Una bella scrittura, una narrazione avvincente, personaggi ben costruiti?
Questi sono a mio parere strumenti, come possono esserlo una fotografia suggestiva e un montag- gio azzeccato per un film. Alla fine la soluzione mi è stata suggerita proprio dal paragone con il cinema: la differenza è nell’insieme delle parti, nel raggiungimento di un risultato di valore universale, grazie a una felice unione dei vari strumenti a disposizione dell’autore.
Non appena si finisce di leggere Dovunque, eternamente di Simona Rondolini si avverte tanto un senso di completezza, quanto una sottile impressione di vuoto. Il romanzo edito dalla Elliot, finalista al Premio Calvino 2013, dove si è guadagnato la Menzione Speciale della Giuria, è infatti tanto denso quanto sfuggente. Ho impiegato non poco a cercare il motivo di quel vuoto lasciato dalla lettura.
Perché la Rondolini, alla sua prima prova letteraria, ha creato un racconto affascinante, caratterizzato da una scrittura ricca di spunti, complessa nella struttura temporale e verbale. Eppure tanta complessità e ricchezza finiscono a tratti per sfiorare l’eccesso, violando l’aurea regola del less is more che generalmente guida verso quell’universalità di cui si diceva.
La protagonista, Laura, è figlia di un famosissimo direttore d’orchestra e d
Per parteciparvi non bisogna aver mai pubblicato un’opera di narrativa.
Il termine ultimo per inviare la propria opera è il 30 settembre.
Eppure anche questa nuova vita è priva di serenità: Laura inizia a lavorare in una fabbrica per la macellazione di conigli, in cui gli anni trascorrono indistinti, scanditi dal sangue e dal grigiore. Poi, a un certo punto lascia che musica e affetti entrino di nuovo, cautamente e sempre a distanza di sicurezza, nella sua vita. Ma la parvenza di equilibrio dura relativamente poco: la realtà finisce infatti con l’irrompere di nuovo, prepotente, costringendola a tornare alla sua città e al suo passato. Dopo tutto quello che ha dovuto affrontare, tutte le esperienze che ha vissuto, o forse subìto, Laura riesce infine a riappacificarsi con la musica, con le proprie fragilità e con la memoria dei suoi genitori.
La scrittrice adotta il punto di vista della protagonista e lascia che sia il suo complicato e irrisolto mondo interiore a dettare il ritmo, i salti temporali, i flashback incastonati uno nell’altro come scatole cinesi.
Ma soprattutto è lo sguardo soggettivo e introspettivo di Laura che domina ogni pagina a finire talvolta per soffocare il lettore oltre che, ed è questo il peccato maggiore, a negare a Dovunque, eternamente una capacità di rendersi universale e dunque di compiere il salto di qualità, oltrepassando il grado di “bel romanzo”. Nonostante ciò la Rondolini ha creato un lavoro che s’innalza sulla media della produzione contemporanea, un romanzo non facile eppure coinvolgente e ricco, capace di avvolgere il lettore nella sua atmosfera unica. Si consiglia vivamente di seguire la discografia alla fine del libro per un accompagnamento musicale che gli renda merito.