Può darsi che un giorno io incontri una persona identica a me, talmente identica da mandarmi in confusione circa la mia identità, talmente uguale da non sapermi più distinguere da lei, e da non sapere chi sia io e chi sia lei.
Può darsi che quel medesimo giorno, questa persona prenda il mio posto, e venga confusa e scambiata dagli altri con me, e che io venga rinchiusa in una soffitta con qualche ninnolo per far passare il tempo. E che giocando con degli oggettini da niente lasciati da qualcheduno in qualche epoca inconsueta, io apra una porta verso il tempo e ritorni all’indietro. A testa in giù; lungo il tunnel carpale sinistro di questo individuo Tempo; in un altro luogo; in un’altra dimensione.
Può darsi.
Così, quello stesso giorno, potrei ritrovarmi di fronte ad una persona completamente uguale a me, vissuta in un’epoca tanto uguale alla mia ma tanto diversa; e potrei poi per uno scherzo del destino prendere il suo posto, e rinchiuderla con la forza nel pensiero di una soffitta, con qualche bambola e qualche dado e qualche cosetta da usare per far passare il tempo. E prendendo la sua vita potrei accorgermi che è tanto uguale alla mia, a quella che proprio qualche ora prima avevo ceduto e lasciato senza remore a quello sconosciuto…
In fondo io non lo so quante volte sono vissuto, in quanti corpi sono vissuto, in quante vite, sotto quante pelli; e non so nemmeno se ogni volta che ho vissuto ero una vita vera o una forma di racconto tramandata da qualche essere sconosciuto per dilettare un figliolo curioso alla sera, prima di andare a dormire.