Downton Abbey – Season 4

Creato il 15 novembre 2013 da Nadia Strawberrie @river_inthesky

Carissimi lettori (immaginari),

anche per quest’anno si è quasi conclusa la nostra avventura a Downton Abbey. Ci rimane soltanto il consueto Christmas Special e poi saremo costretti ad attendere quasi un intero anno per riprendere in mano il nostro tea set in porcellana finissima preferito.

Vi confido che per me non è affatto semplice parlare di Downton, soprattutto dopo una stagione “particolare” come lo è stata questa, foriera di polemiche e discussioni costanti. La quarta stagione riparte con un salto temporale lungo ben 6 mesi, mostrandoci una Downton che tenta di normalizzarsi dopo la tragedia della morte improvvisa di Matthew Crawley.

Il tentativo è arduo e la difficoltà nel ritornare allo status quo s’incarna perfettamente, in questa prima parte della stagione, nella figura di Lady Mary, immobile e solitaria nel suo lutto, persino incapace di volgere lo sguardo verso il figlio neonato. Che Michelle Dockery sia ormai a tutti gli effetti la punta di diamante di Downton è innegabile: fragile, delicata e algida come non mai nel primo episodio ci regala una performance a dir poco perfetta, facendoci sciogliere nella prima, vera conversazione a cuore aperto con Mr. Carson. Mary è sempre stata il fulcro della narrazione di Downton Abbey e ancora una volta è nell’evoluzione del suo personaggio che la serie trova la sua forza.

Scossa dal proprio torpore dalla (convenientissima) lettera/testamento che la investe del ruolo di proprietaria di metà della tenuta, Lady Mary ritrova finalmente un equilibrio. Il superamento della tragedia le consente di scrollandosi di dosso la patina ingombrante dell’alterigia e, soprattutto, di riscoprirsi attraverso l’esperienza della gestione della tenuta, sia in materia economica e pratica (con l’assistenza di Tom), che in qualità di cardine della famiglia, efficientissima sostituta di una Cora evanescente e di un francamente inutile Lord Coso Robert. Trovo piuttosto un peccato il fatto che si sia scelto nuovamente di accostarla a dei possibili love interests. Questa fretta di “accoppiarla” mi sembra davvero eccessiva e fuoriluogo (se c’è un personaggio in grado di reggersi da solo è proprio lei) ma se l’evoluzione del personaggio Mary si arresterà con l’arrivo di una nuova love story potrà dirlo solo il tempo (o Julian Fellowes).

Non ugualmente apprezzate dalla sottoscritta sono state, invece, le altre storyline, sia downstairs che upstairs.

Upstairs ci risultano un Lord Coso Robert e Cora non pervenuti e un Tom Branson altalenante, coinvolto prima nella faccenda nonsense con Edna (sulla quale non mi va nemmeno di sprecare fiato) e poi con il nuovo potenziale love interest ad ostacolare (?) la promettente ipotesi di una carriera politica per l’ex chauffeur.

Lady Edith continua tutto sommato ad essere interessante. Ho versato fiumi di lacrime per la poveretta, che si riconferma anche quest’anno vincitrice del premio di più sfigata di Downton, ma lo spazio a lei dedicato è sempre risicatissimo.

Per quanto concerne il Piano di Sotto, avevo inizialmente difeso a spada tratta la scelta di inserire la scena “scandalosa” dello stupro ai danni di Anna. Devo tuttavia ammettere che a posteriori mi trovo costretta, ahimè, a rivedere in parte la mia posizione. Trovo semplicemente inaccettabile che piuttosto che approfondire il tema delicatissimo della violenza perpetrata, Fellowes scelga di utilizzare l’accaduto come semplice plot device per reintrodurre gli exploit del già orrido psycho-Bates. Punto.

Stendiamo un velo pietoso sull’uscita di scena di O’Brien e sull’inesistenza di Thomas Barrow dallo screentime stagionale.

Inconsistenti e vacui anche i continui andirivieni del quadrangolo amoroso del piano di sotto (Daisy, Alfred, Ivy e Jimmy) e la storyline che vede protagonista la giovane Rose e il cantante jazz e spacciatore di eyeliner Jack Ross. Vicende di una banalità tristissima e interprete più scarsa dell’intero cast principale (Lily James parlo con te).

Un accenno a parte meritano infine Lady Violet e Mrs Crawley, regine incontrastate del mio cuore. La Dowager Countess è, as usual, una miniera di sassiness e saggezza sopraffina e la adoriamo come sempre, ma in questa stagione è Mrs Crawley a dominare la scena, strappandoci il cuore ad ogni episodio. L’unico difetto attribuibile ai due personaggi è il quasi totale distaccamento dalle vicende del resto della famiglia; come diceva qualcuno “tanto vale che ne facciano uno spinoff”, noi staremmo in ogni caso attaccati allo schermo a guardarle giocare a Yatzee.

In conclusione: una stagione altalenante, forse priva di idee brillanti e della fluidità che aveva caratterizzato la serie agli esordi. Stile, capacità attoriali, messinscena e costumi rimangono agli altissimi livelli di sempre (anzi, migliorano pure) ma la costruzione del plot generale appare confusa e non sostenuta da chiare scelte narrative. Probabilmente sul mio giudizio finale avrà anche influito la perfezione di The Good Wife, che quest’anno ha surclassato gli aristocratici inglesi. In ogni caso, a malincuore, per Downton Abbey Season 4 si tratta a malapena di un misero OK. 

 

Post Scriptum

Che la morte di Matthew avrebbe rappresentato una sorta di spartiacque ideale per lo spettatore lo avevamo già intuito un anno fa, quando a seguito della tragedia natalizia si era scatenata una tempesta di critiche serratissime. A far sentire il suo urlo disperato, in quell’occasione, fu soprattutto il grande pubblico, seguito a ruota, come da copione, dalla miriade di solite fangirl innamorate di Dan Stevens.

Ad oggi, ci risulta che Mr. Stevens sia accusato di essere più arrogante che abbia mai messo piede in uno studio televisivo e vittima delle battute più cinicamente crudeli in circolazione (dopo quelle su Bat-Affleck).

Fonti: immagini da itv.com e dalla pagina fb ufficiale di DA


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