratori hanno dovuto introdurre regolamenti “differenziati” per piano. Il piano primo può stendere dalle 15.00 in poi il secondo dalle 15.15 e via via salendo di piano.
Sebastiana abita da sola al quinto ultimo piano di via Brusuglio 47 e le lenzuola non le stende mai all’infuori. Non perché gliene importi qualcosa del giardino della signora al numero 52, ma per via di quei stramaledetti piccioni. Sembra che curino il momento in cui lei stende la biancheria pulita. A questo punto i volatili cittadini hanno un attacco collettivo di diarrea virale. Sulle sue lenzuola. Quando le hanno affittato il monolocale le hanno taciuto questo “innocuo” inconveniente (innocuo forse per te, stronzo agente immobiliare, ma per me che lavo le lenzuola la mattina per rimetterle pulite la sera è una grande rottura di palle). In compenso le avevano assicurato una vista superba e pista ciclabile nelle vicinanze. E questo in effetti risponde al vero. Sennonché la vista superba è sul traffico cittadino, automobili senza sosta che sfrecciano a 100 chilometri all’ora giorno e notte. E la pista ciclabile è lunga 800 metri e non collega nulla. Sta lì accanto al vialone. Ogni tanto qualche bicicletta temeraria la percorre zompando come una matta tra buchi e pietroni. Sono soprattutto gli extracomunitari che passano in bicicletta. E, ironia della sorte, la ciclabile passa accanto alla sede della “Lega Nord” di Bossi & C con il murale del guerriero del carroccio, verde pisello.
autore Manuela Ottaviani