2010
Si narra che Isaac Newton, fra i tanti suoi bizzarri esperimenti, una volta provò a fissare il sole per capire che effetto potesse avere sulla vista. Non divenne cieco ma dovette ugualmente rimanere a riposo per una settimana in una stanza buia prima di rimettersi.È proprio questa storiella, quasi leggendaria, che mi torna in mente ascoltando il secondo album dei Drink To Me. Penso a cosa possa aver visto veramente Newton in quell'occasione: me lo immagino steso sul letto con gli occhi chiusi ma con ancora un globo di un bianco mostruoso fisso nel suo sguardo, nel suo cervello.A questa stessa sensazione di luminosità immensa e ineludibile probabilmente pensavano questi ragazzi piemontesi mentre immaginavano questi pezzi di musica densa, martellante, ronzante, frusciante, sintetica eppur melodica, aperta, ariosa, colorata, che riesce a riunire tutte le ultime tendenze di neo-psichedelia, chillwave, kraut-rock, math-rock e post-post-post-punk in un beverone al napalm ad alta digeribilità. Raccomandati se vi piacciono Liars, Oneida, Battles, Animal Collective ma anche se non avete la più pallida idea di chi siano e semplicemente adorate sentirvi disorientati, sdraiati sul pavimento, in preda a spasmi lisergici.
Finalmente un disco italiano dal sapore internazionale, limpido e fresco come una Gatorade al lampone (quella blu) svuotata in testa.
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Questa si chiama "David's Hole" e ci sto in fissa totale