- Anno: 2012
- Durata: 105'
- Distribuzione: Ripley’s Home Video
- Genere: Thriller
- Nazionalita: Hong Kong, Cina
- Regia: Johnnie To
Una guerra totale senza esclusione di colpi. Bisogna arrivare fino in fondo, qualunque sia il prezzo da pagare. E in questo balletto di personaggi e situazioni estreme si perde il senso di appartenenza, non si comprende più con chiarezza da che parte stia il bene, il giusto; nello scontro tra poliziotti e trafficanti di droga ciò che davvero emerge è l’alto tasso di violenza, un voler a tutti i costi prevaricare l’altro. Johnnie To gira Drug War in Cina, riuscendo a eludere le maglie della censura, mettendo astutamente in scena vari tipi umani che ben rappresentano antropologicamente un paese che, in nome dello sviluppo indiscriminato (a scapito, dunque, del progresso), ha prodotto una devastante degenerazione del proprio popolo, ridotto a mero esecutore di un disegno che sta producendo un disastro ambientale, politico, etico, finanche estetico.
C’è il trafficante arricchito che s’intrattiene continuamente con l’avvenente compagna in cene sontuose e ottimo vino rosso, ridendo senza motivo, e vantandosi del potere economico acquisito. Ci sono i gregari, taluni talmente strafatti da non riuscire a trovare il punto esatto dove consegnare la merce, altri sordomuti ma pronti a far scorrere fiumi di sangue se necessario. Insomma, un panorama umano desolante che To mette in scena sapientemente, ordendo una critica feroce a un paese che vorrebbe soffocare ogni dissenso.
Dall’altra parte, quella della polizia, troviamo dei soggetti che si sono completamente identificati con il proprio lavoro, al quale dedicano tutto il loro tempo, a scapito di una vita privata che rimane totalmente fuori campo, una disumanizzazione, la loro, che non permette allo spettatore di empatizzare, dato che questa devozione alla missione intrapresa impedisce l’emersione di un qualsiasi tratto emotivo che tracci un confine con il nemico affrontato. To, dunque, non parteggia per alcuna delle due fazioni che in definitiva – si perdoni la banalità – appaiono l’una il rovescio dell’altra.
Detto ciò, è da segnalare la bontà del film anche sotto il profilo dell’azione che tiene incollati allo schermo per tutti i 105 minuti di durata, in cui Ming, il cinico trafficante intorno a cui gira tutta la storia, dopo un apparente tentativo di collaborazione con le forze dell’ordine, torna sui propri passi, attratto irresistibilmente da un legame di sangue che ne costituisce l’essenza. E poi c’è la questione della pervasiva presenza della tecnologia che si dà sotto forma di videocamere, che incessantemente riprendono ogni scampolo di tempo e spazio, di telefoni che non smettono di squillare, di computer che diventano vere e proprie protesi cui non si può rinunciare. Cala su tutti la freddezza di un progresso che azzera i tempi: non si smette mai di lavorare, non c’è neanche il tempo di dormire, c’è un’eccedenza dell’attività umana che diventa incalcolabile dal punto di vista di una possibile quantificazione salariale. Insomma, una nuova forma di schiavitù è sinistramente alle porte.
E, infine, la spinosissima faccenda della pena di morte ancora operativa in Cina. Ebbene, non si vuole, come si dice in un discutibile gergo, fare spoiler, ci limitiamo a constatare la evidente contrarietà del regista a questa forma di sanzione estrema che, anche nel caso del criminale più incallito, si rivela mostruosa, e l’aver mostrato la sua penosa esecuzione la dice lunga. Drug War non ha trovato una distribuzione nel nostro paese, una ragione in più, dunque, per recuperarlo in home video.
Distribuito da Ripley’s Home Video, Drug War è disponibile in dvd in versione doppiata e originale con sottotitoli. Da non perdere.
Luca Biscontini