ROMA – E dire che fino a tre anni fa su questa serie televisiva non ci voleva scommettere nessuno. Lo ha fatto rete 4 e, col senno di poi, la scelta è stata quella giusta. Andrà in onda domani la prima puntata della terza serie televisiva “Downton Abbey” e ci si aspetta un vero e proprio successo, come è già accaduto per le prime due stagioni. Si tratta di una serie televisiva anglo-americana coprodotta da Carnivals Films E Masterpiece ma, oltre ai produttori, di americano ha ben poco. “Rappresenta la quinta essenza dell’essere britannico” ha precisato Vic Annels, console che ha presieduto alla presentazione della serie avvenuta all’interno del consolato generale britannico di Milano. E come dargli torto?
Scrive Claudia Casiraghi su Libero Quotidiano:
“Un successo al quale è impossibile dare una spiegazione univoca. Giuseppe Feyles, direttore della rete, parla di fascino dell’aristocrazia, perché quello che si vede in Downton Abbey è un mondo sì distante e lontano, ma desiderabile, «un mondo che mette in mostra valori che travalicano i confini delle upper classes, svelando una cura della società in netto contrasto con l’incuria che caratterizza il nostro tempo». E se il «Guardian», nel tentare di definirla, non aveva trovato parole migliori di «un piacere della domenica sera», è il critico Tatti Sanguineti che parla di Downton Abbey come di «una serie senza analoghi », la cui ambientazione storica rassicura lo spettatore che in un certo qual modo sa già cosa aspettarsi”
Ma cosa accadrà in questa nuova stagione tanto attesa?
“Certo, i colpi di scena non mancano, tanto che, dopo la morte di Lavinia Swire, (Zoe Boyle) in questa stagione farà la sua comparsa un nuovo personaggio: Martha Levinson (il premio Oscar Shirley MacLaine), madre di Cora (Elizabeth McGovern) arrivata dall’America per il matrimonio della nipote Mary (Michelle Dockery). Eppure, anche quest’anno, tutti gli occhi sono puntati su di lei, Maggie Smith, brillante nei panni della contessa Violet. Archetipo della nobildonna inglese cinica e snob («Un aristocratico senza servitù sarebbe utile alla società quanto un martello di porcellana »), la Smith è sicuramente uno dei motivi del successo che Downton Abbey ha riscosso a livello planetario, finendo per essere trasmessa in cento diversi Paesi (sono 120 i milioni di telespettatori che, da ogni angolo del mondo, seguono la serie). Due volte premio Oscar, nel 1970 per La strana voglia di Jean e nel 1979 per California Suite, Maggie Smith è solo uno dei tanti volti cinematografici, passati nell’ultimo periodo dal grande al piccolo schermo. Registi, produttori, attori e sceneggiatori capaci di rendere talmente accattivanti le produzioni televisive da costringere il pubblico a tenere il conto dei giorni che lo separano dalla nuova puntata. «Cosa succederà adesso?» è la domanda che riecheggia nella testa di ognuno non appena compaiono in sovraimpressione i titoli di coda. «Cosa succederà?» è la domanda che non vuole risposte, perché dopotutto l’attesa è parte del gioco”