"I very much regret to announce that we are now at war with
Germany": nelle parole preoccupate di Lord Grantham(Hugh Bonneville) la
prima serie di
Downton Abbey si era conclusa con un
cliffhanger inevitabile quanto efficace, lasciando alla Prima Guerra Mondiale
il compito di minacciare gli equilibri che per secoli avevano saldamente
sostenuto l'aristocrazia inglese.
La seconda stagione non poteva
allora che aprirsi nel bel mezzo del Conflitto, con Matthew( Dan Stevens) e
Thomas(Rob James-Collier) pronti a combattere nella stessa trincea, luogo dove
le differenze di classe sono rese inutili dal freddo e dal fango: il Fronte
della Somme è lontanissimo dalla serena campagna inglese, ma i venti di Guerra
del 1916 alla fine arrivano persino a Downton, con la dimora dei Crawley che
apre le porte ai feriti per trasformarsi in un vero e proprio ospedale.
Mentre la Storia fa il suo corso,
i numerosi personaggi continuano ad attraversare gli splendidi saloni a noi ormai tanto familiari
alla ricerca del proprio destino, uniti più che mai dalla tragedia collettiva
del Conflitto, per affrontare ostacoli che nel gusto dello sceneggiatore Julian
Fellowes sembrano sempre più insormontabili: peccato che una volta vinta la
Guerra e superata così la commovente prima parte della serie, l'elemento
sentimentale tanto importante e sempre trattato con delicatezza dallo script
abbia finito per sovraccaricare la storia oltremisura, introducendo soluzioni
patinate e colpi di scena tanto improbabili quanto non particolarmente
ispirati.
Upstairs. A causa della sua
continua insicurezza Lady Mary( Michelle Dockery) sembra aver perso per sempre
Matthew, adesso fidanzato con la dolce e amabile Lavinia Swire(Zoe Boyle):
perseguitata dall'ombra dello scandalo Pamuk, la primogenita dei Crawley decide
allora di sposare Richard Carlisle( Ian Glen), freddo e spietato editore pronto
a comprare il suo segreto.
Separati dall'ostinazione di
Fellowes, i due sfortunati innamorati dovranno passare per una miracolosa e
rapida guarigione di Matthew(stratagemma piuttosto discutibile per risolvere
una paralisi subito decretata come permanente)e una provvidenziale influenza
mortale di Lavinia, prima di poter finalmente stare insieme e regalarci un happy
ending(speriamo duraturo) come si deve.
La prima freccia verso il
cambiamento viene comunque scagliata da Lady Sybil( Jessica Brown -Finlay), la
più indipendente fra le sorelle, che continua a lottare per l'emancipazione
iniziando a lavorare come infermiera e infine fuggendo con Tom Branson(Allen
Leech), l’autista irlandese della Famiglia che si rifiuta di combattere per un
paese che non gli appartiene; con un matrimonio e una gravidanza all'orizzonte,
la parabola femminista iniziata da Sybil nella prima stagione sembra iniziare a
declinare, ma inserita nel contesto del suo tempo la scelta della ragazza di
cercare la libertà attraverso un matrimonio anticonvenzionale(
"Yes, my answer is that I'm ready to
travel, and you're my ticket. To get away from this house, away from this
life...") è filologicamente coerente anche se, con la guerra di
Indipendenza irlandese alle porte e la nota passione politica di Branson,
nessuno sa che futuro verrà riservato alla giovane coppia.
Solo amarezza invece
nell'universo di Lady Edith(Laura Carmichael), emotivamente vessata da Fellowes
con una delusione amorosa dietro l'altra( la resurrezione del cugino Patrick,
creduto morto e arrivato dritto dal Titanic a reclamare l'eredità invocando a
suo sostegno un'amnesia e un volto sfigurato, è stata davvero un colpo basso
oltre che un pessimo plot twist): da sempre trascurata dalla famiglia e dalla
sceneggiatura, anche la figlia di mezzo dei Crawley lotta per emergere
dall'ombra dimostrando un inedito e benvenuto spirito d'intraprendenza, che
speriamo le conceda col tempo l’opportunità di raggiungere la felicità a lungo agognata.
Estremamente deludente è invece
l'involuzione del Conte di Grantham Robert Crawley(Hugh Bonneville), che
sentendosi inutile per non poter partecipare attivamente al conflitto
attraversa una fastidiosa crisi di mezza età, destinata a culminare nella
fugace relazione con una nuova giovane cameriera.
Downstairs. Se il Maggiordomo Carson(Jim Carter) continua a
incarnare con costanza il simbolo di un mondo che si rifiuta di evolversi ancor
più dei suoi stessi padroni, anche fra le fila della servitù ogni cosa è adesso
differente: Anna(Joanne Froggatt) realizza il suo sogno di sposare Mr Bates(Brendan
Coyle), ma al prezzo di vederlo incarcerato per l'omicidio della perfida moglie
Vera(Maria Doyle Kennedy), personaggio tacciato a ragione di inciampare nello
stereotipo da soap data la sua spropositata cattiveria.
Mentre il povero cameriere
William(Thomas Howes) muore tristemente per le conseguenze di una ferita di
Guerra nel quinto episodio( decisamente il migliore di questo secondo round),
Thomas sembrava destinato a farsi largo ben oltre il mondo di sotto e a fare il
grande passo verso il riscatto sociale: è ingiusto che Fellowes abbia preferito
abbandonarlo a sé stesso e ridimensionare le sue ambizioni dandogli il posto di
valletto di Lord Grantham quando il suo personaggio, giovane omosessuale nello
stesso mondo che aveva condannato e ucciso
Oscar Wilde appena 15 anni prima,
avrebbe potuto regalarci maggiori soddisfazioni diventando uno dei caratteri
più affascinanti della Serie: una certa insoddisfazione si lega anche al
bellissimo personaggio di Mr Lang(Cal Macaninch), temporaneo valletto di Lord
Grantham tormentato da terrificanti ricordi bellici, archiviato troppo in
fretta in favore della più stereotipata cameriera Ethel( Amy Nuttall), ragazza
madre in difficoltà ma decisa ad ogni costo a tenere con sé il proprio bambino.
Nonostante le brusche scivolate
poco inclini a un raffinato period drama( la guarigione miracolosa di Matthew,
la moglie cattivissima di Bates e soprattutto la resurrezione, gestita davvero
con poco tatto, del defunto cugino Patrick), Downton Abbey continua a essere
uno show dalle potenzialità straordinarie, coro polifonico capace di riunire insieme
voci diversissime fra loro in modo unico e irripetibile: stavolta l'armonia è
stata messa alla prova da alcune stonature, ma la melodia finale rimane
talmente potente che non possiamo fare a meno di perdonarle.
Leggi su
cinefilos serie tv:
Downton Abbey stagione 2 – recensione