Dubbi esistenziali di una viaggiatrice che si pone troppe domande

Creato il 28 gennaio 2015 da Marika L

Passato.

Questa è la parola che da qualche giorno mi rimbomba nella testa e che ha dato vita ai miei piccoli dubbi esistenziali.
Si, passato.
Passato.

Mentre, come al solito, una manciata di sere fa si parlava di viaggi ed io ero lì pronta a suggerire mete, un amico se ne esce con la frase che in questo momento mi sta stuzzicando le dita spingendole sui tasti: “Secondo me il bello dei viaggi è che non hai passato, nessuno ti conosce e puoi essere chi sei”.
Ma dico, voi ci avevate mai pensato?

Passato.

Mi sono concentrata su un’immagine, quella della Marika viaggiatrice che deve fare i conti solo con se stessa (E con Diego, ma ormai siamo sincronizzati) lasciandosi il resto del mondo alle spalle. Volete sapere cosa ho visto?
Ho visto una persona diversa, forse a tratti migliore. Una persona che riflette ciò che realmente è, perchè non deve sottostare a giudizi, critiche, paradigmi sociali stabiliti da qualcun altro. Ho visto una me addirittura più sincera, più libera, più rilassata.
Ho pensato a come, troppo spesso, mettiamo da parte la verità, quella che delinea i nostri contorni e ci scava nelle viscere, tirando fuori dal cilindro della nostra interiorità il bello e il brutto e pure il marcio a volte.

Passato.

Restiamo ancorati a questa comfort zone che non è ne mia, ne vostra e ne di nessun altro perchè perdonatemi ma secondo me un vestito che sta bene a tutti è un vestito senza forme. E io le forme le voglio.
Voglio essere padrona di scegliere quelle che mi stanno meglio e  di scartare quelle che non mi donano o che non fanno al caso mio perchè sono convinta che non ci sia niente di più bello di una cosa autentica e personale.
Allora torno su quella parola.

Passato.

Quando sei dall’altra parte del mondo a meno che tu non abbia la sfiga attaccata al sedere -passatemi la poesia- è quasi impossibile ritrovarti circondato da parenti che ti conoscono da quando sei nato. E questo cosa significa? Che il viaggio ti permette di non avere un passato, di ricostruire te stesso dall’inizio senza obblighi morali o leggi prestabilite.

Puoi mettere in valigia quel vestito che ti vergogni a indossare nella tua città, puoi uscire struccata, puoi fermarti come un eremita sulla cima di una montagna e fermarti a riflettere, puoi scrollarti di dosso la sabbia di un deserto o strombazzare con il clacson nel traffico di una grande metropoli. In viaggio puoi fare esperienza e fare esperienza vuol dire allargare i propri orizzonti e crescere.
Puoi mangiare con le mani, camminare scalzo, urlare, metterti in gioco. Rifletteteci un attimo: quante volte in una giornata qualunque vi siete messi alla prova stravolgendo le vostre abitudini? Io neanche ricordo l’ultima volta. Anzi, se mettessi un solo cucchiaino di zucchero nel caffè invece di due probabilmente finirei col dover combattere un crisi esistenziale.
Mi sembra anche sbagliato dire “puoi”, come se al di fuori di noi stessi ci fosse davvero qualcuno pronto ad impedircelo.
Forse dovremmo cercare di rendere ogni giorno unico e memorabile, tale da essere quotidianamente appuntato sul diario mentale sotto la voce “Cose all’apparenza banali e insignificanti ma che non avevo mai fatto prima”.

Passato.

Si, io sono quella in prima fila che piange. Non sono esattamente una persona coraggiosa.

Puoi stringere la mano a un viaggiatore sconosciuto che di ciò che sei non conosce nulla e con il quale non hai nessun tratto in comune: il colore della pelle, le tradizioni, il cibo, l’abbigliamento, la lingua.
Eppure il bello spesso è proprio questo. La possibilità di ripartire da zero anche solo per un breve periodo e di verificare se ci sentiamo a nostro agio con la personalità che vorremmo adottare anche a casa.
E’ bello provare ad entrare in confidenza con le aspettative che abbiamo su di noi, quelle che fremono per uscire dalla gabbia arrampicandocisi con le unghie e con i denti ma che non sono mai abbastanza forti da riuscire a romperne le sbarre.

Passato.

Questo sfogo mi porta alla conclusione che tutto ruota intorno alla domanda più semplice del mondo: perchè?
Non sono una di quelle persone che vogliono a tutti i costi fare le anticonformiste perchè lo trovo un atteggiamento inutile, però poi penso all’altro lato della medaglia, quello che contrappone la personalità soggettiva al volere della massa.
E capisco che il succo ritorna sempre lì, verso quella parola che sa un po’ di vintage e un po’ di tristezza.

Passato.

Ho scritto un discorso che probabilmente non ha molto senso, ma voglio condividere con voi anche questo flusso di pensieri per sapere la vostra opinione. A volte mi perdo in ragionamenti contorti per tirare uno schiaffetto al mio cervello e ricordarmi di non dare mai nulla per scontato perchè dalla fortuna di poter vivere con il sorriso nasce l’obbligo morale di arricchirsi e migliorarsi.
Secondo me se da un lato il passato -inteso come regole morali e tradizioni- ci arricchisce, dall’altro ci limita e mette dei margini all’espressione di tutti i tratti della nostra personalità. Ed è qui che interviene il viaggio. Chiamatela fuga, valvola di sfogo o come cavolo volete.
Ma la verità è soltanto una: puoi essere esattamente chi vuoi.
Per un giorno, una settimana, un mese.
Puoi essere esattamente chi sei.