Deus ex machina è una frase latina a sua volta mutuata dal greco "?p? µ??α??? ?e??" ("apò mechan?s theós").
Storia
La frase trae origine dal teatro greco: in tale ambito, quando era necessario far intervenire un dio (o più dèi) sulla scena, l'attore che interpretava il dio si posizionava su una rudimentale gru in legno, mossa da un sistema di funi e argani, chiamata appunto mechanè. In questo modo, l'attore veniva fatto scendere dall'alto, simulando dunque l'intervento di un dio che scende dal cielo; difatti, l'espressione deus ex machina significa proprio "dio (che viene) da una macchina".
L'intervento ex machina degli dèi veniva spesso usato, soprattutto dal tragediografo Euripide, per risolvere una situazione intricata e apparentemente senza possibile via di uscita. Il significato di questa espressione si è poi ampliato nel tempo, andando ad indicare qualsiasi soluzione di una storia che non presti il dovuto riguardo alla logica interna della storia stessa e appaia alquanto improbabile, usata solo per permettere all'autore di far finire la storia nel modo voluto.
Perciò è del tutto errato come questa espressione venga utilizzata sempre più spesso per intendere che dietro un determinato fatto c'è in realtà una persona non meglio identificata (ad es.il deus ex machina sarebbe il reale ispiratore di una legge e quindi non chi la scrive, ma chi realmente ne è il fautore e che ha interesse che non gli si attribuisca la paternità; sarebbe meglio la definizione ad esempio di "burattinaio").
Significato nell'uso corrente
L'uso di una sorta di deus ex machina è stato poi recuperato in tempi moderni, ad esempio nella narrativa poliziesca. Nell'uso corrente, l'espressione indica la comparsa improvvisa e inaspettata di un qualcuno, o di un qualcosa, che irrompe sulla scena permettendo così di risolvere questioni intricate e complesse inerenti allo svolgimento della trama.
(pagina da wikipedia Italia)