La copertina di 'Driope, ovvero il patto tra l'uomo e la natura
Per valutare adeguatamente l'importanza del lavoro di Gabriele Peroni è necessario collocare la sua ricerca, appassionata quanto fondamentale, nel contesto storico e culturale in cui essa vede la luce.
Il sapere scientifico di matrice occidentale, dopo aver attraversato l'era dell'ottimismo e dell'aspirazione all'onnipotenza, è oggi costretto a prendere atto dei suoi limiti, sempre più palesi sono le difficoltà della scienza a farsi concretamente, come il pensiero positivista avrebbe voluto, forza propulsiva per le “magnifiche sorti e progressive” di un'umanità ancora e sempre confrontata con vecchi e nuovi nodi, dalle disuguaglianze alle emergenze sanitarie, all'insostenibilità dello sviluppo.
Intanto, negli ambienti più disparati, dalla medicina alla fisica quantistica, ricercatori e scienziati – o meglio, quanti fra essi riescono a smettere i paraocchi del dogmatismo lasciandosi ispirare dalla curiosità – si sorprendono a rivalutare conoscenze e saperi a lungo considerati poco più che il retaggio di epoche oscure e incolte superstizioni; spesso, constatando come vecchi e nuovi saperi convergano, e facendo balenare in una prospettiva forse non lontanissima quel matrimonio fra visione scientifica e umanesimo che almeno dal Rinascimento in avanti è meta inarrivabile e araba fenice per le menti più illuminate.
Nell'imponente volume che ci regala oggi a compendio di decenni di esperienza, Gabriele Peroni si conferma non solo scienziato competente e rigoroso, ma anche autorevole custode e divulgatore di un sapere millenario di cui la scienza riconosce finalmente la rilevanza. E proprio nel compendio della farmacologia con la tradizione, della conoscenza scientifica con la sapienza antica, sta la forza e il merito principale della sua opera.
La ricchezza e la meticolosità della “narrazione” che si sgrana pagina dopo pagina, fonte non solo di informazione ma anche di sorpresa continua per il profano come per l'addetto ai lavori, sgombra il campo da pregiudizi e luoghi comuni, permettendo alla saggezza fitoterapia di riprendere perentoriamente il posto che le spetta fra le scienze dell'uomo.
La sua è un'opera di divulgazione di valore inestimabile, fra i cui meriti va riconosciuta la perentorietà del tacito avvertimento e monito ai contemporanei affinché si presti la debita attenzione non solo a quel patrimonio vegetale cui possiamo affidare con fiducia rinnovata la chiave della nostra salute, ma anche e non da ultimo alle istanze ecologiche, determinanti per evitare la rapina sconsiderata dl preziosissimo tesoro biologico che la natura ci offre generosamente grazie alla biodiversità, fonte primigenia della straordinaria varietà delle piante medicinali.
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