Nel precedente articolo, in cui mi sono occupata di Disturbi Specifici di Apprendimento, ho raccontato il nostro Laboratorio di Apprendimento dal punto di vista dei ragazzi. Sono loro, infatti, i primi fruitori di uno spazio dedicato allo studio con l'ausilio degli strumenti compensativi Anastasis.
Ma già in quell'occasione emergeva un'altra figura altrettanto importante, direi centrale, nella relazione educativa: la famiglia. Una grande attenzione meritano questi genitori che con coraggio, oserei dire a volte con determinata ostinazione, si interrogano, si domandano come mai il proprio figlio fa fatica a mettere ordine nella propria testa, non riesce a studiare come gli altri coetanei, sembra quasi non ascoltare i consigli che dispensano i genitori e gli adulti di riferimento.
Che fare? Mio figlio sarà un pigro, semplicemente non avrà voglia di studiare... oppure c'è dell'altro che io non riesco a vedere?
E se queste domande -che cominciano a circolare nella testa e nei pensieri di questi genitori- trovano conferma nei colloqui con le insegnanti, o più facilmente in una chiacchierata con altri genitori con simili esperienze, allora comincia la ricerca di risposte.
Così inizia una fase estremamente delicata. L'iter diagnostico, la terapia logopedica e dopo? Quando questo percorso -spesso tortuoso, doloroso per tutta la famiglia- è concluso cosa succede? Inizia un'altra ricerca, quella di un luogo in cui sia i figli che i genitori possano essere accolti.
Ma cosa significa accogliere? L'accoglienza è un percorso, che si co-costruisce con i bambini, i ragazzi e le famiglie: si parte dallo spazio dedicato ai minori per sperimentare un metodo di studio efficace, nella condivisione in piccolo gruppo delle proprie fatiche e delle proprie risorse; si prosegue con il confronto fra famiglie che hanno la stessa esperienza, che scoprono di aver provato, vissuto, sentito le stesse emozioni, paure, slanci.
Quell'anello mancante di cui parlava una mamma, quel ponte per costruire una rete di relazioni fra i genitori, ma anche con la scuola e i terapisti qui -nel Laboratorio di Apprendimento- trova un luogo in cui realizzarsi.
E così, nasce il percorso di gruppo con i genitori. Qui si condividono esperienze, consigli, emozioni. Si ri-scopre quanta forza ciascuno ha dentro di sé e non sapeva di avere. Si sperimenta quanto il gruppo possa essere risorsa non solo per sé e per le altre famiglie, ma anche per gli operatori con cui si collabora gomito a gomito.
Il Laboratorio diventa perciò lo spazio per una nuova relazione, in cui ciascuna figura porta un valore aggiunto. Lo scambio proficuo che si crea con le famiglie, le domande che si aprono durante il percorso di gruppo o semplicemente in un breve scambio alla fine del lavoro con i propri figli, ci portano a migliorare sempre più questo luogo.
Poiché per noi centrale è la relazione, la risposta efficace che insieme (operatori, bambini, ragazzi, genitori, scuola) possiamo dare alle difficoltà che si incontrano. Sempre più, attraverso questa esperienza, diventiamo consapevoli della centralità della relazione educativa, del bisogno di scambio di esperienze che fa di ciascuno di noi un unicum.
È in questi momenti in gruppo che si manifesta la ricchezza della relazione: quando si condivide un cammino, quando si ri-costruisce quali competenze e quali vincoli comporta la relazione con un figlio con difficoltà di apprendimento.
Il ruolo del conduttore diventa perciò chiaro: facilitare la comunicazione fra i membri, evidenziare passaggi importanti, restituire alle famiglie le competenze che hanno espresso, le fatiche di cui hanno avuto il coraggio di parlare, le strategie che possono mettere in campo per affrontare al meglio gli eventi.
Sapendo che sempre possono contare su un luogo fisico, ma anche mentale ed emotivo, in cui sentirsi accolti per ciò che si è e ciò che si vuole portare con sé.
Elena Boldrin