Dreams are my reality: #Masterpiece

Creato il 17 novembre 2013 da Diletti Riletti @DilettieRiletti

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Insomma, ci siamo.

Con l'inizio di Masterpiece, stasera, l'irreale mondo del reality entrerà in contatto con il mondo -o quanto esteso!- di coloro che si dedicano alla scrittura, che sia per professione o per passione.

Mentre in questi giorni su web e carta stampata si alzano polemiche di ogni tipo, per ora io mi mantengo " tra color che son sospesi"; mi spiego meglio: non mi garbano i reality, questo in linea generale. L'atmosfera snaturata, le finte confessioni, il sentimentalismo da retrobottega, i lacrimoni e gli sgomitamenti mi fanno quasi inevitabilmente auspicare l'abbattersi di un imprevisto tsunami di proporzioni bibliche sugli studi televisivi.

Tuttavia, poiché la musica mi piace, non disdegno una puntatina settimanale su XFactor, sperando che il mio anatema non si realizzi prima che i giudici pronuncino il verdetto fatidico.

A parte i miei personali gusti, questo reality in particolare ha suscitato un vespaio perché non di aspiranti pop-star si tratta, ma di aspiranti scrittori, e cioè di candidati alla produzione di cultura su carta stampata. E la Cultura, signori, non si tocca. Occhio, questo è solo la prima sponda, un modo di vedere le cose, se vogliamo. Riprendiamo da questo punto: la Cultura ( conlaCmaiuscola, voglio sottolineare), quella delle polverose biblioteche e degli Intellettuali, non si deve, non si può toccare, lordare, infettare con il virus del marketing, con lo show e i reality.

Si lascia andare in malora Pompei, ma attentare alla Cultura per via televisiva, no, è troppo. Si celebra la Letteratura (notate quante maiuscole siano necessarie), ma non si vendono libri, e quelli che si vendono tanto sono Sfumature all'etto o Voli poco pindarici al chilo. Come sempre viviamo nel Paese della Contraddizione Assoluta, dove con la cultura non si mangia, ma per favore non avvicinatevi all'eburnea torre degli intellettuali a chiedere anche voi un tozzo di pane.

Ma lasciamo il lato delle maestose maiuscole e passiamo all'altra sponda, quella fatta di talent show, coach, on air e elevator pitch (cito testualmente dalla pagina del programma), quella svelta e produttiva e molto inglisc, che guarda al futuro dell'editoria. In questo territorio fatto di studi televisivi più che di studi leggiadri e sudate carte, il libro diventa un prodotto come altri, come un deodorante -effettivamente per i sudori leopardiani potrebbe essere utile- o un pacco di fette biscottate. Bisogna venderlo, questo benedetto prodotto, e capisco che una casa editrice non sia un'opera benefica; e capisco che la letteratura detta d'evasione sia molto più appetibile per il grande pubblico, che compra (anche se non legge poi tanto); e capisco persino che Fabio Volo faccia vendere infinitamente più copie dello Zibaldone o degli Appunti di diritto bellico del Verri. Capisco tutto.

Ma è anche vero che un editore ha il compito -se non quello idealistico di ergersi a difensore della cultura- almeno quello di effettuare una scelta critica non delegabile ad una giuria di scrittori più o meno noti e secondo le regole di uno spettacolo televisivo. Insomma, " qualcosa di più di un rapporto contrattuale e di un fatto industriale" come sottolineava Valentino Bompiani (il fondatore di quella stessa casa editrice che pubblicherà il fortunato vincitore del reality). E nonostante l'attività di una casa editrice sia comunque di carattere essenzialmente economico, essa non dovrebbe prescindere mai da un rispetto e da un'attenzione verso il valore veicolare di cultura che esiste o dovrebbe esistere in ogni libro che pubblica.

Il libro, sia esso romanzo saggio o poesia, deve coinvolgere al massimo l'intelligenza e la sensibilità del lettore[...] Al pari di un quadro, scultura o monumento quel testo ti arricchisce non solo nell'immediato ma ti muta nell'essenza.

Opinione di Giulio Einaudi.

Tuttavia il discorso è lungo e complesso: merita sicuramente più di una riflessione. Per cui mi fermo qui, sospesa, rimandando il seguito al dopo-trasmissione.

E nell'attesa, ricordo nostalgica quando Masterpiece era il singolo di Gazebo più ballato in discoteca. Come " Gazebo chi?"


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