Drogarsi di caffè fa bene?

Creato il 20 ottobre 2015 da Retrò Online Magazine @retr_online

Mentre si fa un gran parlare dell’apparentemente prossima apertura di Starbucks in Italia, torna alla ribalta nel Paese della scura bevanda di origini sudamericane il ruolo del caffè. Nemico della salute? Tremendo avversario del cuore? Pericoloso ipertensivo?

Macché! Il Caffè non è nulla di tutto questo. Secondo recenti studi (che non mancano mai di dimostrare qualsivoglia tesi) i suoi effetti benefici potrebbero superare di gran lunga quelli negativi, almeno – come sempre – a fronte di un uso responsabile.

Ecco alcune proprietà della chiacchierata bevanda, alleata di tante notti di studio matto e forsennato e complice di risvegli difficili, dal lunedì, per andare a lavorare, alla domenica, per riprendersi dagli eccessi festaioli del sabato sera.

Il caffè è una droga ricavata da una pianta nota come coffea arabica, che dà il nome alle miscele di caffè più pregiate. Molte sono le specie, che nelle migliori torrefazioni si possono trovare e degustare, e a variare è principalmente il contenuto di caffeina di ciascuna varietà (oltre al metodo di tostatura, che però meno influisce sulle sostanze contenute nel liquido). Ma cos’è la caffeina, dal punto di vista medico?

Si tratta di un alcaloide, una vera e propria “droga”, come definita prima, simile alla nicotina: tale alcaloide stimola la funzionalità cerebrale (aumento della veglia e della concentrazione) ed è un cardiotonico (stimola la contrattilità cardiaca). La caffeina favorisce inoltre la trasmissione del segnale nervoso a livello muscolo-scheletrico. Aumentando la velocità di trasmissione del segnale a livello delle sinapsi, migliora quindi la reattività muscolare.

Per questi motivi tale sostanza è utilizzata in moltissimi preparati farmaceutici, specialmente in “antiinfiammatori “ (una tazzina di caffè può far efficacemente passare il mal di testa senza ricorrere a “farmaci” più “potenti”); inoltre ha altri effetti più o meno marcati come :
• l’effetto stimolatorio sulla secrezione gastrica e su quella biliare (ecco perché si ritiene che un caffè a fine pasto faciliti la digestione, cosa per altro non sempre vera perché purtroppo ha anche effetto irritante sulla mucosa gastrica);
• l’effetto lipolitico, cioè favorente il dimagrimento (la caffeina stimola l’utilizzo dei grassi a scopo energetico);
• l’effetto anoressizzante (il caffè assunto in dosi massicce diminuisce l’appetito).

Chiaramente non bisogna esagerare, perché troppi caffè possono ledere la mucosa gastrica, scatenare effetti ipertensivi sgraditi, paradossalmente incrementare il mal di testa che in piccole dosi aiuta a contrastare o i dolori articolari.
Quante tazzine allora? Sarebbe impossibile determinarne un numero esatto che sia “sicuro”: dipende da come è preparato e da che varietà di caffè consideriamo. Come sempre “in medio stat virtus”: 3-4 tazzine di caffè al giorno possono essere tranquillamente tollerate in condizioni normali.

Da dimenticare, insomma, il fantomatico caffè dello studente, tra leggenda metropolitana e rituale iniziatico: si tratta, “cucinato” nella classica moka, di un caffè normalmente preparato filtrando l’acqua che, in ebollizione, genera la bevanda che siamo abituati a bere. E che, in seconda battuta, può essere riutilizzata per essere rifiltrata, nuovamente con polvere di caffè, per generare un caffè “alla seconda”. In questo caso, attenti a quel che fate ed agli esami anti-doping, oltre all’esame che avete preparato tutta la notte…

Di Eugenio Micheli

Tags:caffè

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