Tanti i temi toccati dal futuro numero uno della Bce, spazio ai giovani, questo il primo punto e riforme strutturali che consentano all’Italia di uscire dalla stagnazione.
Maggiore concorrenza che implica la possibilità per i giovani di affacciarsi al mondo imprenditoriale in cui molte volte dietro ad un regime concorrenziale di facciata si annida un’oligarchia o peggio ancora dei monopoli.
Fin qui nulla di nuovo, sono discorsi di buon senso ampiamente condivisibili e apprezzabili, ma il Governatore va oltre e indica una serie di misure per dare concretezza allo slogan spazio ai giovani.
Redistribuzione della ricchezza con una dotazione di capitale da dare ai giovani per autoresponsabilizzarsi e favori la creatività imprenditoriale, ridurre i costi per l’apertura delle nuove aziende e per i lavoratori licenziati approntare degli strumenti che consentano la riallocazione lavorativa.
Tante proposte e tutte molto interessanti, a fronte di una grave crisi economica e preso atto che lo Stato è incapace di far fronte ai bisogni economici dei cittadini, preso atto in più di 50 anni di storia della Repubblica che lo Stato è sostanzialmente incapace di gestire aziende pubbliche, Draghi vede nell’imprenditoria giovanile una chiave di volta, i giovani, perso il concetto del lavoro fisso, devono rimboccarsi le maniche e crearsi il lavoro, allo Stato il compito di dare una mano, ma il grosso è nelle mani delle persone.
Ne esce una visione liberale liberista anche se lo Stato deve intervenire a supporto, che è condivisibile in un periodo in cui le idee latitano e un plauso va sempre fatto a chi non si limita agli slogan, ma a porre delle soluzioni pratiche.
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